E’ stata una ottima esperienza quella di ieri mattina. Soprattutto, direi, una esperienza umana. Perché magari c’è questo, che vai con l’idea appena di prendere parte ad una trasmissione – per la cronaca, Eta Beta, condotta da Massimo Cerofolini su Radio Uno – e scopri quasi senza volerlo, che succede ben di più. 

In sala per la trasmissione, con Massimo Cerofolini

Perché essere lì, comunque, è ritrovarsi in mezzo ad una trama di umanità che non ti molla. Che ti avvolge dal primo momento in cui arrivi a Saxa Rubra, ancora un po’ timoroso perché sai che non puoi sapere esattamente cosa accadrà, come si svilupperà il discorso. E poi sarai in diretta nazionale, dopotutto.

Con tutto questo, quello che ti salva è che non sai. Proprio questo. Hai una intelaiatura in testa di argomenti, certo. Ma in fondo non sai. E’ l’imprevisto, alla fine, il valore aggiunto. Diceva Montale, alla fine della sua poesia Prima del viaggio, che

Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo

Ma gli imprevisti, lo sappiamo, hanno una curiosa prerogativa.

Che accadono.

Così il dialogo con la redazione, la serie di domande fuori onda che quasi non finisce mai (e io starei lì fino a sera, volentieri…), il confronto appassionato e cordiale con Massimo e collaboratori -proprio sui temi scientifici ed anche spirituali, accennati in trasmissione. Gli scambi di saluti con l’altro ospite, il prof. Amedeo Balbi (amico e noto divulgatore), intervenuto via telefono.

La trasmissione va bene, in redazione sono contenti. Si parla di tante cose, e altrettante fuori onda. Di percezione dell’universo, del nuovo sapere di non sapere (mai tanto vero quando adesso) di buddismo e cristianesimo, di questa cambiamento d’epoca avvertito da tanti. E la cosa più bella è che tutto ritorna spontaneamente in relazione, non ci sono barriere tra le discipline, non c’è separazione. C’è la voglia di capire il nostro senso di essere in questo universo che ci sta regalando ogni giorno nuove cose, nuove scoperte, nuovi orizzonti.

Onde gravitazionali, pianeti simili alla Terra e “vicini”, nuove particelle. Filosofia e poesia, strategia di approccio ad un problema conoscitivo che è sempre più variegato, sempre più incredibilmente complesso. Dove è la stessa complessità regala nuovo spazio anche ad un approccio olistico, dove perfino la poesia probabilmente ritrova un suo spazio. Dove io stesso ricomincio a capire, in fondo,  perché diversi scienziati scrivevano poesia, e perché la scrivo.

Di questo si è parlato, anche. Potete sentire il podcast sul sito di Eta Beta. Fatelo, se avete venti minuti. Se leggete questo blog, sono convinto che i temi vi interesseranno.

Se volete, lasciate un commento qui, che potremo idealmente continuare un discorso che è stato, per forza di cose, un volo di uccello rapido su temi veramente profondi. Su temi che rimarranno sempre aperti, sempre finché l’uomo sarà impegnato a cercare un suo senso nel cosmo.

Ovvero, finché l’uomo sarà uomo.

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