Blog di Marco Castellani

Mese: Giugno 2015

Così lontano…

Due parole ancora sulla missione Rosetta, perché è veramente qualcosa di stupefacente quello che sta avvenendo in questo periodo. Non è possibile, infatti, non emozionarsi almeno un po’ per quello che sta accadendo così lontano da casa. La sonda Rosetta in orbita attorno alla cometa 67P, il lander Philae appoggiato alla cometa stessa, che ha timidamente ripreso i contatti, dopo mesi di completo silenzio…

Negli ultimi giorni, molti di noi hanno seguito con passione lo scambio di tweet tra RosettaPhilae dove la ripresa dei contatti veniva documentata praticamente in tempo reale (tra l’altro, esempio interessante di dialogo simulato tra due strumenti scientifici, per l’occasione simpaticamente personificati). E magari lì per lì abbiamo pensato, sì bravi, ottima cosa… facendoci sfuggire così la vera portata di questo evento scientifico. 

Anzi, di questo evento tout court.

Eh sì, perché la cosa interessante, davvero interessante, è che tutto questo sta avvenendo piuttosto lontano da noi, anzi molto molto lontano. In caso ne avessimo smarrito percezione, ci pensa un tweet di Rosetta, di appena due ora fa, a ricordarcelo:

Tweet che al momento in cui scrivo, risulta già ridiffuso 189 volte e inserito 181 volte tra i preferiti. 

Oggi Rosetta si trova dunque a 288 milioni di chilometri da casa! E da questa distanza non solo è controllata da Terra, ma scambia dati con una piccola sonda abbarbicata ad un pezzo di roccia che vaga nello spazio, sulla quale è fortunosamente atterrata con una procedura alquanto complessa, qualche mese fa.

E insieme stanno facendo cose notevoli, come scoprire l’acqua sulla cometa stessa.

Eh sì. Ben 120 regioni sono state identificate sulla cometa, che sono fino a dieci volte più brillanti della media. Osservate ad alta risoluzione, lasciano come ipotesi più plausibile quella di essere formata da ghiaccio d’acqua. Si stanno facendo esperimenti “in casa” per riprodurre le condizioni sulla cometa, in termini di miscela di acqua e minerali e illuminazione solare, e vedere in che grado le cose tornano.

E tutto questo avviene raccogliendo un esile flusso di dati proveniente da due pezzetti di metallo che si trovano a quasi trecento milioni di chilometri da Terra… So far away from home… 

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Aspetta, non c’è campo…

E’ troppo divertente l’immagine che accompagna uno dei più recenti tweet della missione Rosetta. E’ materia proprio di questi momenti: sappiamo che il contatto tra Rosetta e il robottino Philae c’è stato, ed è una cosa veramente notevole. Tuttavia pare che la comunicazione sia ancora “ballerina”. Si tratta in poche parole di aggiustare la traiettoria di Rosetta in modo da poter stabilire una connessione più affidabile tra lei e Philae.

Il tweet che ospita l’immagine di Rosetta con un’espressione desolata ed un telefono in mano (al momento in cui scrivo, segnato come “preferito” 179 volte e “ridiffuso” 140) , rende l’idea molto più di mille parole. E’ un modo di rendere anche divertente e comprensibile il resoconto di un lavoro di importanza fondamentale: per poter raccogliere i dati raccolti da Philae, è evidentemente necessaria una buona connessione. La pagina dell’ESA (in inglese) alla quale lo stesso tweet rimanda per maggiori informazioni, risulta veramente molto esplicativa e presenta in buon dettaglio tutti i motivi per cui il team sta cercando in ogni modo di massimizzare la possibilità di “dialogo” tra la sonda e il robottino.

Immagine elaborata della cometa 67P presa il giorno 15 di giugno. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0

Immagine della cometa 67P presa il giorno 15 di giugno. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0

Dialogo che non deve essere troppo breve: per poter informare la sonda di tutto quello che Philae ha scoperto, perché possa raccontare – in termini scientifici – cosa vuol dire vivere su una cometa (cosa mai successa prima, nella storia), sarebbe desiderabile una chiamata che possa durare una cinquantina di minuti.

Non è una cosa affatto banale.

Intanto, la sonda gira intorno alla cometa 67P con un periodo poco superiore alle dodici ore, così da presentare appena un paio di possibilità al giorno di entrare in contatto con Philae (quando la posizione è giusta). Per di più, siccome il robottino non è sempre esposto al Sole, spesso non ha energia sufficiente per “raccontarsi” come sarebbe auspicabile. Fatti tutti i dovuti conti, al momento la lunghezza possibile delle “chiamate” tra i due varia da pochi minuti alle tre ore. L’energia di Philae rimane un fattore critico per valutare la possibilità di una comunicazione abbastanza lunga.

Il lander sulla cometa può certo operare anche con intervalli di comunicazione più brevi, ma la situazione è lungi dall’essere ideale, per i dati che possono essere scaricati effettivamente, ed anche per i comandi che possono essere inviati.

