Blog di Marco Castellani

Osservare il cielo dal Roque de Los Muchachos

il TNG

Il Telescopio Nazionale Galileo (TNG) dalla punta piu’ alta del Roque de Los Muchachos, La Palma, Isole Canarie. Crediti e Copyright 2013 Sabrina Masiero.

Alzare gli occhi al cielo in alcuni casi può essere un semplice gesto per conoscere le condizioni meteorologiche del giorno dopo: se le stelle brillano in cielo, allora si può avere quasi la certezza che sarà sereno. Pratica molto usata dai nostri nonni, e dai nonni dei nostri nonni e così via, indietro nel tempo, fino ai popoli di oltre cinquemila anni fa. Per altri può essere una forma romantica legata ai sogni: la Luna e le stelle ci accompagnano di notte, e se qualcuno soffre l’insonnia in estate ha la possibilità di contare le stelle, come le pecorelle. Ci avete mai pensato? Potrebbe essere un’interessante alternativa per addormentarsi. Dovrebbero essere tante, però, così ci si stanca, si perde il conto, non si ha voglia di ricominciare e si torna a letto per forza. Purtroppo, il loro numero non è poi così alto, e chi osserva il cielo per passione, per individuare una costellazione o alla scoperta di nuove stelle esplose, comete, asteroidi o semplicemente per seguire un pianeta, questo problema è ben noto. Dell’inqunamento luminoso sembra non si possa farne a meno, e nonostante le leggi e i provvedimenti, il nostro cielo italiano è decisamente troppo illuminato dalla lampade che spengono le stelle. Individuare una costellazione in cielo, con la luce artificiale che continuamente illumina il nostro cielo, potrebbe essere quasi una caccia al tesoro. In Giappone, la situazione è oramai drammatica da parecchi anni e ci sono generazioni di giapponesi che non hanno mai visto la Via Lattea [1].
Ci sono altri che osservano il cielo, seduti su una panchina o mano nella mano: gli in1namorati di ogni tempo e luogo ritrovano nella Luna e nel cielo un momento romantico. Ma alla fin fine, chi non lo ha fatto almeno una volta nella vita? Chiuso nella sua stanza preferita e con gli occhi e il cuore rivolti all’immensità?

Non si può pensare che l’astronomo perda il senso di fascino e di meraviglia nell’ammirare il cielo, solo perché il suo compito è quello di osservare le stelle in senso fisico, analizzandone la luce, raccogliendone quanta più possibile con strumenti di ultima generazione. A tal riguardo mi ritorna in mente la frase di Feymann pubblicata da Marco qualche tempo fa. Un astronomo non è privo del senso del bello e dell’armonia nella natura anche se può dare la sensazione di analizzare gli aspetti naturali con un senso critico, andando nel microcosmo o nel macrocosmo. Noi lo sappiamo molto bene. L’astronomo si alza al mattino volendo già rompere la sveglia per farla tacere, entra nel traffico della città più o meno nella stessa ora del giorno prima, si preoccupa di parcheggiare bene o si arrabbia quando il treno è perennemente in ritardo; ha i suoi amici a cui è legato e gli dispiace terribilmente se anche per una volta sola deve saltare l’appuntamento per una risata e una birra; ha una famiglia e dei piccoli da crescere o mandare a scuola, o all’università. C’è la gioia di condividere un risultato, l’emozione per averlo conseguito, altre volte la tristezza, la delusione, lo sconforto, spesso regna armonia tra colleghi, il desiderio di fare sempre bene o di sperare in una missione, come Gaia, che dopo oltre dieci anni di preparazione, di sforzi collettivi, di emozioni, di intuito e di certezze e di grandi aspettative parte… Quali ansie vivono gli astronomi in un giorno come questo? E’ come veder partire una propria figlia per l’università o per un posto di lavoro lontano da casa, dopo averle spiegato il rispetto verso il prossimo, dopo averla fatta crescere con la massima educazione e con la curiosità di conoscere il mondo. Gaia inizierà il suo lavoro il 19 dicembre prossimo… Come si fa a non dirle: “Fai la brava, Gaia, mi raccomando” … E Marco potrebbe raccontare aneddoti ed emozioni su questa missione.

