Una delle belle cose di quest’estate in corso, già la conosco: la lettura del libro di Roberto Cotroneo, Il sogno di scrivere. E’ un viaggio appassionante che, tra mille suggestioni letterarie (e non solo) e tanto sano buon senso, si avvia verso un territorio meraviglioso – secondo me – dove il lettore è portato per mano, senza strattoni, a riprendere confidenza con il fatto che scrivere è perfettamente lecito (lo so che lo è ma sentirlo è un’altra cosa) e sopratutto è cosa assolutamente svincolata dal successo mondano e da cose contingenti come essere pubblicati o accadimenti simili.

SognoScrivere

Intendiamoci. Contingenti non perché non siano importanti, ma perché mettere la propria confidenza su quelle è ultimamente illusorio e rischia di essere molto frustrante. Scrivere è una cosa interna a te, diciamo. E’ tutto nella libera decisione di seguire questo impulso, questo desiderio, questa vocazione. Il resto è puramente accessorio. 

Non è facilissimo. Ci sono un bel po’ di pesi da lasciare per strada. Intanto, l’opinione degli altri:

Gli altri saranno il vostro tormento. E sono tutti uguali. Sono quelli del “bello questo libro”, e sono quelli del “non mi convince”. Sono quelli della frasetta detta a mezza bocca: “lo sai che ha scritto un romanzo?”. E sono quelli che cercheranno di demolire ogni aspirazione. Se per voi scrivere è importante, allora potrete restare indifferenti agli altri, potrete andare avanti per la vostra strada senza timori reverenziali di alcun tipo.

Se volete, un altro modo per dirlo, è quello del poeta e filosofo Marco Guzzi:

Questo è il vero successo: capire cosa ti piace fare, per che cosa sei venuto sulla terra, e farlo, traendone vera soddisfazione, a prescindere dall’approvazione degli altri. 

Tutto questo è reale, molto reale, e chi ha mai provato a scrivere, l’ha sicuramente sentito sulla sua pelle. Ma non dobbiamo incolpare gli altri, per questo. Se l’opinione degli altri ci pesa tanto è perché demandiamo ancora all’esterno una decisione che deve invece essere intima, direi anche più intima di qualsiasi altra cosa possiate pensare (sesso incluso, ovviamente). Come molti sanno – per averlo provato – accogliere questa decisione ribalta la prospettiva del mondo, ci fa sentire decisamente meglio.

Esperimento: permettetevi di essere scrittori, se lo volete. Mollate tutta la cantilena velenosa che vi ripetete sempre non sono capace, non potrò mai… Mollatela, ora. Non è uno di quei mantra che vi conviene, in fondo lo sapete. Dite invece io sono uno scrittore. Si vede tutto in modo diverso. Soprattutto si sta meglio. Non è vero?

Sono grato a Roberto soprattutto per una cosa. Perché pur avendo licenziato un testo avvolto di una magica pacatezza e di una accattivante simpatia, non esita ad essere duro verso certi rappresentanti della casta, verso chi si arroga il diritto di decidere chi deve scrivere e chi no, verso chi dice, per esempio (e l’ho sentito con le mie orecchie, purtroppo) che c’è troppa gente che scrive. Una delle cose che fanno più male, peggio di un’arma impropria. Peggio. Perché  genera gente frustrata, e la gente che ha affogato e represso i propri sogni è facile preda del potere, e della violenza. Ci pensassero meglio, questi esponenti del sistema letterario: il sogno di scrivere è per chiunque lo senta nel cuore.  Questa è la cristallina verità. Ne ha pieno diritto, non deve chiedere permesso a nessuno.

Ovvio, nessuno può pretendere a priori attenzione, pubblicazioni, contratti. Ma se pretende, in fondo, non ha ancora capito. Non ha capito che tutto questo – anche non avvenisse mai – è veramente niente, è appena la spuma del mare. Dove il mare, profondo, stabile, possente, è la vita cambiata dalla decisione di seguire il proprio cuore. Lo dico ancora, la propria vocazione. Come tale è prima di tutto una cosa tra me e il cuore, tra me e l’Eterno, cioè Colui che mi ha messo nel cuore questo desiderio. Gli editori, capite, stanno ad un livello un po’ inferiore…

Non sto eludendo il problema: la riuscita interessa a tutti. A me interessa tantissimo, anche troppo. Ma ora che sto per licenziare il nuovo libro di poesie, In pieno volo, che mi sto autopubblicando (una dignitosa possibilità ampiamente trattata nel testo di Roberto, molto attento alla rivoluzione nella scrittura portata dal web), capisco che la mia vittoria più grande – esito di un combattimento che è durato molti mesi, nel quale ho rischiato seriamente di perdere – è stata la decisione di continuare. Di fidarmi del mio cuore.

Dovesse essere una recensione vera, dovrei parlare di tante altre cose, su Il sogno di scrivere. Del fatto piacevole che rifugga dalla tentazioni tecnicistiche di molti manuali, rivendicando in ultima analisi l’irriducibilità del fatto creativo a tecniche più o meno furbette per vendere un prodotto. Del fatto che lo scrivente si lasci guardare a fondo, rivelando – quando funzionale all’esposizione – particolari della sua vita privata (i problemi matrimoniali, le sedute dall’analista) – così che capisci che ti puoi fidare, che la prima mossa l’ha fatta lui, ha permesso di farsi guardare dentro. Perché la scrittura è appunto intima, e se ne vuoi parlare davvero ti devi anche far leggere nel cuore. 

Dovendo essere una recensione, appunto. Ma non lo è. Piuttosto è una forma mia per dire grazie. Scrivendo, appunto.

Concludo con le parole di Roberto.

E’ arrivato il momento di mettervi a scrivere, se lo desiderate. Non è mai abbastanza tardi, non è mai troppo difficile. Dipende solo da voi. 

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