Lo sappiamo, a volte il modo più efficace per non comprendere qualcosa, è esattamente quello di starci dentro. A volte è necessario un po’ di distacco, per poter ragionare in modo pacato e comprensivo, senza farsi catturare dai complessi meccanismi di azione e reazione, di possesso e non possesso, con i quali combattiamo ogni giorno. Soprattutto, per far sì che la ragione dialogica ceda il passo allo stupore, si faccia da parte consapevole che la ragione è uno strumento meraviglioso ma, come ci ricorda Kant, è semplicemente un’isola nell’oceano sconfinato. 

Quell’oceano sconfinato che esonda dal nostro pensare spicciolo, e si percepisce (e si inizia a godere) soltanto allargando lo sguardo.

Non è strano dunque, che anche la persona più propensa ad ammirare le meraviglie dello spazio profondo, a studiarle ed indagarle e magari a discorrerne, nel proprio quotidiano mestiere di vivere si dimentichi dell’ambiente incredibile che ha intorno a lui, si scordi del pianeta meraviglioso che abita, insieme a tanti altri esseri viventi. Si perda per strada una parte importante di stupore possibile.

Bei discorsi, mi direte. Magari, mi direte anche, buttarsi in mezzo al traffico, compressi in file a lento movimento dopo appena mezzo caffè e ancora una notte da metabolizzare bene, non aiuta. Comprendo.

Meglio allora stare a chi si sveglia con un panorama un po’ diverso (e vede le cose da un ambiente in cui il traffico non è ancora il problema)..

Crediti immagini: NASA

Questa è l’immagine che l’astronauta Annie McClain ha mandato su Twitter il 21 del mese di febbraio, accompagnata dalla frase (mia libera traduzione) “Buon giorno a tutto questo mondo stupendo, e a tutte le stupende persone che lo abitano, che lo chiamano casa” .

Niente. Perché a volte bisogna guardare le cose da lontano, per capire quanto sono preziose. Quanto sono uniche, in tutto l’Universo.

E quanto siamo unici, anche noi.

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