di Stefania Luisa Genovese

«La differenza tra l’occulto scientifico e quello non scientifico, in sostanza, è questa: gli scienziati fanno del loro meglio per illustrare ogni passo delle rispettive scoperte e nessuna di esse è ritenuta valida fino a quando non sia stata confermata da altri studiosi che si servono di altri strumenti e agiscono in luoghi,  tempi e circostanze differenti. La scienza si sforza di essere chiara e manifesta, lasciando quanto meno nell’oscurità e nel mistero. Gli occultisti, al contrario, non cercano di spiegare ma si limitano ad affermare. In realtà, l’ultima cosa che desiderano è dar spiegazioni, perché il loro potere poggia sulla convinzione che essi comprendano quello che gli altri non possono e che le loro facoltà eccedano quelle dei comuni mortali. Nel mistero e nella confusione risiede la loro unica speranza di successo. È  strano, ma è molto più facile credere agli occultisti che agli scienziati; molte persone che mettono in dubbio gli esistenza degli atomi e dubitano con tutto il loro essere che la velocità della luce non possa essere superata accettano senza fiatare la realtà degli UFO e sono pronte a credere che i fantasmi esistano o che la percezione extrasensoriale sia un dato di fatto. Perché avviene questo? Per quale motivo la gente respinge il reale e piega la testa dinanzi alla falsità? Per me la risposta è che la scienza descrive l’universo come in effetti è, stando almeno alle attuali cognizioni: occultisti e ciarlatani, al contrario, lo adeguano ai desideri dell’umanità. Data una opportunità di scelta fra la fredda realtà e una dorata menzogna, per quale opteranno coloro che non sono permeati dalla ragione?» . Isaac Asimov

 

stefy15a.jpgL’opinione di Asimov è ancora obiettivamente molto attuale: in questi ultimi tempi si assiste spesso, veicolati da discutibili format televisivi, al proliferare di molteplici esperti di «occultismo manierato», che padroneggiano varie sfumature dell’ignoto e del inconosciuto (non solo ufologia, ma anche parapsicologia, Governo Ombra, apparizioni ed altro). Costoro, ammantati da titoli autoreferenziali e dotati di valente capacità affabulatoria, sono in grado di modellare e plasmare le proprie esperte dichiarazioni concernenti un dato fenomeno sconosciuto, ma molto accattivante, sulla base delle credenze moderne, delle aspirazioni, e degli attuali bisogni compensatori dell’attonito pubblico. Questa loro apparente, pervicace padronanza della materia che offre, superficialmente, squarci nelle tenebre dell’ignoranza e dell’occulto», non solo conferisce loro l’ambiguo attestato di neo-profeti, ma contribuisce ad alimentare creduloneria e fanatismo negli animi più suggestionabili e irrazionali. In questo caso la persuasione verbale è tale da infondere e costituire la possibilità di possedere veritativamente competenze esperibili, recependo le quali, le persone incorrono ad accettare valutazioni acritiche che comportano distorsione di giudizi prevalentemente legati ai contingenti stati emotivi.

La mia passione per l’argomento UFO, e la vita extraterrestre (scaturita quando da bambina venni attratta dai fenomeni celesti ed astronomici), mi condusse nel 1999 a discutere la prima tesi su questa tematica, nella Facoltà di Filosofia; fu un lavoro accademico molto sofferto, sostenuto dall’epistemologo Giulio Giorello, che mi diede grandi soddisfazioni anche a livello internazionale. Grazie ad esso incontrai molti personaggi: ricercatori scientifici, ufologi, sociologi, antropologi, psicologi, astrofisici, fisici, testimoni, fideisti nell’ipotesi extraterrestre (ETH) e tutti coloro che hanno voluto o dovuto interessarsi a questo fenomeno.

A tutt’oggi sono sempre molto meno interessata agli UFO, e perseguo la mia passione per la fantascienza: ritengo dei capisaldi le serie di Star Trek, ideate dallo sceneggiatore Gene Roddenberry, e sono entusiasta delle sue ultime opere, Voyager e Andromeda; lo stesso dicasi di altre classiche produzioni quali Doctor Who, Battlestar Gattica ed il suo prequel Caprica; Ray Bradbury, Isaac Asimov e Fred Hoyle rimarranno per sempre i miei scrittori preferiti di science-fiction. Immaginifici, ma avvincenti, anche le epiche di Stargate, ed i succedanei telefilms che dalla celebre produzione di Roland Emmerich, ne sono derivati, SG-1, Atlantis e Universe.