Quando un astronomo si ferma a guardare il cielo, lo fa col cuore. Potrà avere un’idea chiara dell’oggetto che vuole puntare e dell’obiettivo da raggiungere quella notte, ma quando esce ad ammirare il cielo il suo sguardo si perde ancora tra l’immensità del cielo, i puntini scintillanti e la maestosa fascia della Via Lattea. Si perde fra i sogni fatti da bimbo, i guerrieri che hanno combattuto per millenni e le nuove grandi aspettative, la volontà di conoscerlo ancora un pochino di più, e il desiderio di avere braccia così gandi da poterlo abbracciare. O potrebbe aver voglia semplicemente di arrabbiarsi mostrandogli i pugni perché non si vede nulla e le osservazioni rimangono ferme anche quella notte.  Ah, voi stelline lassù nel cielo che siete così romantiche, perché stasera siete così ostili?

Esco spesso a guardare il cielo perchè la compagnia delle stelle la sento rassicurante. Spesso riesco a rilassarmi e a salutare il buongiorno puntando gli occhi verso la stella polare. Qui a Santa Cruz de La Palma dove mi trovo dalla fine di ottobre, il cielo è sicuramente più ricco di stelle di casa mia. La Valle Padana con la sua ricca distesa di lampioni e di nebbia non offre molte possibilità per veder brillare le stelle. Qui, non posso fare a meno di puntare lo sguardo in alto. Le luci delle strade sono quasi tutte spente e questo permette all’Isola di La Palma di essere uno dei posti più bui al mondo. Vi posso tranquillizzare raccontandovi quando è stato raccontato a me. Se non fossero per alcuni stranieri arrivati recentemente nell’isola, i furti non sarebbero mai avvenuti, neppure gli atti vandalici. Quindi, se le persone sono oneste, sia con i lampioni puntati verso il cielo, come succede in Italia con grande disappunto degli astrofili e astronomi, sia con le luci spente, come si è soliti fare a La Palma, non ci sarebbe alcunn furto.
Sono arrivata a La Palma per un compito alquanto inusuale, ma sicuramente intrigante: aumentare la visibilità del Telescopio Nazionale Galileo (TNG) in Italia, telescopio che si trova nell’Isola di La Palma, al Roque de Los Muchachos, a 2400 metri di quota. Sembra che pochi italiani sappiano dell’esistenza di un telescopio italiano. Le questioni politiche attraggono maggiormente l’attenzione di quelle astronomiche e un telescopio di questo tipo potrebbe esserci sfuggito. Ma è stato inaugurato nel 1996, e di anni ne sono passati da allora.

apertura cupola TNG

L’apertura della cupola del Telescopio Nazionale Galileo. E’ uno dei momenti piu’ emozionanti, perche’ inizia l’esplorazione del cielo. Lo strumento si trova all’interno di un edificio di 24 metri di altezza. Lo spechio primario misura 3,6metri di diametro. Crediti e copyright 2013, Sabrina Masiero.

Il TNG fa parte dell’Osservatorio del Roque de Los Muchachos formato da 15 telescopi di varie nazionalità [2] e che si trovano dislocati sul bordo della Caldera Taburiente, il più grande vulcano inattivo dell’isola di La Palma, una delle sette isole maggiori dell’Arcipelago delle Isole Canarie. Ci si può chiedere come mai un telescopio italiano non si trovi sul suolo italiano. Prima di tutto ci possiamo sognare una stabilità atmosferica come quella delle Isole Canarie. Raramente le nuvole si formano a quote così elevate come i 2400 metri del Roque de Los Muchachos. Di solito la copertura nuvolosa è sempre sotto il telesopio.
Il panorama che si ha quando si osserva l’orizzonte toglie il respiro. Le nuvole formano un tappettino soffice e spumoso e non c’è differenza tra il mare e il cielo, non si ha la percezione di dove finisca l’una e inizi l’altro. Le nuvole ricoprono tutto, nascondono i picchi delle montagne e ti danno la sensazione di essere in un altro mondo. Non si osservano paesaggi di questo tipo in città e la natura diventa un tutt’uno con te. Ti rendi conto di appartenere ad un pianeta estremamente meraviglioso, e la tua immaginazione è poca cosa in confronto all’esistente.

tramonto dal Roque de los muchachos

Con il TNG alle tue spalle, quello che si apre davanti a te e’ una distasa spettacolare di nuvole, di cielo e di mare dai colori che tologno il respiro..Questo e’ il tramonto al Roque de Los Muchachos, con in basso a destra il GraTeCan, il Gran Telescopio Canarias, il piu’ grande telescopio al mondo che raggiunge i 10,4 metri di diametro. In lontananza sotto le nuvole, vi e’ l’oceano, lo stesso dal quale Cristoforo Colombo salpo’ per la sua ricerca di nuove terre. Crediti e Copyright, 2013 Sabrina Masiero.

