Questa è una immagine su cui vale sostare meditando la sua eccezionalità. Siamo abituati ormai a fronteggiare un flusso continuo di media, streaming, messaggi di chat (spesso inutili), notizie (spesso fatue) ed email, davanti ai quali ci difendiamo così, diminuendo l’attenzione. Ma questa è una cosa diversa, che rimane. Che rimarrà per molti, molti anni. Fermiamoci. Guardiamo.
Stiamo osservando una foto di Plutone presa da circa 18.000 chilometri di distanza dalla superficie, dalla sonda New Horizons. Precisamente, quando quindici minuti dopo il momento di massimo avvicinamento, la sonda NASA prende questa immagine “volgendosi indietro”. Siamo nel 2014. Sono passati più di sei anni e questa è una delle immagini più definite di Plutone che abbiamo. E passeranno molti, molti anni ancora, e le foto della New Horizons rimarranno lo stato dell’arte per quanto riguarda il pianeta nano.
Per ottenere questa foto è stato necessario un viaggio. Un viaggio durato quasi dieci anni, durante i quali la sonda è state messa in ibernazione e poi (grazie al cielo) risvegliata, con una procedura che ha lasciato gli scienziati con il fiato sospeso, fino alla conferma che tutto fosse andato bene.
Onore a New Horizons, che ci ha aperto un mondo. Prima di lei, le foto di Plutone erano un cerchietto grigio, e (quasi) basta. Grazie a lei possiamo guardare Plutone, per la prima volta nella storia. Gli avvallamenti, le catene montuose. La ricchezza che increspa di indubbi interesse un corpo celeste derubricato perfino dal rango di pianeta. Rendiamoci conto: per avere foto migliori di questa, sarà necessaria un’altra missione, con tutto il tempo necessario alla preparazione e al viaggio (posto che vada tutto bene, poi).
Vuol dire, in parole povere, che questa foto (che ci mostra un panorama esteso per quasi 400 chilometri) è assolutamente unica. E lo rimarrà per molto, molto tempo ancora.
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