Così cantavano i Pink Floyd, in una celebre canzone di un album che è rimasto tra le acquisizioni musicali del secolo appena trascorso: everything under the Sun is in tune / but the Sun is eclipsed by the moon. La canzone, probabilmente lo saprete, è la bellissima, fulminante Eclipse e l’album, rimasto in classifica per tempi quasi stellari, è The dark side of the moon.

Tutto sarebbe dunque “in tune”, ovvero “in sintonia”, sotto il Sole. Così un sole tranquillo, costante, rassicurante, è quello che normalmente ci figuriamo. Del resto così ci appare, dalla nostra posizione del cosmo. Non possiamo scorgere granché delle sue turbolenze (ed è assolutamente da evitare di fissarlo senza adeguate protezioni, per non danneggiare l’occhio).

Ma niente è come appare. 

Per convincervi potete guardare questa immagine del Sole.

Crediti: NASA‘s GSFCSDO AIA Team

Niente di (troppo) particolare, per il nostro Sole. E’ appena un filamento, emesso dalla superficie della stella, durante una emissione coronale di massa avvenuta nel 2012. In quella occasione, una gran quantità di particelle cariche (elettroni e ioni) furono spedite verso Terra, impattando la magnetosfera del pianeta circa tre giorni più tardi, e generando una serie di aurore spettacolari. 

Queste emissioni di massa da parte dello strato più esterno del Sole, la corona appunto, sono fenomeni giganteschi, che coinvolgono masse di gas dell’ordine dei diecimila miliardi di chilogrammi, con velocità che possono raggiungere anche i 2000 chilometri al secondo (oltre i sette milioni di chilometri all’ora, tanto per capirci). 

Non è del tutto chiaro il dettaglio di quello che avviene, ma sappiamo che gli enormi campi magnetici alla superficie del Sole, in rapido cambiamento, hanno sicuramente una bella responsabilità in avvenimenti esagerati come questi. Eventi che arrivano sovente a disturbare lo stesso sistema di telecomunicazioni di Terra.

Sono però tempi estremi anche per la nostra stella, ed è probabile che molte incertezze che abbiamo nel crearci un modello affidabile di quel che avviene sulla superficie del Sole (assai più complesso di quello che avviene all’interno), trovino il modo di essere dipanate e forse dissipate, dai nuovi strumenti con i quali ci stiamo accingendo a guardare questa stella così importante per noi, ovvero Parker Solar Probe (appena lanciata) e Solar Orbiter, in partenza ormai imminente.

Lo scopo è riempire di parole nuove il racconto del nostro Sole (come quello dell’universo), parole nuove che possano farci davvero comprendere – ed anche stupire. 

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