E’ senz’altro una di quelle immagini astronomiche destinate a fare rapidamente il giro di siti (ben oltre quello di APOD, da dove l’ho presa), giornali online, riviste. E ne ha tutti i motivi, perché mostra meglio di tante altre la bellissima e quasi commovente varietà di galassie che ospita il nostro universo. Si chiama Hubble Ultra Deep Field 2014, il campo ultra profondo di Hubble 2014. E che sia profondo è fuori di dubbio: le galassie più deboli sono circa dieci miliardi di volte meno luminose delle stelle visibili ad occhio nudo (come dire, scordatevi di ammirare dal vero una cosa simile anche nelle notti più buie, a meno che non vi troviate con un ottimo telescopio in orbita al di fuori dell’atmosfera terrestre, il che credo sia abbastanza improbabile). 

HubbleDeep2014

Image Credit: NASA, ESA, H.Teplitz and M.Rafelski (IPAC/Caltech), A. Koekemoer (STScI), R. Windhorst(ASU), Z. Levay (STScI)

Proprio le galassie più deboli nell’immagine, lo sappiamo (c’è di mezzo il fatto che la luce si propaga con velocità finita), sono le più antiche, e rappresentano qui l’universo come era appena centomila anni dopo il Big Bang, o giù di lì: molto molto giovane, se lo confrontiamo con l’età attuale. A proposito, per l’età dell’universo, in caso di dubbio, basta chiedere a Google, e la risposta – alla luce delle conoscenze attuali – risulta piuttosto accurata.

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Permettetemi una divagazione astroinformatica su questo. Ecco, sembra niente. Ma son cose che, mentre mi aprivo agli studi di astronomia, non erano certo possibili. Nemmeno pensabili. E questo per diversi ordini di motivi. Da una parte, ovviamente, verso la fine degli anni 80 non c’era Google (è stata fondata il 15 settembre del 1997, diciamo l’altro ieri, in pratica).  Poco male, nessuno ne sentiva la mancanza, perché non c’era nemmeno Internet, dopotutto. E quindi Google non sarebbe servito a niente.

Ma non è solo quello.

E’ che anche avendo avuto Google, la risposta non sarebbe certo stata così netta. Perché le idee sull’età dell’universo erano varie e per molti versi contraddittorie: ancora negli anni 90 si spaziava tra meno di dieci (come da considerazioni cosmologiche) a circa il doppio (per quel che sembrava indicare l’evoluzione stellare). Se ci pensiamo, è sbalorditivo che a distanza di pochi anni, tutto sommato, possiamo dare una stima ragionevole dell’età dell’universo con una incertezza assolutamente minore di quella di allora. Se ci pensate, potrete convenire sul fatto che viviamo in un momento straordinario, in tutta la storia dell’uomo. E’ il primo momento in cui possiamo iniziare a dire realisticamente quando è vecchio, quanto è grande l’universo in cui viviamo.

Certo poi nella scienza, come è ovvio, tutto può cambiare. Quello che possiamo dire davvero è che il miglior modello che interpreta la realtà fisica (su cui al momento c’è una confortante convergenza di una gran quantità di addetti ai lavori) ci restituisce la risposta di Google. 

Senza essere retorici, è abbastanza meraviglioso il fatto che noi, così piccoli, siamo riusciti a maturare una conoscenza così precisa dell’universo che ci contiene. E’ vero, tante cose non le sappiamo, dobbiamo rimanere umili. Ma questi sono ugualmente dati esaltanti, che bel fanno da corollario ad una immagine straordinaria. Non trovate?

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