Sono ben 219 i nuovi candidati ad esopianeti scovati dalla missione Kepler. Dieci dei quali, addirittura, risultano non solo di grandezza simile a quella della Terra, ma orbitano anche nella cosiddetta zona abitabile, ovvero quella fascia in cui per le condizioni climatiche, l’acqua liquida potrebbe lambire la superficie del pianeta roccioso.

Rendendo l’uscita di questo nuovo catalogo, come capite, particolarmente interessante.

Questo accurata compilazione, non è cosa da poco. Con la sua uscita, i candidati ad esopianeti trovati dalla sonda arrivano al rispettabile numero di 4034. Di questi, già più di 2300 sono stati confermati come veri pianeti. Per giunta, di più di cinquanta scovati con caratteristiche adatte alla vita, già una trentina sono stati confermati.

Niente male, per un campo di indagine assolutamente nuovo, potremmo dire (prima del 1995 l’esistenza di esopianeti, in assoluto, era solo oggetto di speculazione).

La sonda Kepler ha scoperto ben 219 “nuovi” esopianeti. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Nel complesso, stiamo scoprendo un universo molto più ospitale di quanto pensavamo un tempo. Già questo è un segnale importante, è una possibile modifica percettiva che potrebbe avere grande influenza anche a livello culturale, direi anche filosofico.

Se poi c’è vita o no, è assolutamente prematuro per dirlo. Ma fermiamoci qui, per ora. Fermiamoci a comprendere quanto già si modifica la nostra percezione di universo considerando quante regioni abitabili stiamo scoprendo appena intorno a noi.

E’ una sorta di ritorno, potremmo dire.

Se ci fate caso, siamo passati infatti, in un tempo relativamente breve, dalla quasi certezza che già su Marte ci fosse vita (almeno nell’immaginario popolare, tanto da pensare di aver trovato nuovi mercati…), all’idea di un universo inospitale, freddo e “distante” (in ogni senso) dal nostro comune sentire.

Marte è popolato… e vogliono il sapone Kirk! Così recita questo manifesto pubblicitario del 1893, La pubblicità gioca sull. La pubblicità gioca sull’apertura in quell’anno presso l’osservatorio di Yerkes del più grandte telescopio rifrattore al mondo per quell’epoca (1 metro di diametro)

E ora, finalmente direi, ritorniamo a considerare l’universo, in maniera meno ingenua, ma più ragionata, come potenzialmente capace di ospitare vita in una serie veramente enorme di ambienti e di situazioni.

In altri termini, ci (ri)avviciniamo timidamente ad un Universo meno alieno, più a nostra misura.

Cambiamo dunque assetto cosmologico di nuovo, ed ogni assetto porta pensieri e percezioni nuove. Ogni cosmologia ci fa sentire in un certo specifico modo dentro il cosmo — e già questo, prima ancora di sapere se c’è altra vita, è qualcosa di importante, di veramente vitale.

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