Blog di Marco Castellani

Mese: Gennaio 2016

Bambini, che emozioni vi suscita il cielo?

Concorso Osserva il Cielo e disegna le tue emozioni. Crediti: INAF-OACT/Giuseppe Cutispoto

Concorso Osserva il Cielo e disegna le tue emozioni. Crediti: INAF-OACT/Giuseppe Cutispoto

Il disegno è certamente l’espressione più autentica e originale della personalità infantile; è un mezzo di comunicazione e, come il linguaggio, è capace di esprimere, oltre al livello di maturazione, anche i problemi, i sentimenti, le emozioni e i conflitti del bambino. Dopo i sei anni, il bambino non copia la realtà ma la rappresenta, riportando quello che per lui ha più importanza e significato [1].

Come lo vivono oggi il Cielo i bimbi in un’epoca dove tutto è diventato interattivo e multimediale? E’ l’epoca dove i cellulari non telefonano più ma hanno mille e uno funzioni differenti; la play station ha preso il posto di Topolino e della Barbie; è il momento in cui è possibile seguire il transito della Stazione Spaziale Internazionale con un’App che ci dà anche il tempo espresso in secondi dell’inizio e della fine, oltre che della durata del passaggio. Questa è l’epoca dove gli studenti possono interagire con gli astronauti, fare loro domande, seguirli a bordo della ISS, dove è possibile realizzare progetti da inviare alle più prestigiose agenzie europee ed americane.

Questa è l’epoca dove tutto sembra dipendere da un click.

Il Cielo no. Il Cielo non si accende con un click, ma col calare del Sole, con i suoi tempi che sono ben noti e calcolati con sofisticati programmi. A dire il vero, il Cielo si è spento con l’accensione delle luci cittadine, con l’epoca dell’elettricità e della lampadina, che ha permesso di illuminare il nostro mondo, ma anche la notte, quel mondo affascinante che sta sopra di noi.

Spesso mi capita di ripetermi: “Non c’è più una notte davvero buia”. Se tornassimo indietro nel tempo prima dell’epoca in cui le lampadine non erano ancora nella mente degli uomini, il legame tra uomo e cielo era davvero unico. Si potrebbe dire che era possibile sentire il Cosmo sopra di sé.

Nonostante tutte le luci accese nelle nostre città, dopo il tramonto del Sole, aspettare il sorgere della Luna, delle stelle e dei pianeti suscita ancora un’emozione immensa, a tutti.

Oggi i bambini hanno la tecnologia a disposizione e perfino dal cellulare, con le numerose App, è possibile seguire il moto delle stelle, dei pianeti, le fasi della Luna, è possibile essere aggiornati sul numero di pianeti extrasolari scoperti e sul momento del transito della ISS. Sono, tuttavia, pochi esempi. Quello che solo vent’anni fa apparteneva alla sfera dell’incredibile, ora è tecnologia e ce l’abbiamo davvero tutti.

Il Concorso “Osserva il Cielo e disegna le tue emozioni” nasce per i bambini delle Scuole Primarie. Promosso dall’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania, quest’anno raggiunge il suo primo decennio di vita: tantissimi sono i bambini che hanno partecipato alle passate edizioni con picchi anche di 683 elaborati nel 2013 e 850 nel 2009.

I disegni degli anni precedenti (2007-2016) sono stati catalogati e sistemati sul sito dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania da Giuseppe Cutispoto sotto la voce “Le Precedenti Edizioni”.

Per partecipare al Concorso che scade il 19 aprile 2016:

Concorso Osserva il Cielo e disegna le tue emozioni – 2016

Il Bando da leggere e compilare

Ringrazio Giuseppe Cutispoto (INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania).

Fonti:

[1] Le tappe di sviluppo del disegno infantile, a cura di Grazia Pezzini

Sabrina

 

 

Loading

Ammassi sonanti, debutto su YouTube!

Il nostro piccolo esperimento sugli ammassi sonanti, di cui abbiamo fornito un resoconto abbastanza di recente, si arricchisce adesso di una parte più direttamente visiva, che accompagna efficacemente il “brano” sonoro. E con l’occasione fa il suo debutto su un apposito canale YouTube, la piattaforma video più diffusa… a livello planetario!

Attraversare un ammasso, ascoltandone "il suono"...