Siamo così, appesi alla speranza che ci sia campo, insomma (un po’ come in tante situazioni della nostra vita ordinaria, potremmo dire). La conversazione è del resto di grande importanza, tale da giustificare ogni tentativo. Vediamo come va 😉

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Sogni (e metalli)

“Non smettete di sognare e… rimanete metal!”  Ecco qua, sono ancora i fatti che parlano. I fatti che infrangono i nostri quieti pregiudizi, quelli che ci portiamo appresso da una vita, e non abbiamo proprio alcuna voglia di mettere in discussione. Quelli che, a dispetto di tutte le evidenze, vedono gli scienziati come impassibili, imperturbabili. Freddi e asettici, con passioni moderate, controllate.

Guardate Matt, invece. Insomma, a suo modo, ci sta dicendo una cosa importantissima. Non c’è da rinunciare a sé stessi per fare lo scienziato, non c’è da abbandonare le emozioni. Non c’è da fare nulla di tutto questo, no. Il contrario, piuttosto.

https://youtu.be/aq1IpTAdWiI

Del resto, ci sono i fatti, appunto. Quelli non mentono.

C’è che un agglomerato di metallo è atterrato sulla cometa 67P, in un posto lontanissimo e isolatissimo, freddo sperduto abbandonato da tutti. Un posto lontano, ma lontano davvero. Inospitale, ma inospitale sul serio. Proprio perché qualcuno non ha smesso di sognare (e magari appunto è anche rimasto metal).

C’è che questo robottino dopo circa sette mesi ha ripreso i contatti, ed è una cosa che a dire la verità non speravano in molti.

E sta mandando dati. Ne parleremo, ma qui non ci interessa tanto questo, vogliamo rimanere concentrati sulla parte umana dell’intera faccenda.

Cioè quella parte che ha molto a che vedere con i sogni.

Eh sì. I sogni. Si fa tanto parlare riguardo ai finanziamenti (che sono sempre troppo pochi oppure che dovrebbero essere dirottati verso cose più urgenti, a seconda di chi ne parla), all’organizzazione (perfettibile), alla tecnica sempre più complessa, etc… E sarà banale dirlo, sarà davvero banale, ma se la gente non avesse preso sul serio i propri sogni, ma credete che ora su Marte ci sarebbero tutti questi bei robottini che ci portano giù quelle stupende foto, che sembra proprio di esserci?

Una bella  immagine dal Mars Pathfinder (crediti: NASA)

Una bella immagine dal Mars Pathfinder (crediti: NASA)

Pensate che, tanto per fare un esempio come altri, il satellite Gaia starebbe lì lì iniziando la sua incredibile missione di una immane cartografia stellare? E che, per dirne un’altra, le sonde Voyager, lanciate nei lontanissimi anni settanta, avrebbero continuato a funzionare fino ad ora, quando, lasciato li Sistema Solare, sono oramai lì per tuffarsi impavide nell’Infinito cosmico?

Ecco, appunto. Pensate a tutto questo. Niente di nuovo, per carità. Cose che avrete magari già pensato. Ma fatelo ora. E mentre lo fate, guardate Matt, guardate le sue improponibili camicie, guardate perfino il modo un po’ ingenuo e spavaldo di presentarsi. Guardate insomma le sue mancanze, il suo probabile, comprensibile, desiderio di originalità. Osservate non solo la sua abilità di comunicazione, ma ponete attenzione soprattutto alle sue sbavature.

Contemplate insomma la sua imperfezione, quella unica qualità che ne fa un uomo reale, fuori da ogni stereotipo. Ed insieme, uno scienzato vero.

E perfavore, non smettete di sognare.
Se poi volete anche stare metal, magari non vi seguo, ma se ne può parlare.

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Ben alzato, Philae!

E’ notizia di questi momenti che la serie di tentativi per svegliare la sonda Philae, depositata sulla cometa 67P oltre sei mesi fa, sembra abbiano avuto esito positivo!

Significativo il tweet con cui il simpatico robottino ha annunciato il suo tanto agognato risveglio

Al momento in cui butto giù questa rapida nota, è già stato indicato 6940 volte come “preferito” e già ridiffuso 9928 volte. C’è da essere certi che al momento in cui leggerete questo appunto, questa cifre saranno già molto più alte. L’hashtag #WakeUpPhilae potrebbe diventare ben presto molto popolare, in rete. Insomma, la scienza moderna è social, e lo è nell’accezione migliore e più virtuosa del termine.

Ben alzato, Philae! Che dici di una gustosa colazione, adesso? C’è mica un buon BAR, da quelle parti 😉

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E’ l’ora di Plutone!

