Sembrerebbe più un titolo da prima pagina che una notizia astronomica: tuttavia non si riferisce a tafferugli in qualche centro città, ma all’ambiente spumeggiante e attivo, piacevolmente caotico, che si trova al centro della Nebulosa di Orione.

La stupenda Nebulosa di Orione. Crediti: NASA/JPL-Caltech STScI

Sono zampilli gassosi di idrogeno, zolfo e vari idrocarburi che cullano una delicata e stupenda collezione di stelle bambine in questa immagine composita della Nebulosa, ottenuta combinando dati di Hubble con quelli del Telescopio Spaziale Spitzer. La vista nel visibile e in banda ultravioletta di Hubble rivela che idrogeno e zolfo sono stati riscaldati dalla intensa radiazione che proviene dalle stelle giovani e di grande massa. Con Spitzer che indaga in infrarosso, possiamo vedere l’interno della nuvola, la parte più ricca di gas e polvere.

C’è un gioco di squadra ormai indispensabile per proseguire nell’esplorazione dello spazio. Le informazioni che ci giungono dal cielo richiedono un ascolto complesso e variegato, che possiamo ottenere solo mettendo insieme diversi strumenti. Ovvero, collaborando.

Tanta strada è stata fatta dalle prime fotografie (già stupende) della Nebulosa, tanta ancora ne possiamo fare. Mettendo mano a questa opera comune, che riguarda tutti, che possiamo senz’altro chiamare (ri)scoperta del cielo.

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