Gentili signore, pregiati signori, prego aprite le vostre orecchie e guardate…. si parte per il viaggio interstellare…

Per rendere più chiaro ed anche più facilmente fruibile l’esperienza sonora del “traversare un ammasso stellare”, della quale appunto vi abbiamo parlato, abbiamo iniziato a realizzare dei filmati (merito di Ivan Ferraro, in verità, come per tutto il resto), in pratica delle piccole animazioni, nelle quali possiamo osservare l’avvicinamento progressivo all’ammasso globulare, e dopo aver attraversato la affollatissima parte centrale, il progressivo allontanamento dalla struttura.

Sono filmati piuttosto brevi, allo stato attuale, però aiutano abbastanza a capire la dinamica di questo esperimento piuttosto peculiare, per il quale – si noti – il suono è costruito in maniera rigorosa e scientifica, risultando legato alle caratteristiche di posizione e magnitudine di un sottoinsieme di stelle rappresentative dell’ammasso in questione (a livello computazionale, il suono viene prodotto considerando i dati delle tremila stelle più luminose).

Così anche l’immagine, lungi dall’essere esclusivamente decorativa, in realtà veicola delle informazioni precise. Il colore e la grandezza delle stelle infatti sono strettamente legate alle caratteristiche fisiche delle stelle medesime – il colore mappa la temperatura effettiva dell’astro (la temperatura equivalente di corpo nero della superficie stellare) e  la magnitudine assoluta è proporzionale alla grandezza con la quale la stella viene rappresentata nell’animazione video.

La cosa spettacolare (e lo posso dire a cuor leggero, tanto non è opera mia), è che la scelta dei parametri con cui generare suono ed immagini, è fatta in maniera tanto accorta da far effettivamente risaltare la differenza tra un ammasso e l’altro. Sebbene non sia facile – per ora – identificare un ammasso da come suona, nondimeno su un campione ristretto di casi (provateci) si impara ben presto a memorizzare la firma sonora del singolo ammasso.

Che poi, a pensarci, è appena un esperimento per esplorare taluni parametri astrofisici (posizione, luminosità delle stelle) mappandoli in un sistema di riferimento  adeguato ai nostri recettori naturali.  L’organismo ha una straordinaria capacità di attraversare dati e rivestirli di significato specifico. Solo bisogna avere in qualche modo la cura di presentarli in ingresso in maniera adeguata, in maniera – diciamo – leggibile. 

E’ anche una faccenda di rinnovata attenzione al corpo, se vogliamo metterla così. Siamo entrati in contatto, in tempi recenti, con il concetto di data mining, intendendo con questo l’estrazione di un sottoinsieme di informazioni “utili” dalla enorme messe di dati tipiche degli esperimenti moderni. Qui ci muoviamo su un binario in un certo modo simile ma con una sua decisa specificità: si tratta qui – potremo dire – di proiettare in maniera accorta i dati su un insieme di autofunzioni che sia comprensibile ai sensori naturali che possediamo.

Ciò che rimane simile, è il paradigma che è sotteso a tutte queste operazioni: quando sono abbondanti i dati (e al giorno d’oggi sono… più che abbondantissimi), ecco che diventa urgente rappresentarli in modo adeguato, perché possano aprirsi ad una ipotesi di senso. Perché, insomma, ci dicano qualcosa.

Sorprendente che una volta che tale processo avviene, il semplice e nudo dato scientifico inizia a parlare alla nostra sensibilità. Si riveste di un significato nuovo, entra in maniera più vibrante e decisa nella nostra esperienza.

In fin dei conti, se volete, è appena un modo diverso di consultare i normalissimi cataloghi stellari. Ma ecco il fatto, che scorrere un catalogo con gli occhi – pur se pieno di informazioni raccolte e presentate con grande precisione – non restituisce alcuna sensazione particolare. Rimane una distanza tra me che guardo e l’oggetto che sto indagando. Con accorgimenti come questo, concettualmente semplici (un po’ più complessi nella effettiva implementazione, a dire il vero) tale distanza sembra potersi drammaticamente ridurre. Certo l’esperienza che si fa è di natura qualitativa, non è possibile negarlo. In un certo senso viene riportata alla condizione analogica, contro la fredda natura digitale del mero dato numerico.

Ed è come un’onda di ritorno. Dopo aver fatto tanto sforzo per adeguarsi al mondo, uscire da sé per adeguarsi a comprendere il reale, si torna a comprendere quanto il reale sia – da una parte – estremamente più complesso e sfuggente e poliedrico e multiforme rispetto alla pretesa cartesiana di conoscibilità per progressivo accumulo di dati e – dall’altra – di quanto la esistenza stessa dell’uomo (in maniera squisitamente quantistica, potremmo dire) influenza e definisce il reale stesso.