Il TNG, così come tutti i telescopi, e’ estremamente sensibile agli sbalzi di temperatura, agli agenti atmosferici, quali pioggia, calore del sole, polvere, vento e neve. La neve però non ricopre per mesi la Caldera e si possono contare solo pochi giorni all’anno di veri e propri fiocchi di neve dal cielo.
L’edificio (alto 24 metri), percio’, protegge il telescopio non solo dal vento durante le osservazioni, ma permette anche di controllare la temperatura al suo interno e consente di regolare il flusso di aria tutto attorno al telescopio. Ognuno di questi elementi porta a migliorare la qualita’ delle osservazioni. La temperatura tra l’interno e l’esterno dev’essere la stessa, in modo da non creare vortici di aria nel momento in cui si apre la cupola.

L’Osservatorio del Roque de Los Muchachos è uno dei tre Osservatori astronomici più grandi: nell’emisfero nord troviamo, oltra a questo Osservatorio del Roque, L’Osservatorio del Manua Kea nelle Isole Hawaii a quota 4100-4200 metri; nell’emisfero sud vi è il Deserto Atacama dell’ESO, in Cile, che arriva a 5000 metri di quota.

il tng secondario

Il Telescopio Nazionale Galileo con una inclinazione di 45 gradi. Telescopio altazimuthale con una configurazione ottica Ritchey-Chretien e con un terzo specchio piano con due fuochi Nasmyth (A e B). Crediti e copyright 2013 Sabrina Masiero.

Il nostro Telescopio è una meraviglia di tecnologia. E per me è uno dei regali più belli che la vita mi abbia fatto. Lavorare per la Fundacion Galileo Galilei FGG-TNG è una di quei risultati che non avrei mai immaginato. E Marco sorride, a questo punto. Lo sa benissimo cosa significhi per me, ma lo sanno anche Umberto, Gabriele, Stefano e Caterina, solo per citarne alcuni. Gli amici più cari hanno fatto il tifo per me negli ultimi tre anni, e posso dire che la loro forza è diventata una parte della mia vita.

Quella sera, quando ho visitato per la prima volta il TNG e sono uscita dall’edificio che lo ospita, mi sono sentita piccola. Beh, a dire il vero, molto piccola… Il cielo lo stavo ammirando con lo stupore che si dipinge sul viso di un bambino quando osserva per la prima volta una tela gigantesca, immensa, dove gli occhi e il cuore si perdono. In quel cielo stavo proiettando lo stupore della bambina che ero stata, quando un giorno decisi di prendere lo scalone di mio nonno col quale portava il fieno “in alto!”. «Lassù, vedi?» mi diceva, «Lassù vado solo io, tu non puoi, è pericoloso. Se cadi ti fai male». Tutte le altezze erano così intriganti per me, forse perchè proibite… Con quello scalone avrei voluto salire in alto, molto in alto, per arrivare a toccare le stelle. «Cos’è che vorresti fare?» domandò con fare deciso mio padre, quando lasciata la mia finestra preferita aperta sulle stelle, di corsa andai in cucina. Mamma stava sparecchiando e mi misi a raccontare delle bella illuminazione che avevo avuto per toccare… le stelle! Mio padre mi fissò incredulo. «Sono troppo lontane» mi disse poi sorridendo. Ma non mi convinse per nulla. Era una scusa per non toccare lo scalone di mio nonno. Quello scalone avrebbe potuto arrivare ovunque… Erano solo gli adulti a porre dei limiti alla fantasia. Mio nonno non voleva darmelo perché avrei potuto cadere, mio padre inventava la scusa della loro distanza. Lo scalone era grande a sufficienza. L’indomani capii che mi era impossibile arrivare fin lassù perché era troppo pesante… Da grande le avrei toccate, però. Era solo questione di tempo, di diventare più robusta. Crescere, dovevo solo crescere. Questo era il punto. Più tardi studiai che la massa di un corpo e l’azione di gravità sono parte della nostra vita e più massiccio è un oggetto più difficile è spostarlo. Lo scossi con tutta me stessa quella mattina, tentai di trascinarlo da una parte all’altra, ma non si schiodava da lì. Era come se lo avessero fissato al suolo col cemento. Ci rinunciai a malincuore, convinta che da grande lo avrei spostato. Solo per toccare le stelle, non per farmi male.

