Lo sappiamo, di galassie è pieno il cielo. Davvero pieno. Di forme e dimensioni differenti, certo. Quello che a volte ci manca è la capacità di stupirci, per tanta bellezza. Come dire, ci fossimo in un certo modo abituati, ci avessimo fatto abitudine, ci avessimo fatto il callo. E sarebbe triste, alla fine, perché nel cielo queste meraviglie continuano a brillare, e certo tutta questa bellezza, ha bisogno, ha davvero bisogno, di qualcuno che la guardi.
Però alla fine, penso, non è tutto perso. Io per esempio mi sono accorto di meravigliarmi ancora, guardando una foto come questa, una volta messa a tutto schermo. Quando l’occhio può spaziare tra le varie intarsiate delicate regioni di questo arazzo cosmico (esteso circa per centodiecimila anni luce), in effetti, c’è da meravigliarsi. Eccome.
Tecnicamente, il bello di questa galassia, rispetto a tante altre, è nella sua specifica orientazione, rispetto a noi che la guardiamo. Raramente si incontra una galassia così veramente vista di fronte, in modo che tutta l’imponenza dei suo bracci a spirale può arrivare al nostro occhio e nutrire la nostra meraviglia.
Tanto che, nonostante si trovi a ben 130 milioni di anni luce da noi, ci risulta facile “spiare” eventi particolari, e particolarmente luminosi, come lo scoppio in supernova di alcune stelle. E’ già accaduto nel passato e abbiamo un bel catalogo, che comprende, tanto per elencare, SN 1999cp, SN 2002cr, SN2002ed, SN2005P e SN2018dfg.
Dunque questa remota bellezza è tanto importante per l’occhio, quanto per poter ragionare e raccogliere dati su una fase della vita delle stelle più grandi (quella di supernova, appunto) che continua a trattenere diversi misteri, anche per gli addetti ai lavori.
A noi però adesso, basta ammirare questo delicato gioiello cosmico. E stupirci ancora una volta, del cielo e delle sue inesauste meraviglie.
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Buongiono Marco, sono “una nessuno” che incontra Dio e piange di commozione ogni qualvolta guarda il cielo stellato. Non c’è nulla che mi apra al mistero e al suo abisso come la contemplazione delle stelle in una notte serena!
Ho scoperto stamane questo blog e mi congratulo con te per il tuo essere un l’astrofisico poeta!
Grazie cara Giovanna! Se non ci fosse la meraviglia del cielo stellato, che ci interroga ogni notte che alziamo lo sguardo, forse non varebbe neanche la pena di fare astronomia. Sarà infatti sempre più una bellezza a muoverci, ogni altra cosa ormai ci stanca, è stanca.
Grazie per i complimenti, sarò contento se continui a seguire questo blog!
Un abbraccio.
Caro Amedeo, grazie a te la costanza affettuosa con la quale ci segui!
Ti dirò, facciamo semplicemente il nostro lavoro, di cui una parte importante (anche secondo le direttive del nostro ente) è la divulgazione, che deve interessare tutti i ricercatori e non soltanto i “professionisti” del settore.
Dunque in ultima analisi è per una fedeltà al nostro compito di scienziati, ed almeno per il mio caso, per un gusto particolare nel farlo. Ci sono cose tanto “incredibili” nel cielo, che è davvero bello poterle raccontare, ed è ancora più bello scoprire come possono catturare l’interesse delle persone, come si dice, “non addette ai lavori”.
Per l’anno prossimo, stiamo lavorando sull’idea di suggerire delle letture (una rubrica tipo “libro del mese”), sempre a carattere divulgativo ma sempre di qualità. Spero che ci seguirai anche in questo nostro tentativo!
Un abbraccio caro e un augurio di un Lieto Natale.
Mi piace questo “gioiello cosmico” e la freschezza della presentazione che scaturisce proprio dalla capacità di meravigliarsi. Aveva ragione S. Hawking quando – da una sedia a rotelle che lo ha inchiodato per circa mezzo secolo diceva: “Guardate le stelle invece dei vostri piedi. Cercate di dare un senso a ciò che vedete…”
Caro Amedeo, grazie per il tuo commento!
Sì è verissimo, e Hawking con il suo esempio ci insegna che si può coltivare questo senso di stupore e meraviglia per il cosmo, anche in situazioni certo non ideali… è una cosa che dobbiamo sempre imparare, ogni giorno di nuovo.
E chissà, forse lo studio del cielo è anche per questo. Per proseguire un cammino dentro di noi, per scoprire e abbracciare il “nostro” cielo… Forse è per questo che studiamo le stelle, in fondo in fondo?
Ciao Marco, finché voi continuate in questo impegno rivolto a “tradurre” il cosmo degli scienziati in un cosmo da tutti “afferrabile”, in qualche modo, a noi non resta che ringraziarvi e… stupirci – con voi – di tante meraviglie macroscopiche che “ci si avvicinano” nonostante la loro distanza misurabile solo in anni luci.
Grazie a te ed ai tuoi colleghi e collaboratori.