In fondo, il successo di queste produzioni e di questi autori immortali è lo specchio delle aspirazioni che gli uomini proiettano all’esterno, sperando più o meno inconsciamente che un giorno si possano incontrare degli  extraterrestri, e si possa soprattutto colonizzare l’Universo…

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Arecibo message” di Arne Nordmann (norro) – Own drawing, 2005. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.

Ad oggi, comunque, rimango relativamente possibilista riguardo l’esistenza degli extraterrestri  e sono una convinta assertrice della necessità della esplorazione spaziale;  posso dirvi di credere alla realtà degli UFO, anche se io stessa, assolutamente non intendo etichettarli e ridurli alla pluriabusata denominazione di dischi volanti, ma piuttosto li considero, da una parte, nella prospettiva di tutti quei fenomeni anomali e non completamente compresi quali fulmini globulari, i plasmodi composti da energia ancora inesperita, la composizione della cosiddetta materia oscura, dall’altra nell’ottica delle innovative ed ancora sconosciute tecnologie aereospaziali che spesso costellano i nostri cieli, per non omettere che molti di queste “manifestazioni” pertengono piuttosto alla nostra neurologia e fisiologia umana nonché alla nostra capacità mitopoietica e animistica direttamente dipendente dal substrato psico-sociale (Carl Gustav Jung avrebbe potuto in tal senso affermare che studiare gli UFO sarebbe stato un po’ come realizzare il sogno alchemico di una coniunctio tra ricerca umanistica e ricerca scientifica data la sua epifenomenologia corposa, antitetica e soprattutto interdisciplinare…).

Certamente gli UFO possiedono quella dose di realismo, ossia di impatto reale e fattivo sulla nostra realtà che ci sprona a considerarne la loro presenza non solo mitica, psicologica e sociale, ma anche fisica, proprio in virtù del fatto che essi, che lo accettiamo o no, interagiscono con noi, se pur con modalità sfuggenti ed apparentemente incomprensibili. Ed è anche vero che se ci adopriamo nel tentativo di scoprirne l’origine e la natura non dobbiamo avere alcuna preclusione o restrizione metodologica: si dovrebbero utilizzare quei «mezzi mentali e fisici» che, all’interno di una determinata situazione, si rivelano più idonei al raggiungimento della comprensione dell’accadimento. Sarebbe molto utile adottare il principio di proliferazione delle teorie e la tesi della controinduzione, secondo cui la conoscenza si sviluppa proprio grazie alla elaborazione di più punti di vista teorici alternativi che possono anche essere incompatibili e che possono portare a capovolgere anche teorie già precedentemente e saldamente acquisite. Lo studio degli UFO necessita, indubbiamente di una corretta forma di elasticità mentale che conduce a considerare con dignità tutte le possibili cause (l’ipotesi ETH in una percentuale veramente esigua), senza precludere degli apporti che provengano da tradizioni non solo scientifiche ma anche da altre forme di sapere apparentemente meno ortodosse e categorizzate.

Sì, gli UFO fanno parte del nostro Kosmos (o del nostro Kaos) e certamente non è facile sbarazzarcene perché essi sono parte integrante di noi, ed in fondo, che siate scettici o credenti nella loro esistenza, essi ci appassionano non poco perché solleticano il discrimen spesso labile tra scienza e fantasia, tra realtà e sogno, tra era infantile ed epoca adulta della umanità. Se il Kosmos era classicamente l’insieme del nostro universo così perfetto ed ordinato e pregno di razionalità, gli UFO vi irrompono in modo deflagrante ed imprevedibile, generando un disequilibrio ed un caos difficilmente arginabili…

Ed in fondo, una realtà senza UFO, senza il mistero dell’inesplorato, dell’imprevedibile, ammettiamolo, sarebbe troppo tediosa e monotona; è la ricerca del momentaneamente inconoscibile, il bisogno di addentrarci nell’inesplorato, di superare l’inquietudine del nostro stato incerto e non più assoluto, che incentiva il genere umano a superare i propri limiti a conquistare nuovi mondi. Il filosofo Richard Avenarius, che aveva sottolineato come nell’uomo fosse costante la tendenza alla deproblematizzazione nell’ambito del conoscere, sosteneva: «Essa si manifesta come bisogno di acquietamento, soddisfazione e liberazione che nasce nell’uomo quando esso si trova di fronte al sopraggiungere di qualche fattore nuovo che renda problematica una maniera consueta di vedere o agire».