Quella notte al Roque de Los Muchachos il cielo mi parlò come non aveva fatto mai. Senza lo scalone del nonno ero arrivata in alto, così in alto che potevo “quasi” toccare le stelle. Idealmente le toccavo, più di così cosa avrei potuto sognare?
Non credo di aver avuto mai una gioia così grande come quando uscii fuori, prendendo a prestito il cavalletto del mio collega Gianni per immortalare la mia “prima volta”.
Mi mancava il respiro e mi dicevo che era solo la bassa pressione. Ma in cuor mio nascondevo tutta l’emozione, le lacrime, le aspettative, dicevo grazie a Qualcuno che mi aveva dato un giorno così e mi concentravo sul cavalletto, ma la mente andava al passato, agli esami, a tutti gli sforzi, alle notti in bianco per preparare quei benedetti esami, la laurea e la difficoltà che l’aveva pervasa, il dottorato e tutto il resto che avevo soffocato per volerlo dimenticare. Ma ero lì al Roque, intenta a sistemare il cavalletto e la macchina, circondata da una meraviglia di cielo e nuvole, di montagne e crateri e non penso che ci fosse persona più felice lassù al Roque, quella notte. Almeno in quel preciso momento… Sentivo però che chi era con me mi manifestava la sua gioia, ed era così meraviglioso condividere quell’emozione fortissima con altri colleghi, con Gianni, con Gloria che mi aveva guidata fin lassu’ e che mi aveva permesso di provare emozioni fortissime, senza di lei non avrei mai potuto fare questo viaggio.. e anche le altre due colleghe, Mariangela ed Elena che osservavano… La loro presenza ha reso quel momento indimenticabile, da sola non sarebbe stato così meraviglioso. Grazie a tutti voi che avete sognato con me quella sera!

Telescopio nazionale galileo

Questa foto del TNG l’ho ottenuta con una Canon Power Shot S95 con un tempo di esposizione di 15 secondi, diaframma 2 (e scegliendo un formato raw). Il cielo e’ illuminato a giorno! Eppure vi assicuro che non vedo neppure la punta delle mie dita! Crediti e copyright 2013 Sabrina Masiero.

Gianni sì che ha esperienza, ma ha soprattutto una passione immensa per il cielo e lo ama fotografare. Semplicemente fotografare. In questo semplicemente è racchiuso tutto il sentimento più bello e nobile che si possa provare per una passione. Non lo sapevo quella notte, ma qualche giorno più tardi Giovanni Tessicini, che tutti chiamano Gianni, vinceva il V Concorso internazionale di Astrofotografia bandito dal Cabildo de La Palma, un premio prestigioso che andava a coronare grandi sogni e una dedizione verso la fotografia davvero immensa, come il suo cielo. Ed ero capitata lì con l’operatore vincitore, che mi aveva sistemato il cavalletto… Solo il meglio potevo avere quella sera!

