Dove si vanno a formare le stelle quando le grandi galassie si uniscono? Per comprendere questo argomento, ancora molto dibattuto, gli astronomi sono andati ad indagare nuovamente il sistema NGC 2623, costituito da due galassie nell’atto di fondersi una con l’altra (ce ne occupammo anche noi, nel lontano 2009).

L’indagine – si può dire davvero – è stata condotta “ad ampio spettro”, mettendo insieme i dati raccolti con una serie di strumenti diversi, ognuno operante in bande diverse. E’ stato usato il Telescopio Spaziale Hubble per quanto riguarda la radiazione in banda ottica, lo Spitzer Space Telescope per l’infrarosso, XMM Newton per la banda X, ed infine GALEX per la radiazione ultravioletta.

Il sistema NGC 2623, due galassie profondamente “coinvolte”. Crediti: ESA/Hubble & NASA

L’insieme di tutti questi dati mostra senza possibilità di equivoco, come le due galassie appaiano ormai decisamente “compromesse” una con l’altra, tanto che i due nuclei si sono già praticamente uniti in un gigantesco nucleo galattico attivo.

La formazione di nuove stelle continua a ritmo serrato, comunque. Anzi, stimolata dai cambiamenti che stanno subendo le galassie, prosegue alla grande. Proprio nel nucleo, lungo quelle “strisce” mareali così caratteristiche, e – cosa abbastanza sorprendente – in quella zona blu, fuori centro rispetto alla struttura, che si trova in alto a sinistra.

Le collisioni di galassie – lungi dall’essere un evento catastrofico o comunque repentino, possono impiegare anche centinaia di milioni di anni, per compiersi integralmente, e sperimentare nel frattempo diversi passaggi distruttivi. NGC 2623, conosciuto anche come Arp 243, si estende per circa cinquantamila anni luce di diametro, ed è lontano da noi più o meno 250 milioni di anni luce.

Detto tra noi, il compito di ricostruire la forma originale della galassie, prima dell’interazione, è assai arduo e difficile, – a volte anzi proprio impossibile – anche se rimane di grandissima importanza proprio per comprendere quali sono i modi in cui l’Universo si evolve.

Sappiamo ormai bene che nell’universo (ancora largamente ignoto) non c’è proprio nulla di immutabile, il “cielo fisso” è quanto mai mobile e in perenne cambiamento: nemmeno l’universo in sé stesso, del resto, è mai uguale a sé. Le galassie si fondono, si distruggono, si trasformano. Per garantirci un panorama celeste sempre diverso, sempre nuovo.

Ecco, per assicurarci questo inimitabile spettacolo cosmico, nel cielo avviene di tutto: ma proprio di tutto.

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