Insomma, il bisogno insito nell’uomo di superare il conseguente stato di incertezza spinge alla ricerca di valori, criteri, leggi che caratterizzandosi come noti, veri e sicuri, eliminano l’oscillazione e l’inquietudine che la variazione di un «territorio» sconosciuto ha determinato. Detto in questi termini anche lo studio degli Unidentified Flying Object e dei loro annessi e connessi, parrebbe giustificabile e dotato di qualche utilità… Ma le idee hanno bisogno di tempo per evidenziare i loro vantaggi e di forza per sopravvivere agli attacchi iniziali. Devono quindi comparire nella forma di concezioni del mondo, non di teorie, ed i loro difensori devono lasciar perdere i conflitti prima facie con la logica, l’evidenza ed i principi consolidati. Molti scienziati procedono in questo modo. L’epistemologo Paul Feyerabend aggiunge: «Spesso i padri della scienza, illuminati dal carattere universale, inesorabile ed immutabile delle leggi fondamentali di Natura, ma anche circondati da comete, nuove stelle, strane forme geologiche, malattie sconosciute, meteore, stranezze celesti e metereologiche, non comprendevano che anche l’ascesa della scienza era dipesa da una cecità, da una ostinazione, esattamente dello stesso genere, e che queste varietà di esperienze fossero altrettanto degne di considerazione. I primi pensatori cinesi, invece prendevano più sul serio la varietà dell’esperienza, ed avevano favorito la diversificazione ed erano andati a caccia di anomalie invece di eliminarle, cercando di dare loro una spiegazione. E che dire di scienziati come Tycho Brahe che prendevano sul serio alcune idiosincrasie cosmiche, e di Keplero che nelle anomalie cercava di scoprirvi causazioni diversificate, mentre il grande Newton, sia per ragioni empiriche sia teologiche, vedeva in loro il dito di Dio?».

Il campo delle causazioni ufologiche ma soprattutto quello della ricerca della vita extraterrestre deve essere affrontato reperendo strumenti adeguati. Ma dove reperirli? Probabilmente potrebbe venirci incontro l’equiparazione tra moderna fisica quantistica e psicologia, verso una convergenza tra res cogitans e res extensa, in grado di offrirci una chiave di decriptazione fenomenologica molto utile. Recentemente riguardo la possibilità di ampliare la comprensione dei misteri dell’Universo e delle forze che lo dominano, alcuni ricercatori americani, hanno analizzato le potenzialità della mente umana in grado di riuscire ad unificare in un’unica grande «macchina matematica», teorie come la gravità e la meccanica quantistica; inoltre il loro interesse si è concentrato su quella che viene definita «teoria delle stringhe», che dovrebbe consentire la costruzione di un’unica grande teoria funzionante sia su scala planetaria o macrocosmica sia su scala sub-atomica ossia microcosmica. In tal senso ottenere una visione unificante la gravità e meccanica quantistica, consentirebbe di acquisire nuove conoscenze e nuovi modelli funzionali del nostro Universo.

Dunque potrebbe essere che, riuscendo ad assemblare teorie scientifiche e bio-psichiche, accostandone sincretismi e sinergie che le connettano in un razionale ed equilibrato insieme, si possa reperire qualche elemento in più per la comprensione di taluni aspetti incomprensibili del fenomeno UFO. Riguardo a ciò non si può omettere di ricordare il lavorio intellettuale che ebbero tra loro Wolfang Pauli e Carl Gustav Jung: durante le loro conversazioni si domandarono se fosse possibile equiparare fenomeni di coscienza a fenomeni di fisica corpuscolare, cioè la questione del rapporto tra effettualità e possibilità, che offre uno sguardo sinergico tra microfisica pauliana e metapsicologia junghiana (per questo motivo Jung e Pauli analizzarono il principio di sincronicità basato sull’idea che un certo evento psichico trovi un parallelo in qualche evento esterno, non psichico, pur non sussistendo tra i due alcun legame causale). Lo sforzo costante che emerge dal loro scambio è quello di dilatare il senso ed i confini dell’unità dell’esperienza, estendendola al di là della realtà fisica per inglobare anche il mondo interiore della coscienza, realizzando in questo modo il sogno alchemico dell’unione e della sintesi fra conoscenza scientifica e conoscenza umanistica.

