Verrebbe davvero da commentare in questo modo, osservando il meraviglioso dipinto di Vincent Van Gogh, Notte stellata. Le stelle sono qui, il cielo è qui, è qui con noi. Non siamo separati, la separazione è appena illusione. Distorsione ottica. Il cielo infatti è qui.

Crediti: van GoghDigital Rendering: MoMAGoogle Arts & Culture, via Wikipedia

Le stelle, le galassie, non sono puntini distanti, ma appaiono sotto l’impressione più gioiosa e libera – potremmo dire- della loro vera rilevanza. Nel dipinto, sono insolitamente grandi e coinvolgono vastissime zone di cielo. La raffigurazione è tecnicamente inesatta, sotto il profilo scientifico, certo. Eppure ci pare più precisa e aderente al vero, che nemmeno fosse una rappresentazione fedele di un paesaggio sotto la volta celeste.

Perché ci appare più vera? Forse perché così “estesi” e danzanti, i corpi celesti ritornano alla dimensione ed al ruolo a noi più consoni, a noi più “corrispondenti”: ritornano a parlare al nostro cuore, come riprendendo un dialogo inopinatamente interrotto, per nostra supponenza, per nostra fretta, per nostra distrazione o presunzione.

Il cielo pieno di stelle e galassie di Van Gogh è la prefigurazione giocosa e piena di speranza, dell’uscita dalla cosmologia meccanicista, che proprio nel secolo diciannovesimo toccava il suo apice. Ma ormai sappiamo che dobbiamo superare questa impostazione, non più feconda.

Una cosmologia meccanicista e riduzionista non è un fatto scientifico dimostrato, tanto meno qualcosa che deriva direttamente da un insieme di leggi dell’universo. E’ invece una costruzione sociale (Boff, Hathaway, “Il Tao della liberazione“)

La sensibilità dell’artista già vede sul finire dell’ottocento, quello che si sarebbe compiutamente sviluppato solo più avanti, solo nei nostri tempi. Ora ricerchiamo una più intima unione tra cielo e terra, perché sappiamo che solo da questa rinnovata intesa, potremo sentirci completi, potremmo sentirci guariti.

Siamo completi solo quando possiamo riunire entrambe le visioni della realtà. In un certo senso, il “cielo” è un regno di possibilità, potenzialità e visioni, mentre la “terra” è un regno di forme che si sono manifestate in un luogo e tempo concreti. (ivi)

Nella genialità di Van Gogh c’è l’indicazione di esigenza profonda di riconciliazione tra terra e cielo: insieme – ognuno, meraviglia e stupore per l’altro – riprendono la fittissima e delicata trama del loro dialogo pacato e stellato.

Che fluisce sempre (se lo vogliamo) attraverso di noi.

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