Verso il centro di questo enorme, magnifico quadro cosmico- proprio al cuore della Nebulosa di Orione – si trovano quattro stelle di grande massa, note complessivamente come Il Trapezio. Radunate insieme, accorpata in una regione larga appena un anno luce e mezzo, sicuramente dominano il cuore della spettacolare nebulosa.

Crediti: Data: Hubble Legacy Archive, Processing: Robert Gendler

Non è tutto così tranquillo come potrebbe sembrare: perlomeno, non lo è stato. L’Universo infatti, di suo, è un posto abbastanza dinamico, dove le cose non rimangono a lungo nel loro stato di quiete. E’ un posto di trasformazione, prima di tutto (tanto che anche noi, guardandolo, ci trasformiamo, irresistibilmente).

Così non ci sorprende il fatto che recenti studi ci mostrano come questa nebulosa, tre milioni di anni fa, fosse molto più compatta, si fosse insomma tutti un po’ più strettini, tanto che le collisioni stellari in questo ambito così affastellato, potrebbero aver formato un buco nero, di una massa complessiva pari a circa cento volte il nostro Sole.

E lui rimane lì: non si vede, ma si capisce che c’è. Gli indizi in questi casi sono sempre indiretti, non avendo possibilità di carpirne alcuna luce. Ad esempio, è molto probabile che le alte velocità osservate per le stelle del Trapezio siano dovute proprio alla presenza del buco nero, e alla sua fortissima attrazione gravitazionale.

Che poi, visto che la Nebulosa di Orione dista da noi circa 1500 anni luce (un’inezia, dal punto di vista cosmico), questo renderebbe chiaro che stiamo parlando proprio del più vicino buco nero che si conosca. 

Buon per noi, che tra la Terra e questo oggetto così particolare (e alla cui attrazione difficilmente si può sfuggire) ci sia quel tanto di spazio che basta, per vivere tranquilli. 

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