E mentre noi continuiamo (giustamente) ad occuparci delle cose nostre, del DEF e – ancora più prosaicamente – di come arrivare a fine mese, insomma abbiamo una vista tutto sommato contenuta di quel che accade intorno a noi, c’è una sonda – la Voyager 2 – che proprio adesso si sta avvicinando allo spazio interstellare. In altre parole, c’è una sonda (la seconda, dopo Voyager 1), che sta proprio adesso mettendo il naso fuori da casa (intendendo in senso abbastanza allargato, la nozione di casa), per vedere, anche lei, cosa c’è fuori.

Che dunque può osservare le cose da una prospettiva più ampia della nostra. Sì, decisamente più ampia. Il suo viaggio, del resto, è nello spazio siderale, mentre le nostre vie son forse differenti. Ma si interlacciano, si parlano, sempre e sempre di più. E’ l’avventura umana, in fondo.

Lanciata nel lontano 1977 (epoca in cui, ricordiamolo, non c’erano i telefonini, non c’era Facebook e soprattutto non esisteva Internet, e i computer più intriganti erano… insomma, quel che erano) la sonda è impegnata da allora in un viaggio cosmico straordinario. Adesso si trova a quasi diciotto miliardi di chilometri da Terra, quasi centoventi volte la distanza tra la Terra e il Sole.  

La sonda Voyager (Crediti: NASA)

Sia la Voyager 1 che la Voyager 2, la cui missione primaria si è conclusa ormai diversi decenni fa, sono continuamente in contatto con la Terra, e ci stanno ancora inviando dati scientifici. Sebbene molti degli strumenti originali siano stati spenti, attraverso un oculato programma di gestione risorse siamo arrivati a quest’epoca, mantenendo il contatto con questi due manufatti umani straordinari, i più lontani in assoluto dal nostro pianeta.

I quali, appunto, continuano indefessi a lavorare.

In questo contesto, è accaduto che, a fine agosto di quest’anno, lo strumento chiamato Cosmic Ray Subsystem ha riportato un incremento di circa il cinque per cento nel tasso dei raggi cosmici che colpiscono la sonda, rispetto ad una misura effettuata all’inizio dello stesso mese. Parimenti, lo strumento Low-Energy Charged Particle ha riscontrato un aumento della stessa entità, nei raggi cosmici di energia più alta. 

A proposito, i raggi cosmici sono particelle in movimento molto veloce, che si originano fuori dal Sistema Solare. La faccenda è questa: siccome una  buona frazione viene bloccata dalla eliosfera, la zona di influenza del Sole, i progettisti della missione si aspettano esattamente di rilevare questo aumento di raggi cosmici quando la sonda raggiunge e poi supera proprio i confini dell’eliosfera stessa. Dunque, aumento dei raggi cosmici, vuol dire in qualche modo, che ci si sta avvicinando al confine. Uscendo dalla zona dominata dal Sole si arriva al vero spazio interstellare.

Alla Voyager 1 è già successo, lo abbiamo detto. E’ successo ben sei anni fa. Ed è interessante che stia per accadere adesso, per la Voyager 2. E’ interessante perché c’è questo fatto, che l’eliosfera non è stabile ma si muove avanti ed indietro in dipendenza dell’attività solare. Sarà importantissimo, per gli scienziati, capire quando la Voyager 2 traverserà effettivamente l’eliosfera (perché non ci siamo ancora, anche se siamo vicini, questo ci dice una attenta lettura dei dati).

Saranno mesi interessanti dunque quelli che ci stanno davanti, perché dalla registrazione puntuale dei raggi cosmici capiremo finalmente quando la Voyager 2 sarà finalmente fuori dal Sistema Solare.

Pronta anche lei per una nuova avventura. Imprevedibile, imprevista. Tutta da vivere, insieme. 

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