Infografica. Pluto Time è una tool della NASA facile da usare e divertente allo stesso tempo. Vuoi conoscere quanta luce c’è su Plutone a mezzogiorno?
Crediti: NASA/JPL

La cosa mi fa pensare. Il 2015 è stato proclamato dall’ONU l’Anno Internazionale della Luce 2015 ( IYL2015). La NASA ha dato vita ad un’iniziativa curiosa e divertente che coinvolge il pubblico, gli studenti, gli appassionati di astronomia e astronautica e che, dal mio punto di vista, si colloca molto bene in questo contesto dell’anno della luce, sfruttando una delle sue missioni spaziali in corso. Una missione spaziale che non è una qualunque missione verso uno dei tanti pianeti già studiati da altre sonde, ma LA missione che batterà un record umano fra circa un mese, come quella più lontana e di più lunga durata (almeno per la NASA) e che permetterà di osservare da vicino un pianeta (nano) del nostro Sistema Solare: la missione New Horizons. Il prossimo 14 luglio la sonda della NASA attraverserà il sistema Plutone-Caronte e quello delle nuove lune (scoperte negli ultimi anni in orbita attorno al pianeta) svelando, per la prima volta, particolari e dettagli della superficie e dei suoi satelliti mai immaginati finora. Si è convinti che non solo sarà una missione estremamente pericolosa (perché in fondo il sistema è estremamente lontano e difficile da analizzare in grande dettaglio), ma anche rischiosa per la presenza di eventuali frammenti rocciosi, che potrebbero danneggiare la strumentazione. Diciamocelo in piena sincerità: almeno un elemento di rischio c’è sempre, in qualsiasi missione si vada a considerare.

Plutone orbita attorno al Sole a miliardi di chilometri di distanza da esso. Si trova oltre l’orbita di Nettuno, al di là dei pianeti rocciosi e gassosi, sul confine tra quello che è definito il Sistema Solare interno e la Fascia di Kuiper, ricca di asteroidi o corpi ghiacciati. A circa 40 volte la distanza Terra-Sole, Plutone si può pensare come ad un mondo dove la luce del Sole è debole, anzi estremamente debole. Per avere un’’idea della quantità di luce su questo pianeta nano, la NASA ha dato avvio ad un divertente esercizio che possiamo fare tutti, in ogni parte del mondo. Il trucco sta nello scattare una fotografia del posto in cui ci troviamo e condividerla col … mondo!

Su Plutone la luce solare arriva estremamente debole rispetto a quella che arriva qui, sulla Terra. Ma non si può dire che Plutone sia un mondo completamente buio. Esiste, in realtà, un momento qui sulla Terra ogni giorno tra il sorgere e il tramonto del Sole, che la luce filtrata dalla nostra atmosfera è davvero simile a quella che arriva laggiù, su Plutone, a mezzogiorno. Questo istante è stato denominato “Pluto Time”. Se andiamo all’aperto in quel momento (bisogna scegliere una giornata serena) il mondo attorno a noi apparirà avere la stessa luminosità di quella che arriva sulla superficie di Plutone quando i raggi solari cascano a perpendicolo.

C’è sempre un Pluto Time in qualche posto sulla Terra. La NASA ha deciso di coinvolgere, com’ è nel suo stile, la popolazione mondiale per renderla partecipe di questo grande evento che avverrà il prossimo 14 luglio quando la sonda New Horizons sfiorerà Plutone entrando nel suo sistema planetario. Per la prima volta nella storia dell’astronautica una sonda umana arriverà ad osservare un mondo estremamente lontano.
Facciamoci una foto, oppure scattiamo una foto di quello che ci sta attorno in quell’istante, anche del nostro gatto o del nostro cane se li abbiamo vicini. Ma catturiamo la luce di quel momento perché è quella che si ha a mezzogiorno su Plutone.

Ammetto che è un’interessante domanda quella che si sono posti i ricercatori della NASA. Chi di voi finora si era fatto un’idea di quanto luce arrivasse su Plutone? Ora con questa iniziativa della NASA, scegliendo opportunamente sulla mappa terrestre (con Google Maps) la nostra posizione, abbiamo la possibilità di conoscere in tempo reale l’istante in cui uscire e scattare questa foto. Ricordiamoci anche di osservare la luce del momento: la luce del Sole sulla Terra che è la stessa su Plutone quando il Sole si trova allo zenit, alto alto.
Una volta scattata la foto, dobbiamo condividerla su un social media con il tag #PlutoTime. La nostra foto, se originale, verrà scelta dalla NASA e … tenendo conto che il 14 luglio sarà festa grande al centro controllo del JPL-NASA a Pasadena per l’arrivo di New Horizons nei dintorni di Plutone, oltre che in numerose altre città americane, la NASA sistemerà le foto più belle in un’immagine mosaico di Plutone e delle sue lune.

E allora, che aspettiamo? Coordinate alla mano, istante calcolato, usciamo fuori stasera e scattiamo la foto!
Buon divertimento!

Fonte NASA – PlutoTime! – http://www.nasa.gov/feature/nasa-lets-you-experience-pluto-time-with-new-custom-tool

Sabrina

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