Loading

Stelle (ed arte) a colazione

Dopodomani mattina (giovedì) sarò a Colazione da Alessandra, a Radio Giulianova, per chiacchierare un po’ del mestiere dello scienziato, e anche di qualche altra cosetta come l’inclinazione per la poesia e la passione per lo scrivere. Sarà una intervista amichevole e a largo spettro, dove ci fermeremo a parlare in tono amichevole e colloquiale anche di cose  un po’ impegnative, come la libertà ed il piacere

E’ con grande piacere che ho accolto l’invito a questa colazione radiofonica, che si terrà questa settimana, giovedì 14 gennaio alle ore 10 sulle frequente di Radio Giulianova, e poi anche in streaming.

AlessandraAngelucciAppena due parole su Alessandra. Giornalista, è critico d’arte per il quotidiano di Teramo «La Città», e per le riviste «Exibart» e «Contemporart». In passato ha diretto il mensile d’informazione «Lo Strillone» ed è stata conduttrice per l’emittente TV6. Nel 2012 ha pubblicato la raccolta di poesie Mi avevi chiesto di fermarmi qui (Duende Edizioni, Premio Roccamorice). Oltre a numerosi cataloghi, ha curato il volume di Fathi Hassan Un africano caduto dal cielo, apparso nella collana Fili d’erba che dirige per la casa editrice Di Felice. Ha curato mostre sia in Italia che all’estero. Collabora con la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso. Per l’emittente radiofonica Radio G di Giulianova cura la rubrica d’arte Colazione da Alessandra. E’ la curatrice della mostra “CORDIS, del cuore” di Alice (Palazzo Pardi di Colonnella, provincia di Teramo, fino al 6 gennaio 2016). Collabora inoltre con il sottoscritto alla pagina Facebook di arte e letteratura Il ritorno.

Propongo pertanto assai volentieri il testo che Alessandra stessa ha diffuso via Facebook, per annunciare la nostra “colazione”. Colazione che, oltretutto, ho l’onore di condividere con un artista quale Gian Ruggero Manzoni (in maniera alquanto immodesta, devo dire che sono assai onorato per l’accostamento), e con la giornalista Azzura Marcozzi.

Vi lascio dunque alle parole di Alessandra, aspettando di poter… aggiungere le mie. A colazione, s’intende!

Cari amici di “Colazione da Alessandra” sono felice di annunciarvi i nomi dei prossimi protagonisti della rubrica d’arte che ho il piacere di curare su Radio G Giulianova: GIAN RUGGERO MANZONI, pittore e teorico d’arte, drammaturgo e performer; MARCO CASTELLANI, ricercatore astronomo presso l’Osservatorio Astronomico di Roma dell’INAF, autore, fra i tanti libri, della silloge poetica “In pieno volo” e del romanzo “Il Ritorno”, di recente pubblicazione. Con me in studio la giornalista Azzurra Marcozzi.

Appuntamento giovedì 14 gennaio, ore 10, Radio G. Replica ore 15.30: frequenze 90.70 oppure 100.20; anche su streaming www.radiogiulianova.net.

GianRuggeroManzoniGIAN RUGGERO MANZONI è nato nel 1957 a San Lorenzo di Lugo (RA), dove tuttora risiede. È poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer. Ha pubblicato, fra le tante case editrici, con Feltrinelli, Il Saggiatore, Scheiwiller, Sansoni, Skirà-Rizzoli. La sua formazione di pittore è avvenuta in Italia a fianco degli esponenti della Transavanguardia; in Germania, a Monaco di Baviera e a Berlino, negli ambienti del neoespressionismo e della neofigurazione tedeschi, in Inghilterra vicino ai graffitisti e fumettisti della Generazione X. Insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino dal 1990 al 1995. Partecipa ai lavori della Biennale di Venezia negli anni 1984 e 1986, edizioni dirette da Maurizio Calvesi. Ha al suo attivo oltre 50 pubblicazioni e 70 mostre pittoriche. Ama abitare in provincia e, come di solito dice, “dell’uomo di provincia possiede tutti i difetti, ma anche tutti i pregi”.

