Vedi i tuoi più illustri colleghi scienziati, che magari hanno fatto anche delle scoperte grandiose, nei quali a poco a poco quella fiamma nell’occhio si spegne, e che cosa resta? Cosa resta di quell’infinito per cui a diciannove anni ci si sentiva fatti? E allora mi è venuto da dire a quei ragazzi, di getto: «Voi dovete scappare da quelli che vi dicono così: “Adesso alla vostra età si dice che si vive per l’infinito, ma poi vedrete, a quaranta, cinquanta, sessant’anni, perderete questa illusione”, non dovete seguirli perché invece quel desiderio di totalità è la verità di noi, è quello per cui noi siamo fatti, è quello che ci tiene vivi, sempre, a venticinque, a trenta, a cinquanta, a ottant’anni, perché questa fiamma, questa tensione, questa attesa della totalità è l’attesa che l’infinito intercetti la mia strada ora, nel punto in cui sono ora, di poterne fare esperienza ora»

Davide Prosperi, in “Come si fa a vivere” http://goo.gl/zcbwMn

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