In conclusione, «l’obiettivo di raggiungere una scienza olistica omnicomprensiva, in grado di integrare e complementare in una matrice comune, da una parte, l’immenso contenitore di energia psichica ossia l’inconscio, e dall’altra le sue connessioni con il mondo materiale, consentirebbe nel far sì che leggi fisiche lascino un proprio margine per un altro modo di osservare e considerare le cose (la biologia e la psicologia), in modo che l’anima possa raggiungere tutti i suoi obbiettivi senza violare le cosiddette leggi fisiche», scrisse Pauli.E la ricerca inerente alla meccanica quantistica ci ha consegnato, negli ultimi anni, un grande successo, l’entanglement, dove una azione composta su una particella ha immediatamente effetto sulla particella gemella anche se questa è stata spedita a miliardi di anni luce. Dunque due particelle predisposte (entangled), rimarrebbero soggette ad una correlazione a distanza che agisce in maniera istantanea e questo getterebbe le basi per il teletrasporto quantistico (ed in tal senso alcuni hanno congetturato che gli extraterrestri possano muoversi utilizzando viaggi quantistici, e servendosi di una sorta di macchine temporali, una sorta di «coni di Tipler» la cui presenza sarebbe individuabile dal tipo di radiazioni che emetterebbero).

L’interdisciplinarietà d’altronde è ormai parola antica e fuori moda; si tratta ora di «dialogare», ma nella consapevolezza che i logoi non sempre pretendono la sintesi. Adotterei in questo campo una filosofia fenomenologica, (di matrice husserliana), che, pur ricordando che i generi costitutivi fondamentali delle conoscenze da acquisire, si costruiscono l’uno sull’altro, e che quindi l’esperienza fisica, psichica, corporea costituisca il substrato di un medesimo processo, rileva come l’attenzione per la  «fisicità» naturale non può cogliere quegli strati che conducono all’io come persona e come membro del mondo sociale. Tutto deve essere ricondotto intenzionalmente ad una analisi imprescindibile dai nostri atteggiamenti «personalistici», che sono quelli che si hanno nella vita quotidiana, nei sentimenti, nei dialoghi, nei processi assiologici e simbolici del soggetto percipiente stesso. Rilevando che l’atteggiamento scientifico è immancabilmente un atteggiamento naturalistico puntato verso la realtà obiettiva, occorre togliersi i «paraocchi abituali» per guardare con altro sguardo la complessità del proprio mondo circostante e di oggetti irriducibili al fisico e alle loro variate rappresentazioni, nonché a vissuti e ad atti di conoscenza che si riferiscono a come l’Io operi nei processi conoscitivi.

Dunque ciò che auspico per una corretta interpretazione del soggetto UFO, è proprio la decisionalità di analizzarlo e comprenderlo non più in modo interdisciplinare ma in modo olistico, con un paradigma consunstanziale alle scienze fisiche e a quelle psichiche, e, nello stesso tempo, con un’ attenzione sempre memore e presente all’evoluzione dello scibile e della tecnologia…. E propria all’astronomia ho sempre volto il mio profondo interesse, che non solo mi ha portato ad essere una convinta assertrice del progetto SETI, ma anche di pormi con profondo stupore e pervicace interesse di fronte all’esobiologia e a tutte quelle interessanti ed appassionanti scoperte che ne fanno una scienza così lontana solo apparentemente dalla nostra realtà quotidiana, in quanto contrariamente, essa è profondamente irrelata ed interconnessa a molte sofisticate e comuni tecnologie di cui usufruiamo tutti i giorni…(Dal cellulare, alla domotica, fino alle stesse strumentazioni mediche ed oltre)…

Quanto l’astronomia fosse importante e fondamentale, (oltre alla “mia” ristretta concezione di scienza che esplora e studia i fenomeni cosmici, e che sonda gli spazi interstellari per trovare “ET”), mi è stato esplicitato, raccontato ed esaurientemente espresso da tre studiosi che ammiro e stimo molto…Il primo è il Prof. Giovanni Bignami, che con i suoi libri di divulgazione semplice ed accattivante appassiona molto il pubblico e lo conduce ad osservare una scienza con prospettive più appassionanti della stessa “science fiction”, il secondo è il dott. Umberto Genovese, che in una recente intervista in Radio mi ha realmente “aperto la mente” sul vero significato della ricerca in astronomia ed astrofisica, e per ultima, ma per me, non meno importante, è stata la costruttiva ed arrichente amicizia con la dott.ssa Sabrina Masiero (che i frequentatori attenti di questo sito conoscono bene, NdR). Con lei mi sono confrontata su tematiche filosofiche che rimandavano necessariamente all’astronomia, ed ho riscoperto la passione che mi animava da bimba e che mi spingeva a volgere lo sguardo al cielo e a pormi le domande (un po’ alla Jostein Gaardner) se “lassù potesse esserci qualcun’altro”, nonchè a lasciarmi trasportare dall’incanto di quelle stelle nel cielo, immaginando di potermi quasi metafisicamente trasportare su di esse per carpirne la loro natura ed esserne un tutt’uno…