Con la mia macchina fotografica impostata a regola d’arte uscii. Il freddo della sera mi colpì il viso. Il caldo tepore della sala di controllo svanì quasi in un istante. L’umidità quella sera era intorno al 4%. Abituata a vivere sotto la nebbia autunnale e la forte cappa di umidità della pianura padana sia nelle torridi estati che negli inverni piuttosto rigidi, quel freddo secco neppure lo sentivo più di tanto. L’avrei notato dopo sulle mani, screpolate e negli occhi leggermente arrossati che non avevano più lacrime per piangere. Neppure per la commozione e la felicità! Il cuore però mi faceva sentire tutta la sua immensa emozione, pulsava come non mai … Mi sembrava di non poterlo contollare (in parte era dovuto alla differenza di pressione, a quota 2400 metri l’ossigeno è più ridotto che non al livello del mare). Spiegazione scientifica a parte, il mio cuore non avrebbe non potuto andare contro a tutte le leggi di natura di fronte a una tale immensa, incredibile bellezza. Doveva davvero battere forte!
Davanti a me la struttura metallica del TNG, con la luce della Luna che si rifletteva sulla sua parte argentea illiminandola, facendola apparire come un diamante in piena notte, tra le stelle e la gioia del cuore. Magia, non mi veniva in mente nient’altro. La mente era come paralizzata.
Persone come Marco che conoscono il mio percorso di vita personale e lavorativo possono avere un’idea di questa emozione, al di là dell’emozione che si può provare osservando un cielo mai visto prima, con stelle ovunque… Mi trovavo accanto ad un telescopio che stava lavorando, emettendo un suono che alle mie orecchie sembrava musica cosmica, rompendo il silenzio di quella sera, cercando altri pianeti attorno a stelle lontane. Tutto intorno il buio, da una parte la distesa infinita di nuvole che copriva il vuoto e che si perdeva nell’oceano, in lontananza, e dall’altra la struttura del telescopio, sopra la distesa sconfinata delle stelle che danzava e mi faceva tornare alla realtà. Non era un sogno, era tutto vero… E così tornavo ad alzare gli occhi… La Via Lattea si materializzava eterea, infinita, soffusa e soffice. Avevo la sensazione di poterla toccare… E lo scalone di mio nonno era ancora dove lo aveva lasciato l’ultima volta prima di andarsene via, contro la mia volontà, prima di potergli dire quanto gli volevo bene, nonostante la sua ostinazione a non voler ammettere che sulla Luna Neil Armstrong c’era stato. I nonni rimangono meravigliosi lo stesso, anche se non condividono le nostre stesse idee. Perché hanno amato il nipotino che era in noi, non la persona che siamo diventati.

iniziano i lavori

La notte osservativa era dedicata al programma GAPS -Global Architecture of Planetary Systems con HARPS-N, il cacciatore di pianeti. Qui due monitor che mostrano l’attivita’ di HARPS-N… Crediti e copyright 2013 Sabrina Masiero.

La notte osservativa era dedicata al progetto Global Architecture of Planetary Systems (GAPS), con una lista di stelle da analizzare attorno a cui vi era uno o più candidati pianeti. Alcuni di questi potenziali pianeti erano stati individuati dal Telescopio spaziale Kepler della NASA quando era ancora in attività. Del suo futuro si potrà avere notizie sicure l’anno prossimo quando la NASA analizzerà i progetti e le idee ricevute da vari team internazionali su quale futuro destinare a questo spettacolare strumento che ha ancora qualche anno a disposizione per poter regalarci nuova sorprese.
Dall’aprile 2012 montato al telescopio TNG vi è lo spettrografo High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher – North (HARPS-N), quello che viene definito il cacciatore di pianeti nell’emisfero nord. Il suo gemello, HARPS, è da una decina d’anni in attività presso il Telescopio di 3,6m dell’ESO a La Silla, in Cile. HARPS-N è uno strumento di alta precisione in grado di misurare velocità radiali di circa 1 m/s (ed essendo anche più recente del suo gemello, si può affermare che è un po’ più preciso, senza che i colleghi dell’ESO me ne vogliano). E’ la prima volta che uno strumento di così grande importanza per la ricerca astronomica e di così alta precisione viene montato in un telescopio completamente italiano. Dobbiamo essere fieri di questo risultato!

Al mattino quando aprì la finestra nella Foresteria non avevo dormito granchè. Ma mi sentivo stanca e felice, avevo una sensazione nel cuore che era come se dietro alle mie spalle ci fossero state delle ali. Mi sentivo un po’ Heidi sopra una nuvoletta che osservava il mondo…
Fuori dalla finestra un silenzio oltre ogni dire. Non c’era un soffio di vento. Il paesaggio era immensamente vasto, il sole scaldava come fosse stata una giornata estiva. Sembrava di essere nel vuoto, eppure c’era aria, c’era vita… Ma dov’era? Da lontano, sul bordo della Caldera spuntavano i telescopi, simili a dei funghetti. E davanti a me riconobbi il TNG. Improvvisamente uno stormo d’uccellini simili ai passerotti si fermò proprio davanti alla bassa vegetazione, dei pini nani, che circondava la Foresteria. E uno di quei rami iniziò a muoversi con maggiore insistenza. Gli uccellini se ne andarono via spaventati ed entrò in scena una lepre…. Una lepre che si arrampicava per fare la sua colazione.
Anche per me era arrivato il momento della colazione, ma non prima di aver fissato nel cuore quell’immenso vuoto colmo di bellezza, di armonia e di tutto quello che non avevo mai visto in vita mia.

