Molto suggestiva questa foto di Saturno dalla sonda Cassini, che ci restituisce il sito APOD, galleria inestimabile ed ormai decisamente ampia. Il sito infatti raccoglie immagini astronomiche da circa 25 anni, selezionandone una al giorno insieme con una breve spiegazione (purtroppo manca ancora la versione in lingua italiana, ma sovente le immagini parlano da sé, per così dire).

Potrebbe essere una risorsa valida da consultare in questi giorni di forzato confinamento casalingo, insieme direi ovviamente con Media INAF, che rimane il mio preferito in lingua italiana: non solo perché fatto dal mio ente, e che anche di questi tempi mantiene una eccellente copertura – in tono divulgativo ma sempre rigoroso – su tutti i risultati notevoli nella ricerca astronomica, con un occhio particolare (che non guasta mai) verso gli importanti contributi italiani.

Venendo ora a questa specifica, la cosa che forse più colpisce sono i colori di questa immagine, un’arco di gradazioni veramente deliziose. E sono, in realtà, appena appena “ritoccati” rispetto a quanto potrebbe scorgere una persona, qualora dovesse essere (assai improbabilmente) lanciata in questo viaggio interplanetario.

Una vista stupenda del pianeta Saturno, da parte della sonda Cassini. Crediti: NASA, ESA, JPL, ISS, Cassini Imaging Team; Processing & License: Judy Schmidt

Non è una cosa nuova, in ogni modo. Cassini ha acquisito questa bella immagine circa quindici anni fa: durante il periodo che passò orbitando intorno a Saturno (gli anni dal 2004 al 2017) la sonda ci inviò moltissime immagini di particolare bellezza e precisione, contribuendo non poco all’avanzamento degli studi planetari, e ne abbiamo parlato spesso anche su queste colonne, come si dice. Il tutto, prima di finire la sua gloriosa missione, come sappiamo, tuffandosi nell’atmosfera del pianeta gigante.

Ma, cosa ha creato questa delizia di colori, su Saturno? Il bello è che… no, non lo sappiamo. Ovvero, qualcosa sappiamo, in verità. Qualcosa sì, ma non tutto. La parte settentrionale appare azzurrina per lo stesso motivo per cui il nostro cielo appare azzurro, così crediamo: l’atmosfera diffonde meglio le frequenze azzurrine, e questo crea questa semplice magia. D’accordo. Ma come mai la parte meridionale del pianeta non mostra la stessa tonalità dominante, anzi si tinge di delicate striature d’oro? La verità è che non lo sappiamo. Perché poi alcune nubi siano di aspetto quasi “dorato”, ebbene nemmeno questo sappiamo, ancora.

La verità è questa, ed ci porta ad una indicazione ben più generale. Abbiamo tanti dati raccolti dalle sonde a spasso per il cosmo, che attendono ancora una compiuta e convincente interpretazione. La realtà ci si mostra sempre più poliedrica, interconnessa, variopinta, più raffiniamo la nostra indagine e interroghiamo il cosmo con strumenti sempre via via più raffinati.

La riprova è immediata, perché proprio in questi giorni sono diverse le missioni che sono state messe in stand-by a motivo dell’emergenza Covid-19: tanto per dire, l’ESA ha “fermato” le missioni Cluster, ExoMars Tgo, Mars Express e Solar Orbiter, ma non per questo i ricercatori si ritrovano senza niente da fare. Anzi! Anche restando a casa, per loro (dovrei dire, per noi), si può lavorare, e il lavoro non manca. Per usare le parole di Angelo Antonelli, direttore dell’Osservatorio di Roma e responsabile INAF per il progetto Magic,

«…l’attività scientifica continua. In questi anni abbiamo infatti raccolto tanti dati. C’è un sacco di lavoro scientifico da fare, anzi, cogliamo questa occasione per impegnarsi ancora di più nell’analizzare i dati che abbiamo, e nel cercare di tirarne fuori quante più informazioni possibili per pubblicare».

In questo periodo in cui molta gente rischia anche per il (necessario) stop imposto a diverse attività lavorative, è una fortuna ed un privilegio, per molti ricercatori scientifici, poter proseguire l’attività anche (e per molta parte) da casa. Certo, qualcosa che anche dieci anni fa non sarebbe stata così semplice, qualcosa che è resa possibile dall’avanzamento notevole che hanno avuto le tecnologie di comunicazione e di trasferimento dei dati.

Una fortuna e un privilegio, che noi ricercatori siamo inviato a mettere a frutto, adesso. Per il beneficio di tutta la collettività.

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