Bisogna tornare decisamente  indietro, riavvolgere veloce fino a ben quarantacinque anni da adesso, per ritrovare una presenza umana sul nostro caro, unico satellite naturale. Le cronache ci riportano, per la precisione, a quel lontano dicembre del 1972, quando gli astronauti Eugene Cernan ed Harrison Schmitt si trovarono a trascorrere ben 75 ore sulla superficie della Luna, mentre il loro collega Ronald Evans orbitava sopra la loro testa, nella paziente attesa del rientro.

Crediti: NASA

L’immagine qui sopra mostra Schmitt sulla sinistra del rover lunare, proprio ai bordi del cratere chiamato Shorty. Assai interessante il fatto che l’equipaggio della Apollo 17 riportò a terra ben centodieci chilogrammi di roccia e campioni di suolo lunaredunque assai più di quanto è stato mai riportato da ogni altro sito di atterraggio lunare.

Centodieci chili che, tra l’altro, sono sul nostro pianeta e testimoniano senza troppo clamore ma con indubbia efficacia che – ancora ci fosse chi ne dubita – sulla luna ci siamo stati, ci siamo stati davvero. 

E’ questa, una evidenza solidamente corroborata dai fatti, a dispetto anche di recenti clamori che, proprio per il caso dell’Apollo 17, vogliono vedere bizzarri e fantasiosi complotti laddove, assai più realisticamente, c’è “solo” il caso di una esplorazione scientifica e di una impresa tecnologica, che è stata (grazie al cielo) pienamente di successo.

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