Una cosa ho capito, ormai. Che entrare nella giuria di un concorso che coinvolga i ragazzi della scuola dell’obbligo, è sempre un’avventura. L’ho percepito bene con la mia partecipazione alle diverse edizioni del Premio Castellani, l’ho ritrovato piacevolmente in questa occasione, nella mia partecipazione al concorso Cassini Scientist for a Day.

cassini_logo_blue_275L’avventura è – propriamente – quella di attraversare un universo. Anzi, una miriade di universi, o se vogliamo, di multiversi. Ma non quelli che scrutiamo con  telescopi e  satelliti, bensì quelli racchiusi nei corpi in formazione e in evoluzione dei ragazzi delle scuole. Perché dopotutto è evidente, un elaborato scritto è ben più che una serie di parole: da come queste parole vengono scelte, usate, messe in fila, coniugate l’una all’altra, tu che leggi hai come un biglietto pagato per un viaggio nella mente di quel ragazzo. Anzi nella mente e nel suo nucleo emozionale (tutto in un solo biglietto, peraltro).

Sì. Da come scrive ti accorgi di comprendere tanto del suo atteggiamento verso la vita, le relazioni, la famiglia, gli amici… l’universo. Da quello che dice, da come lo dice, capisci perfino molto di quello di cui invece non parla. Ed è un viaggio spesso affascinante, perché si risveglia tra l’altro anche il ragazzo che è “ancora” in te (che oltretutto non ne vuol sapere di fare le valigie soltanto perché ora sei grande).

No, non si può mettere da parte la fantasia, e i ragazzi ce lo ricordano sempre.

Arrivammo su Teti il giorno 5 maggio 2032, sentimmo un brivido di freddo spaziale salirci lungo la spina dorsale, era veramente emozionante poter vedere da vicino quello che per anni ci era sembrato solamente un sogno lontano (…) Dopo essere scese dall’astronave, ci sentimmo fluttuare nell’aria, era come se, finalmente, potessimo sentirci libere, ma, allo stesso tempo, un’intrigante voglia di esplorare ci avvolse e ritornammo subito alla realtà. Per prima cosa posizionammo la bandiera italiana su quel suolo ghiacciato…

(Nicoletta Bonanno e Giulia Alessia Montis)

E già la scelta dei termini brividi di freddo spaziale ci fa riposare su un tentativo di ricerca linguistica che sfronda la prosa più banale e tenta di entrare nell’emotività, nel nucleo pulsante della vita. Mi pare anche delicato e interessante l’accenno alla bandiera italiana, che viene posizionata per prima cosa. Come simbolo di una appartenenza di popolo, in una storia condivisa, che rimane evidentemente intatta anche in un contesto interplanetario.

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Esplorare lo spazio, comprenderlo, viverlo, colonizzarlo… impariamo dai piccoli, da come lanciano in avanti la loro fantasia, a non farci spaventare da cose grandi…!

Da un altro punto di vista, implicitamente validando il carattere collaborativo e transnazionale della scienza, c’è chi è riuscito perfino a sviluppare nell’idioma inglese (lingua consentita dal concorso) una prosa che non fosse comunque estranea all’emotività, anzi la abbracciasse pienamente…

I let myself be lulled by the absence of gravity and strange feelings dwell my heart, in a mixture of science and philosophy, doses of a chemical reaction catalyzed by the innermost thoughts of the human soul.

(Milly Beltrammi)

C’è addirittura chi ha scelto – con un approccio indubbiamente originale – di fare dialogare direttamente tra loro le diverse lune con la stessa sonda Cassini, in uno scambio di battute tanto fantascientifico quanto semplice e – direi – spontaneo. Basterebbe questo scambio di battute…

Teti: Girando ho visto Rea da dietro, ha molti vulcani, devo dire che è un satellite molto interessante e affascinante. Però, visto la mia invidia, c’è una domanda che mi faccio da tanto tempo: perché Saturno ha permesso che Rea fosse una dei nostri visto che già ne siamo tanti, per non parlare poi dei suoi anelli? Cassini: Brava Teti! Buona domanda. Cercherò di scoprilo facendo altre ricerche più approfondite su di voi. ReaHo molto freddo puoi dirmi il perché? CassiniPerché sei fatta principalmente di acqua e ha causa delle basse temperature, ti sei congelata. (…)  Teti e Rea a Cassini: Siamo molto gelose di un pianeta che si chiama Terra e visto che sei qui puoi spiegarci, oltre che a guardarci, con tutte quelle strumentazioni che hai, perché non possiamo essere uguale a Lei?

(Rossella D’Amato, Francesca di Giuseppe, Francesca  Palmieri)

Sarà banale sottolinearlo, ma c’è ben di più di un espediente narrativo, dietro quest’ultima scelta. C’è sotto come una fiducia (vogliamo chiamarla infantile? o piuttosto, autenticamente umana?) sul fatto che l’universo sia raccontabileche sia anzi raccontato dagli stessi protagonisti. E non è forse un dialogo quello dell’indagine scientifica propriamente intesa, dove corpi celesti e campi di forza ci parlano davvero, certo nel loro specifico linguaggio e con la loro ben definita modalità?

D’accordo, ci sono comunque elaborati un po’ più asettici. Quelli dove la cosa che emerge più chiara è la preoccupazione, da parte di chi scrive, di esporre le giuste informazioni, nel modo più corretto. Tutto giusto, per carità. Anzi, lodevole. Così in tali casi, tu che sei giurato, cerchi di capire se e cosa ha capito, se le cose sono esatte, magari. Diciamolo: è una cosa da valorizzare, poter scrivere un tema scientifico in maniera appropriata, per una persona molto giovane. Non è poco, e lo sai. Questo è accuratamente valutato a livello di punteggio, e naturalmente questo post che state leggendo – che enfatizza alcuni aspetti – non va in alcun modo preso come una valutazione globale di merito, che peraltro è stata rigorosamente riportata in altra sede.

Questo per la chiarezza necessaria. Ciò detto, so anche che nulla può evitarmi – per come sono fatto – quella intensa commozione che avverto quando incontro finalmente una penna che osa, che rischia, avventurandosi nel terreno dell’immaginario. Che mi prende per mano (chi scrive prende sempre per mano chi legge e lo guida, anche se ha molti anni più di lui) e mi porta in un suo mondo fantastico, dove le informazioni scientifiche ci sono – certo che ci sono! – ma si trovano incastonate in un contesto immaginifico e mirabolante, dove davvero la fantasia dell’adolescenza trova il suo terreno più fertile. Così non ritrovo appena le necessarie informazioni su Giove, diciamo, o Saturno. Ma sono portato altrove, magari su una astronave o catapultato di botto dentro un diario di viaggio di un ipotetico giovane astronauta, d’improvviso partecipe delle sue aspirazioni, del suo senso di meraviglia, delle sue umanissima paura.

Tutte cose che, ovviamente, si prestano ad essere ben riportate in un diario… 

Caro Diario, all’agenzia spaziale è davvero tosta! Non ci fermiamo mai! Ho scoperto che la ISA coopera con la NASA e la ESA. C’è un gran via vai di gente tra scienziati, ingegneri, astrofisici, astronauti e astronomi. Mi sembra il coronamento di un sogno. Mi sembra di tornare bambino quando mi circondavo della mia attrezzatura spaziale di cartone. E’ davvero una grande emozione vedere centinaia di persone attorno a me, che condividono la mia stessa passione per l’universo… Mio diario, sento come il bisogno di scoprire qualcosa di più su questi due satelliti naturali [Rea e Teti], così poco conosciuti, con tanto da offrire al nostro patrimonio scientifico. Nella sua rarità è unico nel suo genere … Grazie per la sicurezza che mi dai nel custodire i miei pensieri.

(Alessia Cosentino, Elena Di Candido, Claudia Mastromauro, Valentina Schinzani)

E per rimanere nell’attualità (anche vagando per lo spazio) possiamo ben dare un’occhiata ai giornali, e segnatamente all’Universal Journal, che per l’occasione (magari l’avrete letto…) ospita un interessante pezzo su La vita su Saturno…

Carissimi lettori vi pubblichiamo delle notizie su Saturno, come sapete questo pianeta è, per grandezza, il secondo del Sistema Solare e ha una struttura interna, formata da idrogeno ed elio ed ha un nucleo roccioso in silicati e ghiaccio. Il suo nome deriva da un dio della mitologia romana (…) Possiamo affermare che gli anelli e le lune di Saturno possano essere, in futuro ottimali per la vita umana (…) Si potrebbero utilizzare gli OGM per trasformare geneticamente le piante in modo da farle adattare all’atmosfera di Saturno e delle sue lune, formate da idrogeno, così da poter creare ossigeno respirabile e quindi far sviluppare vita umana (…) Dato che nel mondo è anche presente il problema della sete, noi possiamo ottenerlo dalle lune formate quasi interamente da ghiacciai. Molte sonde testimoniano l’esistenza di attività idrotermale nei mari di Encelado…

(Giulia Biccari,Elisabetta Iaffaldano, Martina La Sala, Antonio  Neri).

Articolo decisamente interessante, perché come avete visto, non si limita a descrivere l’ambiente planetario (per chi non lo conoscesse) ma si spinge ad ipotizzare varie soluzioni per risolvere questioni non propriamente trascurabili, ed anche molto terrestri.  Certo, con soluzioni in certa misura futuribili e purtuttavia viste da un punto di osservazione ampio, risanante perché universale. Un approccio non limitato ai nostri piccoli ambienti usuali, in un atteggiamento che unisce creatività a fiducia, propria di persone che vedono l’universo come opportunità e non si spaventano per la sua enorme estensione, ma anzi lo abbracciano in uno slancio magari un po’ ingenuo, ma indubbiamente rasserenante, per noi adulti..

Dopo l’attualità, ci proiettiamo nel futuro. E’ un brano di diario datato 26 maggio 2200,dove Jarold Cass racconta di una sua curiosità…

I have always wondered how our planet was born, yesterday I tried to give an answer to my question. So I went to the library to look for some information. I went in , I went to the science departement , I looked for the astronomy category and finally I found what I was looking for. At the name “X” I clicked the botton “start” and a big hologram of my planet seen from the space appeared in front of me and showed me all its history in 15 minutes.

Silvia Barilli e Teresa Folli

Jarold scoprirà presto, con grande sorpresa (This is just incredible!), che il pianeta dove vive non è quello dove si è originata la sua specie, ma è stato colonizzato dagli uomini in seguito alle indagini della sonda Cassini!

Ma non dobbiamo aspettare tanto, per avere notizie interessanti e alquanto inaspettate. E’ un altro diario, datato Saturno, 30 marzo 2057, che ci fornisce una autentica notizia “bomba”,

Ciao, sono Mattia, sono riuscito ad arrivare nell’atmosfera di Saturno (sono il primo uomo ad esserci arrivato) e ………. aspettate ho appena notato qualcosa e’ una specie di lettera……ma non è una lettera normale ha qualcosa di strano, la calligrafia è simile alla nostra ora provo a leggerla: “Cari abitanti dell’oltre sole qui è Felix che vi scrive grazie a questa sofisticata attrezzatura che mi è stata donata dai corpi spaziali sono riuscito ad arrivare qui, molto lontano dal mio pianeta (…)”  Eccoci di nuovo tra noi sono sempre io Mattia quella che vi ho appena letto era una lettera scritta da qualche altra forma di vita…

Matteo Prazzoli e Tommaso Avanti

Potrei continuare, ma andremmo veramente troppo oltre il limite di pazienza che posso chiedervi, a voi che leggete. Non se ne abbia a male chi non è stato citato, perché nulla vieta di riparlarne. In caso, lasciate un commento (le proteste, se scritte in forma corretta e “urbana” sono pienamente ammesse!) e ne riparliamo.

Questi erano appena dei brani scelti a titolo di esempio perché noi tutti – io per primo – si torni a comprendere quanto possiamo imparare dai nostri ragazzi, in termini di attitudine positiva, fantasia, fiducia, costruttività. Parole grosse, magari, ma mi sento di spenderle, in casi come questi.

Ecco. E’ qui che mi sento grato per il lavoro che sto facendo, che mi sento lieto di aver letto proprio quel tema. Perché avverto ancora il senso di scoperta e meraviglia che quella ragazza, quel ragazzo (a volte più persone, in squadra) hanno saputo mettere su carta, e che è la cifra più bella del periodo di sviluppo che stanno attraversando. E che io, con pudore e delicatezza, sono chiamato a valutare. E per quanto posso, e mi compete, a proteggere.

Perché certo, intanto che sono occupato a confrontare i temi e trascrivere valutazioni, spero con tutto il cuore che mai niente e nessuno possa toglierlo dalla loro testa, questo senso di meraviglia e stupore. Che rimanga e anzi si radichi nella loro mente, nel loro universo – e nel nostro, per sempre.

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