acrobazie fame lepre

La piccola lepre che affamata si aggirava intorno alla Foresteria. Purtroppo, dato che ce ne sono parecchie, ci sono dei cacciatori… Non posso pensare a una cosa del genere a 2400 metri! Crediti e copyright 2013 Sabrina Masiero

Ringrazio tutti i colleghi che in questi mesi hanno manifestato la loro gioia, il loro supporto e per avermi sempre sostenuta anche nei momenti più difficili. E a tutti voi, grazie di cuore per aver letto questo post!

Dulcis in fundo.
Non posso non ricordare il Direttore del TNG Emilio Molinari che fin dall’inizio ha sostenuto l’importanza di un “trasferimento fisico” di una persona al TNG per vedere, imparare, farsi un’idea concreta di cosa vuol dire lavorare in un posto come questo, fare comunicazione dal TNG verso la comunita’ scientifica, le scuole e il pubblico e che mi ha davvero resa felice. Anche a Gloria Andreuzzi va il mio piu’ sincero ringraziamento e affetto, senza di lei davvero tutto questo non sarebbe mai stato possibile.

Sabrina

[1] E’ curioso come, ancora oggi, si parla di Via Lattea solo per indicare la fascia lattea che osserviamo in cielo solo in ottime condizioni di visibilità. In quella fascia non si ha altro che una maggior concentrazione di stelle, e rappresenta la poiezione in cielo di una parte della Via Lattea, non la via Lattea tout-court. Perchè, ci si chiede, le altre stelle dove sono? Sono o meno parte della nostra Galassia? Anch’esse sono proeizione in cielo delle stelle della nostra Galassia. Le stelle che siamo in grado ad osservare ad occhio nudo in una serena notte senza Luna e lontano da luci artificiali sono circa 5000-6000. Per addormentarsi, questo numero potrebbe bastare, ma se arriviamo ad un centinaio è già tanto.  Tutto quello che osserviamo in cielo fa parte della nostra Galassia, sono tutte stelle della nostra Galassia. Ad essere più precisi, vi è una sola galassia che siamo in grado di osservare ad occhio nudo e che non fa parte della nostra galassia ma è un sistema a parte. Tale galassia è quella di Andromeda nella costellazione di Andromeda e bisogna porsi in regioni dove la luminosità è scarsa, in riva al mare o in alta montagna, per poterla individuare. Nell’emisfero sud si possono individuare due sistemi che non fanno parte della nostra Galassia, la Piccola e la Grande Nube di Magellano, galassie satelliti alla nostra. Quindi, la prossima volta che osservate in cielo, pensate che tutte le stelle sono parte della Via Lattea, anche se ora si continua a chiamare Via Lattea solamente una zona lattea del nostro cielo.

[2] I telescopi che fanno parte dell’Osservatorio del Roque de Los Muchachos sono:
1. Telescopio William Herschel (WHT) del diametro di 4,2 metri;
2. Telescopio Isaac Newton (INT) del diametro di 2,5 metri di diametro;
3. Telescopio Jacobus Kapteyn (JKT) di 1 metro di diametro.
Questi tre telescopi costituiscono il Gruppo dei Telescopi Isaac Newton nati dalla collaborazione di Regno Unito, Paesi Bassi e Irlanda.
4. Telescopio Ottico Nordico (NOT) di 2,5 metri di diametro nato dall’associazione di piu’ paesi nordici;
5. Telescopio Meridiano di Carlsberg (CMT) di 0,18 metri utilizzato per la misura delle posizioni delle stelle, una collaborazione tra Danimarca, Regno Unito e Spagna;
6. Telescopio Mercator di 1,2 metri di diametro del Belgio;
7. Telescopio Liverpool di 2 metri di diametro, il maggior telescopio robotico al mondo di proprieta’ dell’Universita’ John Moores, Regno Unito.
8. Gran Telescopio Canarias (GranTeCan) di 10,4 metri di diametro. Progetto spagnolo con la collaborazione degli Stati Uniti e Messico. E’ il piu’ grande telescopio al mondo.
9. Telescopio Nazionale Galileo (TNG) di 3,58 metri di diametro, italiano.
10. Telescopio Solare Svedese (SST), telescopio per lo studio del Sole di 1 metro di diametro;
11. Telescopio Dutch Open Telescope (DOT) di 0,45 metri di diametro, di proprieta’ di un consorzio internazionale per lo studio del Sole;
12. Telescopio MAGIC, un telescopio per le osservazioni ad alta energia. Di telescopi MAGIC ce ne sono due, MAGIC 1 e MAGIC 2 di 17 metri ciascuno;
13. SuperWASP (Wide Angle Search for Planets) per la ricerca di pianeti extrasolari.
14. Automatic Transit Circle, un telescopio di 0,18 metri utilizzato per misurare la posizione delle stelle;
15. CILBO, di 25mm, e’ una videocamera per tracciare le meteore.

