Le cose spesso non sono come sembrano, si dice. Già, ma come sembrano? Che intendiamo esattamente con questa domanda? La bellezza è negli occhi di chi guarda, verissimo anche questo. E aggiungerei, dipende anche dalla natura della luce. Da parametri ben definibili, come frequenza ed intensità. Ecco che variando questi parametri otteniamo una visione del mondo totalmente diversa. Quindi, potremmo anche chiederci, quanti mondi esistono? Forse uno per ogni modo di guardare?

Perché la cosa non rimanga astratta o fumosa, ecco qui una immagine che esemplifica brillantemente la faccenda.

Dei molti modi di guardare Titano (Crediti: VIMS TeamU. ArizonaU. NantesESANASA)

Si tratta della luna Titano che orbita intorno a Saturno (di tante lune che gli girano intorno, la più grande). Ora, le sei immagini che si dispongono intorno a quella centrale, sono state acquisite dalla sonda Cassini in varie occasioni, durante tredici anni di attività, e sono state acquisite in banda infrarossa. Il confronto con l’immagine al centro – acquisita nella regione del visibile dello spettro elettromagnetico (come vedremmo noi con i nostri occhi, insomma) – è alquanto sorprendente.

Questo si deve al fatto che nelle frequenze dell’infrarosso, l’assorbimento da parte dell’atmosfera del pianeta è drasticamente ridotto, e riusciamo a percepire importanti particolari della superficie. Nel visibile questo è impossibile, e dunque rimaniamo ad ammirare un corpo celeste “avvolto” nel più fitto mistero. Del resto, abbiamo già avuto modo di riscontrare questa peculiarità per cui a volte “conviene” guardare in modo un po’ diverso dall’ordinario: il caso di Giove è appena un esempio, in questo senso. Ma sulle informazioni che ci arrivano dalle bande dell’infrarosso potremmo senza dubbio passarci ore ed ore, imparando cose assai interessanti.

E ovviamente, non esiste solo l’infrarosso. C’è tutto uno spettro completo di frequenze, ognuna delle quali potenzialmente ci porta in “mondi diversi”, ci regala nuove preziose informazioni.

Quindi, cosa vuol dire guardare qualcosa? E soprattutto, come possiamo pensare che guardare ci restituisca una informazione univoca, oggettiva, indiscutibile? L’informazione che riceviamo dipende da molte cose, anche dal modo di guardare.

E a volte, dunque, anche ponendo lo sguardo su ciò che sarebbe ricchissimo di particolari, potremmo derivarne la convinzione che non vi sia proprio nulla da vedere. Perdendo così una occasione di conoscenza e – perché no – di purissima meraviglia.

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