marcoTroianoMARCO CASTELLANI è un ricercatore astronomo e lavora presso l’Osservatorio Astronomico di Roma dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica). Si occupa di evoluzione stellare e fa parte del team scientifico del satellite GAIA dell’ESA, nel quale svolge l’attività di ricerca di algoritmi per ricostruire i profili stellari restituiti dal satellite con la massima accuratezza possibile. Ha al suo attivo più di 60 pubblicazioni scientifiche, di cui circa la metà su riviste con referee internazionale. Ha aperto diversi anni fa il blog di divulgazione scientifica GruppoLocale.it (listato nella pagina istituzionale Media INAF) e il blog SegnaleRumore.it per esplorare come la tecnica si rapporta al nucleo più autenticamente umano palpitante in ognuno di noi. E’ stato scelto questa estate per tenere un corso di astrofisica a un gruppo di selezionati studenti universitari a bordo di “Mediterranea”. Marco ama molto scrivere, sia racconti e poesie, sia considerazioni “di cammino” che pubblica sul suo blog personale (cioè questo, ndr). Tra le sue pubblicazioni recenti ricordiamo il romanzo “Il ritorno”, le raccolte di poesia “In pieno volo” e “Per prima è l’attesa”. Attualmente sta lavorando su libri a carattere scientifico divulgativo, di prossima uscita, e sta preparando un libro di racconti per ragazzi a sfondo scientifico, di cui alcuni sono stati anticipati con ottimi risultati ai ragazzi di una scuole nazionale. E’ sposato dal 1991, ha quattro figli.

Loading

Caffè, arte e scienza… a colazione!

Tranquilli: era promesso, e lo manteniamo. Alla fine la colazione con Alessandra si farà, ed è fissata per giovedì 14 gennaio, alle ore 10. Sarà una ottima occasione per ragionare un po’ di scienza e di poesia, di come queste istanze apparentemente molto diverse in realtà possono convivere, possono essere composte in modo da coesistere.  Forse perché questi due aspetti non sono poi tanto diversi, non sono poi tanto lontani? Chissà, potrebbe essere. D’altra parte è appena una (piacevolissima) colazione, non ci interessa mettere punti fermi, ma creare degli stimoli, dei punti di appoggio per la riflessione.

Tengo a specificare che (oltre al sottoscritto) prenderà parte alla colazione anche l’artista Gian Ruggero Manzoni,  poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer. Basta già questo scarno elenco, per comprendere l’interesse innegabile che comporta la sua partecipazione.

Insomma, di cose che intrigano, permettetemi di dirlo, ce ne sono parecchie, in questa colazione. Allora, ci vediamo dopodomani al caffé? Per chi non ha la possibilità di seguire in diretta o agganciare la frequenza di Radio Giulianova, la colazione verrà anche servita, entro breve, in streaming… 


“Colazione da Alessandra” TORNA ON AIR giovedì 14 gennaio 2016.In studio Alessandra Angelucci e Azzurra Marcozzi.Vi…
Posted by Colazione da Alessandra on Domenica 10 gennaio 2016

Loading

Luce Eterna, e “ammassi sonanti”…

E’ curioso, a pensarci, ma sembra proprio che ogni epoca abbia un suo alfabeto, una sua concordanza di segni, di modalità espressive, che si riverberano in discipline apparentemente distanti. Riverbero che sottolinea in maniera molto persuasiva il pensiero che tutto sia legato da qualche “misteriosa” forza, da qualche sottesa concordanza.

E ribadisce l’evidenza – più volte sottolineata anche in questa sede – che il percorso della scienza non si svolga su un binario asettico e sganciato dalle vicende propriamente umane, ma ne sia invece pervaso tanto da informarne ogni specifica modalità espressiva, arrivando a impressionanti similitudini anche nella stessa forma con la quale i vari contenuti vengono veicolati.

Sembrerebbe insomma di poter dire che ogni epoca ha un suo proprio codice espressivo, una sua specifica tavolozza di “colori”, ed essa attingano sia le discipline artistiche quanto quelle propriamente scientifiche. Una tavolozza che va modificandosi pian piano che la stessa coscienza umana, che interroga il cosmo e se stessa, viene modificandosi e arricchendosi.

Riprendo deliberatamente  il discorso che ho voluto introdurre nel post Le figure della scienza; in quell’occasione a colpirmi fu la notevole similarità tra un plot scientifico di un esperimento in corso (la missione GAIA) e un quadro di Paul Klee. Come se diverse modalità espressive sfociassero in uno stesso codice, parlassero circa la medesima lingua.

Ora è un contesto acustico che desta il mio (e spero il vostro) stupore, relativo ad un esperimento un po’ pazzo in cui sono direttamente coinvolto, e che vi voglio brevemente raccontare.

sound-856770_640

Attraversare un ammasso di stelle è un’esperienza – anche – sonora!

