Disegno di Davide Calandrini (diritti riservati)

Bene ed ora,
lasciati andare nel

mistero del
tuo essere.

Dimmi, quanto ancora ti manca
per essere completa cioè per

rifulgere, ringraziare
esattamente ringraziare, intendo,
della tua imperfezione:

direi quindi, direi

lasciati precisamente andare
al tuo lavoro così
come è ora alla
tua vita proprio
com’è adesso non

mi fare più
resistenza
ti prego non
farne più,
affatto ma

lasciati andare a come sei perché
sei inaccettabilmente splendida
come sei, se appena

di moto quasi involontario
lo ammetti, di quasi piana distrazione
finalmente, lo permetti.

E basta cercare, basta.

Non cercare mai più
non cercare mai più di essere
altro non provarci
proprio più

ad essere diversa differente
altro da questo ed invece

ràdicati in tutto quello
che sei, che finalmente
sei diventata.

Ti supplico ancora, per piacere,
non cercare altro ma
ràdicati, cerca radici fonde
spesse e robuste, risplendi luminosa

di ciò che adesso sei, mostralo
mostralo al mondo ciò che sei
rivolta ciò che nascondi verso fuori –
e fallo pure con orgoglio che l’unico

l’unico tuo possibile vanto
è accogliere, l’unico
vento nuovo è
quello di radicarsi e
accogliere nel Sì tutto
quanto ti è stato donato in questi

lunghi preziosi anni,
tutto quanto hai assorbito e
lo splendore di quello che sei ora e non
quello che decideresti d’essere ma appena

quello che ora sei. Purissima
contraddittoria
sporca impresentabile così
dolce e luminosa. Oro e fango,
insieme: come veramente tu sei.

Stasera,
celebra danzando, la
tua imperfezione di
diamante.

Ama perdonandoti il tuo
tenero peccato, il luogo dove
sei più te stessa sei
senza difesa, più.

Dillo dunque, urla finalmente quel Sì
a ciò che ora sei. E pacificati, facci casa,
facci tiepido nido, dentro quel Sì:

tenero nido riparo glorioso, conforto nelle
tempeste dei giorni e nella cara quiete
dell’anima stanca.

Tutto riposati, in quel solo Sì.

Da “Imparare a guarire” (Di Felice Edizioni, 2018). 

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