E così mi sovviene ciò che ha scritto Sabrina riguardo il suo lavoro all’Osservatorio Galileo presso La Roque de Los Muchachos, e come avesse ricordato che da piccola, prendendo lo scalone del nonno, volesse raggiungere le stelle per comprendere come potessero essere fatte….Così discorrendo con lei, di questo comune “entusiasmo” per il cielo, (ed ho usato questo termine con la sua pregnante valenza terminologia greca, che denota quasi “un invasamento divino”), ci siamo interrogate se lo stupore del filosofo e dell’astronomo non fossero poi così dissimili, anche se sono sempre portata a ritenere che la mentalità filosofica è esplicitamente elucubrativa e speculativa, mentre quella astronomica è decisamente più fattuale e di conseguenza più risolutiva nel conseguire risultati!! Anche se, come asserisce J. Francois Lyotard: “Il paradosso della filosofia è quello di essere una parola che si leva quando il mondo e l’uomo sembra non parlare più: la filosofia è una parola che “de-sidera”, una parola che il silenzio degli astri ha privato della parola degli dei…Un’aspirazione alla verità, ad una unità infranta, che non può ridursi ad un discorso coerente ed autosufficiente perchè è una costante riflessione, un pensare che conduce ad un confronto sulla realtà e alle sue incombenti implicazioni e che dunque si interroga ma interpella anche gli altri saperi…”

Sabrina, una volta, mi ha detto che provava ammirazione per me, poichè mi ero tanta impegnata, tramite la mia passione di amante e studiosa della fantasy, e grazie ai miei studi epistemologici-psicologici, a cercare di comprendere cosa fossero gli UFO, molto probabilmente cercando così di “incontrare” in senso lato, finalmente, questi “famigerati” ET… In quel momento, in quel preciso istante, ho compreso una incontrovertibile verità ed ho risposto a Sabrina, che in realtà sarebbero stati ricercatori come lei, a risolvere la “vexata quaestio” dell’esistenza degli ET…

Lei, Sabrina, avrà diritto alla mia stima imperitura assieme a tutti i suoi colleghi INAF ed a tutti gli altri astronomi, agli astrofisci ed a tutti gli studiosi italiani e non, che si adoprano nella ricerca astronomica ed aereospaziale. Da lei, da loro, arriverà la risposta se la Terra è veramente “unica”, un eccezionale e sporadico conglobato di positive e “fatali” convergenze che hanno permesso alla vita di evolversi, oppure in qualche lontana galassia esiste o possano esistere altri mondi permeati di evoluzioni dinamiche, e soprattutto non solamente biologicamente inferiori, ma permeate dalla “scintilla” dell’intelligenza…

Non posso dunque che augurarmi che questa ricerca possa proseguire positivamente, grazie agli apporti di coraggiosi e decisi astronomi come lei…Sono profondamente convinta, che nonostante, le depauperazioni ambientali, i dissidi interni, e le guerre che martirizzano questo nostro pianeta, l’uomo si avvederà un giorno, che il suo futuro, ( la sua “Ultima frontiera” per parafrasare il celeberrimo motto trekkiano) sia proprio lo spazio… E chissà che ciò non comporti anche l’incontro (spero propositivo e positivo) con qualche lontano cugino extraterrestre…

Stefania Genovese, filosofa, si è laureata, prima in Italia, con una tesi di taglio epistemologico e psicologico sull’argomento UFO, ricevendo riconoscimenti internazionali. Autrice e conduttrice radiofonica, è stata caporedattore della rivista astronomica Kosmos; ha scritto numerosi articoli di divulgazione psicologica e scientifica (anche per bambini); relatrice a simposi internazionali, ha pubblicato i saggi “UFO complessità e anomalie di un mito” ed “Extraterrestri. Realismo, possibilismo, scientismo”, entrambi con Edizioni Segno. 

Bibliografia consigliata
  • I. Asimov – Avventure nell’occulto. Mondadori
  • P. Feyerabend – Conquista dell’abbondanza. Raffaello Cortina Editore
  • J. Gaarder – C’è nessuno? Salani
  • J. Francois Lyotard – Perchè la filosofia è necessaria. Raffaello Cortina Editore
  • A. Malinconico, S. Tagliagambe – Jung e Pauli. Un confronto tra materia e psiche. Raffaello Cortina Editore

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