Tutti sappiamo cosa siano gli ammassi globulari, questi agglomerati di centinaia di migliaia di stelle (se non milioni, in certi casi) che orbitano a varie posizioni all’interno della Via Lattea (e parimenti dentro le grandi galassie, ellittiche o a spirale che possano essere). Sono fondamentali per ricavare informazioni preziose sulle galassie stesse e sull’Universo nel suo insieme, e al loro studio si devono moltissime acquisizioni dell’astrofisica contemporanea. Ce ne siamo occupati spesso anche in questo blog.

Però non tutti sanno che possono cantare. 

O meglio, possiamo farli cantare noi. Se li interroghiamo nel modo giusto. Se ci prestiamo cioè ad accogliere un suono dai dati che abbiamo raccolto finora. E’ un esperimento interessante e forse opportuno: nell’epoca dei Big Data l’enfasi e l’obiettivo della ricerca non è più tanto – come sappiamo – quello di raccogliere più dati possibile (ce ne sono già molti in attesa di elaborazione), ma quello di trovare strategie ottimali per interrogarli utilmente, cioè per estrarre da questi dati il più pregnante significato. A volte interrogare opportunamente un grande set di dati è più difficile che raccoglierli. E la profondità dell’interrogazione è funzione della coscienza umana, ovvero della articolazione della domanda.

Dunque, non è infrequente che attraversando i dati in un modo nuovo, si ricavino informazioni inedite ed importanti. Allora mappare in frequenze audio un ipotetico “attraversamento” di un ammasso globulare, come abbiamo provato a fare (va detto che l’idea originale e gran parte del lavoro si deve al Dott. Ivan Ferraro, collega dell’Osservatorio Astronomico di Roma), è proprio un modo diverso di mappare certe informazioni adeguandole al tipo di segnale ricevuto – in questo caso –  dal nostro apparato uditivo.

Eccoci. Immaginate dunque di attraversare (del tutto ipoteticamente) un ammasso globulare: passarlo da parte a parte, proprio, in linea retta e transitando per il suo centro. E nel cammino, associare ad ogni stella in cui ci imbattiamo, un suono specifico, un timbro, una durata. Legando le qualità acustiche e gli accidenti ai parametri fisici di posizione, luminosità, e così via. Ci siete? Immaginate anche di farlo in maniera stereofonica, per giunta: con calcoli diversi (ma non troppo) per ognuno dei due canali. Ecco, ora ci siamo davvero: adesso avrete un suono caratteristico per ogni ammasso attraversato.

L'ammasso globulare 47 Tucanae (crediti 2MASS)

L’ammasso globulare 47 Tucanae (crediti 2MASS)

Questo insomma è stato fatto nel nostro piccolo esperimento, i cui primi risultati sono stati appena inseriti in gclusters, un database dei parametri degli ammassi globulari della nostra Galassia. Rendendolo così un po’ più frizzante, probabilmente eccentrico e piacevolmente multimediale. Sullo stesso sito potete trovare (in inglese) una pagina con maggiori spiegazioni e qualche dettaglio tecnico sull’esperimento stesso (che al momento coinvolge poco più di sessanta ammassi, ovvero una buona frazione del totale conosciuto per la nostra Galassia).

Naturalmente non si può dire che il suono di questi ammassi sia musica in senso proprio. O almeno, non nel senso al quale siamo abituati per il gusto corrente.

Prendiamo ad esempio l’attraversamento sonoro dell’ammasso 47 Tuc,

oppure ancora, quello dell’ammasso NGC 6101

Notate già le percepibili differenze nelle due… ehm, composizioni. Differenze acustiche che, per la costruzione stessa dei suoni, riflettono le differenze nei profili di densità stellari, nella conformazione generale dell’ammasso, nella distribuzione di luminosità stellare. Differenze acustiche, cioè, che esprimono differenze fisiche. Così, in pratica, è come una impronta sonora dell’ammasso. Diversa per ognuno e – all’orecchio attento – probabilmente riconoscibile.

Interessante, certo. Ma al contempo, diciamo così, non vi è alcun pericolo che diventi un disco per l’estate, ne converrete. La vera musica è un’altra cosa, direte anche.

E qui arriviamo al punto. Ovvero alle concordanze “misteriose” cui accennavamo prima. Perché, e se la vera musica dei tempi moderni (intesa come musica colta, prendendo un momento per buone queste semplici classificazioni di genere) in realtà fosse, almeno in qualche sua declinazione, simile al suono prodotto da questo esperimento?

Chissà.

Impossibile, dite voi?

Forse. Però, chi ha visto e amato il film 2001 Odissea nello Spazio, magari si ricorderà di un certo brano, un pezzo del compositore Gyorgy Ligeti (1923-2006)  😉

Loading

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén