Blog di Marco Castellani

Mese: Maggio 2017

Canto il sogno del mondo

A volte le poesie ci aiutano. O forse sempre, sempre le poesie ci aiutano. Ci aiutano a capire, a capire in che mondo siamo, in che universo stiamo vivendo. O meglio, ci aiutano a capire in che universo scegliamo di vivere, momento per momento.
 
La scelta è affidata sempre e di nuovo alla nostra libertà. Possiamo sempre e comunque transire di universo, passando da spazi privi di senso e senza speranza ad ambienti cosmici finalmente intrisi di significato, orientati ad un fine, dove tutto — anche il dolore — acquista un suo peso specifico, una sua dignità di valore, proprio adeguandosi, aderendo al campo di onde generato da quella data finalità, da quel principio d’ordine.
 
Adeguandosi. Non opponendosi, in pratica.
 
La poesia è quella che soprattutto ci può aiutare a compiere questo lavoro cosmologico, questo continuo e reiterato ritorno all’universo buono, quando per vari motivi ci troviamo intrappolati in ambienti dove il senso si fatica a trovare.
 
La poesia è infatti sempre ricerca di senso.

 

Ma è una ricerca speciale, che trova già nell’attimo iniziale della scrittura, un primo accenno di risposta. Scrivere infatti è il risultato di un atto di fede. Scrivere vuol dire credere che l’universo sia raccontabile.
 
Il mondo, gli uomini, le stelle: ecco, sono raccontabili.
 
E’ già una prima significativa uscita dal non senso che ci avvolge a volte, aderente come un cellophane (secondo la bellissima immagine di Abacab).
 
 
 
Infatti, se le cose e le emozioni sono raccontabili c’è una storia. Se c’è una storia, c’è uno sviluppo. C’è una progressione. Niente è uguale a prima. La teoria dello stato stazionario non vale più: è solo un brutto sogno da dimenticare, per tornare ai veri sogni.
 
La poesia di David Turoldo Canta il sogno del mondo storia parla proprio di un sogno, e in questo parlare, in questo dire le parole del sogno ci aiuta a cambiare universo, a collocarci in quello più gustoso, più saporito, più soave e leggero.
 
Quello abitato proprio dai sogni. In verità, da un unico sogno, punto di origine, fontana sempre zampillante, di una costellazione di piccoli gustosi sogni personali, tutti molto colorati e superbamente variegati.
 

Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta …

Canta il sogno del mondo

 
C’è quindi un sogno, nel mondo. Il mondo non è vuoto, non è vuoto di significato. Tutt’altro: c’è più che un significato, c’è un sogno.
 
Fermiamoci un momento: per carità, non diamolo per scontato. Quante volte pensiamo, ci muoviamo, ragioniamo, discutiamo, come se questo — esattamente questo — non fosse assolutamente vero? Quante volte ci troviamo posizionati a distanze siderali, ad anni luce dalla percezione, dal riconoscimento di questa presenza, della presenza di questo sogno?
 
Tantissime, sicuro.
 
Si tratta quindi di riconoscere questo significato, intanto, di riconoscerne la sua esistenza. E non è poco, è un primo passo molto importante. Direi decisivo. Un passo che interpella il cuore dell’uomo e la sua libertà, fino nelle sue pieghe più intime — arriva proprio dove l’uomo è uomo.
 
Notiamo, a questo proposito, che il poeta non dice affatto di inventarsi un sogno, non è la sua abilità inventiva che qui vuole mettere in campo, la sua capacità di astrazione concettuale.
 
Piuttosto, dice di cantare il sogno del mondo.
 
Vuol dire che questo sogno già esiste, non dobbiamo fare la fatica di inventarlo: dobbiamo solo riconoscere che c’è, riconoscere tranquillamente che già esiste. Il sogno del mondo, in qualche modo, è preesistente al poeta stesso, non è un’opera della sua abilità. La sua abilità dove si esercita, dove si proietta? Appena, nel riconoscere questo sogno, nello svelarlo. Nel farsi docile tramite, membrana vibrante, rilevatore sensibile e attento.
 
C’è un sogno nel mondo, possiamo trovarlo e cantarlo.
 
Un universo con un sogno dentro, non è un universo vuoto. Sono proprio due mondi diversi. E’ tutto speciale, un universo con un sogno.
 
Non lo può cogliere la scienza, anche se si può avvicinare, magari. Lo si può cogliere più direttamente con la poesia. Ma questo, appunto, è solo il primo passo.
 
Il secondo passo è accordarci a questo riconoscimento, mettersi in armonia con questo, risuonare sulle stesse frequenze, se possibile. Permettersi di risuonare con questo sogno, in modo da amplificarlo, farlo passare attraverso di noi.
 
Così, accettato questo, che esiste il sogno, e che possiamo accordarci ad esso, possiamo finalmente iniziare a percepire questa leggerezza di cui parla il poeta. Una leggerezza che può coabitare con tante pesantezze che ci capita pur di provare, da esseri umani quali siamo. Ma se attraversata da questa leggerezza, anche le pesantezze diventano meno pesanti.
 
E’ una questione di bilanciamento. Ed anche una decisione: canto il sogno del mondo non se sono bravo, o migliore degli altri, ma quando mi arrendo a questo sogno, permetto che fiorisca dentro di me.
 
E sorrido, e se mi capita, canto.

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Questo nostro misterioso Universo

Fin da piccola mi è sempre piaciuto rivolgere lo sguardo al cielo stellato e pormi tutte le domande possibili su ciò che non conosciamo, ciò che non possiamo conoscere. Sarà un gene di famiglia? Nonno e papà astrofisici.


Mah, non saprei rispondere. A dire il vero credo che questo abbia sì aiutato lo sviluppo della mia passione, ma da una parte sono convinta che anche se fossi stata figlia di un meccanico e nipote di un dottore, la mia mente non avrebbe fatto a meno di volare via con la fantasia lì dove non possiamo andare. Non vi è mai capitato di alzare lo sguardo al cielo e notare come sia immenso e sentirvi in un momento così piccoli? Ci sentiamo così potenti qui, così intelligenti, così rilevanti. Ma cosa siamo davvero? Cosa rappresentiamo noi per l’intero universo? Vorrei dire nulla, ma so che qui qualcuno avrebbe da che ridire. Com’era quella teoria secondo cui il battito delle ali di una farfalla può scatenare un uragano dall’altra parte del mondo?

Ed è vero, ognuno di noi ha il proprio ruolo e la propria ragione di esistere, ma se solo provassimo per un secondo a immaginarci sulla Terra, la Terra nel Sistema Solare, a sua volta nella Via Lattea e così via. Ditemi, quanto vi sentite importanti ora? Sentite che un vostro intervento possa in qualche modo influenzare tutta quella roba lì su? Eppure noi ne facciamo parte, dovrà pur avere un significato, no? Deve per forza significare qualcosa.

Ho imparato che il 90% dell’universo è a noi sconosciuto. Sconosciuto. Affermare che non ne sappiamo quasi nulla non sarebbe poi così sbagliato. Abbiamo scoperto così tanto ma basti pensare che “così tanto” in confronto a tutto ciò che ci manca è davvero nulla. E non vi interessa questo? Non vi affascina sapere che oltre quello di cui siamo a conoscenza c’è ancora un universo da scoprire? O sono l’unica che nel bel mezzo di una spiegazione di storia guarda fuori dalla finestra e comincia a fantasticare sul cosmo?

So che molti altri hanno dedicato la vita alla scoperta e al progresso di ciò che noi chiamiamo “universo”. E so che altrettanti si interessano di questo nostro misterioso mondo. Ma la maggior parte di noi vive la quotidianità con indifferenza verso ciò che c’è lassù. Si alza la mattina e pensa al caffè, al lavoro, alla scuola, alla famiglia. Ci hanno insegnato a impegnarci e a dare il massimo per far sì che la nostra vita su questo pianeta sia la migliore, in breve, per essere felici. Ci azzuffiamo tanto per ottenere ciò che vogliamo quando neanche ci rendiamo conto di cosa ci circonda. Come si fa ad essere soddisfatti della propria vita se ci si limita a condurre un’esistenza grigia, ripetitiva, priva di significato?

A me viene un brivido solo a guardare una stella nel cielo. Quella stella, la stella che per qualcuno è semplicemente la stella più luminosa, per me è un solo piccolo pezzo di un puzzle e non fa altro che ricordarmi quanto siamo minuscoli. Quella stella siamo noi, sei tu, sono io. Quella stella è un puntino apparentemente irriconoscibile nell’oscuro universo, come noi. Non siete un minimo curiosi di scoprire cosa c’è sopra la nostra testa? Lo so che quello che sto dicendo ha infinite incoerenze e probabilmente non ha molto senso se visto al di fuori della mia testa, ma è quello che risponderei se qualcuno mi chiedesse perché mi incuriosisce così tanto il cosmo.

Dopotutto, se cerchiamo la definizione di Universo su Internet, ci dice che esso è la totalità di tutto ciò che esiste; è l’interezza dello spazio. E come potremmo mai ignorare una cosa talmente grande e talmente influente per la vita umana?

Semplice, non possiamo.

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