Link utili

Telescopio Nazonale Galileo – Fundacion Galileo Galilei: http://www.tng.iac.es/

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In viaggio per l’Universo, l’astronomia per bambini raccontata da Stefano Sandrelli

2 Comments

  1. mcastel

    Sabrina… credimi, non ho parole adeguate per questo articolo! Penso di poter dire che – tra i più di duemila articoli ormai ospitati su GruppoLocale – questo potrebbe a pieno titolo essere il più significativo. E’ un racconto avvincente che ci fa palpitare della tua stessa eccitazione: in quei magici momenti, usciamo con te all’aperto nella notte fatata e stellata, sentiamo quasi l’aria frizzante sulla nostra pelle… Sentiamo tutto quel che senti, confessato con un delizioso candore (che bella la storia del nonno e della scala!), fino a risvegliarci noi stessi nella Foresteria, vedere gli uccellini. Sono veramente stupito di come hai saputo mescolare i dati tecnici alle tue impressioni e alle tue sensazioni, rendendo così più vivo il dettaglio scientifico e pienamente ragionevole e condivisibile la tua esperienza. Anche sotto il profilo della scrittura, il pezzo fila via liscio e avvincente, nonostante la lunghezza. Anzi, la lunghezza è pienamente giustificata perché entriamo a vivere in qualche modo la tua stessa avventura, ci abbeveriamo al tuo stesso stupore.

    Sono davvero contento di poter ospitare questo pezzo sul mio sito. Brava! 😉

    • Marco, sono io a non aver parole per quanto mi scrivi… In parte sentivo la mia vita e le aspettative, dall’altra la vicinanza delle persone, di tante persone vicine che mi stavano muovendo la penna e il cuore. La descrizione e’ sostanzialmente nata di mattina, alle quattro di mattina, quando improvvisamente ho sentito che dovevo scrivere, scrivere quanto piu’ potevo. Successivamente, ho rivisto il testo, ma l’essenziale era gia’ stato fatto. Ricordo le parole di Luca Parmitano quando sulla ISS disse che ci sarebbe dovuto essere un poeta a bordo, non solo ingegneri, per descrivere la bellezza e le emozioni che si hanno quando si vive e si lavora nello spazio. Penso che siamo tutti un po’ poeti e un po’ ingegneri. E’ la quotidianita’ ci porta ad essere un po’ l’uno e un po’ l’altro, quando si rompe il rubinetto o dobbiamo far funzionare il telefonino di nostra figlia che non va piu’ e non puo’ inviare sms alle amiche… Ma abbiamo anche noi i momenti in cui si innamoriamo e lasciamo parlare il cuore. Voglio dire, penso che tutti possiamo trovare un po’ di poesia e allontanare i pregiudizi e i preconcetti che si hanno su certi aspetti. Ho lasciato parlare il cuore di bambina in alcune parti, per quell’amore immenso che provo per mio nonno e per quanto e’ riuscito a farmi sognare; in altre la persona che sono oggi, con tutte le esperienze belle e brutte. Sono felice di quanto mi scrivi, davvero. Non potrei essere piu’ felice oggi, con tutta la gente splendida che conosco e che mi appoggia, mi aiuta e mi incoraggia,che mi sopporta anche… Ti ringrazio per l’immenso appoggio e la costanza che hai sempre dimostrato, anche nei momenti piu’ difficili e di questo te ne rendo merito. Grazie, Marco! Sabrina

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