Anche questa immagine piena zeppa di stelle, è merito del Telescopio Spaziale Hubble (e quante aperture meravigliose sul cosmo non avremmo, senza di lui). Nel dettaglio, è una istantanea dell’ammasso globulare NGC 1866. Non si trova nella nostra galassia, ma dimora ai bordi della Piccola Nube di Magellano, galassia nana di forma irregolare, in orbita attorno alla Via Lattea.

L’ammasso stellare NGC 1866. Crediti: ESA/Hubble & NASA

Di ammassi ce ne sono tanti (ognuno a suo modo è una composta meraviglia, fonte di informazioni preziose), ma questo è davvero particolare. Intanto, pur essendo extragalattico, è abbastanza vicino da poter risolvere le singole stelle. E c’è dell’altro. Ricordate, si è già visto come gli ammassi globulari siano tra le cose più antiche, là fuori. Ma qui c’è qualcosa di particolare. Qui, diverse generazioni di stelle convivono assieme: non è appena un paese per vecchi (come per molti ammassi), ma si trovano frizzanti segni di stelle bambine, assieme a compagne ben più attempate.

Potrebbe essere stato l’incontro con una nube gigante di gas, il trucco che ha rivitalizzato l’ammasso stimolando formazione di nuove stelle, quando le prime erano già mature. Un incontro, dunque, avrebbe dunque permesso ad NGC 1866 di poter ospitare popolazioni stellari così diverse. Senza questo incontro particolare, tutto sarebbe rimasto così, prevedibile, con poche sorprese.

L’incontro è pericoloso e stimolante, al tempo stesso. Rappresenta un punto unico e insostituibile di crescita, di sviluppo. Di novità. In astronomia come ovunque. “Io amo vivere al crocevia, nei punti di incrocio. Sono punti di incontro, di ricerca e anche snodi pericolosi dove, come si diceva un tempo, passano i briganti”, afferma il poeta e filosofo Marco Guzzi. Declinando, con ogni probabilità, qualcosa di sorprendentemente vero, ad ogni scala.

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