Fateci caso, in astronomia si parla di quanto è vecchio l’universo (a proposito, siamo sui 13,8 miliardi di anni), e così ci si istalla in mente l’idea di un cosmo un poco stagionato, interessante ma non certo spumeggiate, che ha fatto tante cose, d’accordo, ma ormai è un po’… quello che è.

Ed è ancora il paradigma dello stato stazionario, alla fine, che ci ingombra la mente. Quel pensiero che in fondo niente di sorprendente può accadere, là fuori (e non solo). Meno male che i controesempi non mancano: così possiamo fugare questo pensiero errato, ogni volta che ci torna addosso.

Image Credit & LicenseNASAESAHubbleProcessing: Judy Schmidt

Eccone uno, uno tra molti. Si chiama NGC 346 ed è una regione di formazione stellare, a circa 200 anni luce da noi (dietro l’angolo, per le scale cosmiche). Ancora una volta, è il Telescopio Spaziale Hubble a restituirci questa stupenda immagine. La regione fa parte della Piccola Nube di Magellano, una galassietta piccola ma suggestiva, satellite della nostra. E qui c’è la chiarissima evidenza di tante tante stelle bambine, stelle in formazione nella loro nube natale, avvolte tiepidamente nell’alone rosso che per la presenza di gas e polveri indica così bene questi luoghi di fresca nascita.

Nella canzone Notturno Indiano, un canto tradizionale ripreso magistralmente da Angelo Branduardi, si parla delle stelle bambine, di un cielo luogo di intatta meraviglia. Soprattutto, di uomini ancora capaci di meravigliarsi. Ancora bambini, in un certo senso: proprio come queste stelle.

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