Non è infrequente sentirsi rivolgere questa domanda. Da astrofisico, vi sono incappato diverse volte: direi che è praticamente inevitabile. Ma sia chiaro, qui non lo dico con fastidio, ma con interesse. E’ davvero qualcosa che richiede un ripensamento di base del lavoro stesso che facciamo, del modo esatto con cui riempiamo le giornate.

Per tutto questo, è una domanda salutare. Anzi, è una domanda che dobbiamo sempre rinnovare e riprendere, per arricchirla, costellarla di nuove ragioni e nuove risposte. A che serve l’astrofisica? 

Perché oggi, spendere soldi per indagare i misteri del cielo? Ha senso?

Perché oggi, spendere soldi per indagare i misteri del cielo? Ha senso? E’ ancora ragionevole?

Inizio da qui: è una domanda normale, pienamente lecita. Vorrei prima di tutto fermarmi su questo, sul fatto che è bello porre domande così fondamentali, è segno innanzitutto che siamo vivi. E dunque – come prima cosa – sostengo che è legittimo, pienamente legittimo.

Diciamo, uno magari porta i figli a scuola (nel traffico), poi si incanala sul raccordo anulare (in fila) per arrivare in ufficio. E intanto la radio dell’automobile gli ricorda – limpidamente ma anche implacabilmente –  che siamo in tempo di crisi. Una crisi globale, che investe l’economia, il lavoro, le relazioni, il mondo di guardare sé stessi e il mondo. Una occasione – a guardarla dal lato positivo – per rinnovarsi e ripensarsi, per non dare più niente per scontato. Per rispolverare, anche,  quelle domande che avevamo un tempo, quelle di capire tutto, di darci ragione di tutto. Che  magari abbiamo messo da parte, con l’etichetta ci penso dopo. 

Forse (azzardo) tutto avviene con un motivo. Forse la crisi è anche per questo. Per pensarci subito.

Ecco, allora a che serve? Perché, se uno fa il barista, è chiarissimo a cosa serva. Se uno fa il netturbino (o dovrei meglio dire operatore ecologico) è altrettanto chiaro. Serve, serve. Prova un po’ a farne a meno: te ne accorgi subito, non c’è necessità di discorsi. E non parliamo di chiunque lavori nella sanità, a qualunque titolo, dal chirurgo al portantino. E’ fin troppo ovvia e conclamata – giustamente – l’utilità del suo mestiere.

E se uno fa l’astrofisico, invece? Ecco, io credo che sia una domanda in qualche modo da tenere aperta. Perché sarebbe anche facile, per l’astrofisico di turno, buttare giù qualche riga in cui far sfoggio di retorica, riempire la pagina di ragioni per cui la scienza in generale, e quella più elusiva in particolare, quella che ha a che vedere con oggetti lontanissimi e che non toccheremo mai (esatto, proprio l’astrofisica insomma), ha piena ragione di essere oggetto dei nostri sforzi e del nostro umano operare. E del nostro portafoglio, parimenti: non dimentichiamoci che a finanziare la ricerca astrofisica, per gran parte, sono i cittadini che pagano le tasse. Siamo noi. Sei tu, che leggi questo articolo adesso: tu stai sostenendo la ricerca astrofisica, con il tuo lavoro.

Troppo facile, dunque, arroccarsi in una risposta d’ufficio. Domande come questa invece vanno tenute aperte. E va data una risposta sempre in progress, sempre rinnovata e fresca, adeguata al momento storico che si sta vivendo. Il sito stesso dal quale state leggendo, in fondo, nasce come tentativo di elaborare questa risposta sempre in divenire. 

Molto interessante e stimolante, a questo proposito, il dialogo affrontato questo mese su FisiCast (il podcast di Fisica di cui ci siamo occupati più volte), che stavolta ha proprio a titolo questo impegnativo e stimolante tema, A che serve l’astrofisica? Un ascolto quanto mai ricco di spunti ed idee, accessibile ma non frivolo, leggero ma consistente, al tempo stesso. Autore di questa interessante puntata è  Gianluca Li Causi,  altre voci dono quelle di : Chiara Piselli (che i nostri amici forse conoscono come la ragazza che… parla ai fotoni!) e Luigi Pulone. La regia è di  Edoardo Massaro. 

Come di consueto, vi è una varietà di possibili modi di fruizione. Qui riportiamo l’accesso YouTube, ma non è certamente l’unico. Sul sito www.fisicast.it potete infatti trovare come scaricare il podcast, magari per sentirlo in un momento di relax o in macchina (ottimo per le file sul raccordo anulare appunto, o equivalenti situazioni di potenziale stress). Avrete certamente qualcosa di pienamente ragionevole da dire, dopo, quando sentirete qualcuno lamentarsi per il costo delle missioni spaziali.

Perché le missioni spaziali costano tanto, è proprio vero. Ma è pienamente ragionevole farle. Per tanti motivi, molti dei quali sono ben descritti nella puntata di Fisicast… che ora, non resta che ascoltare!

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