Quattro giorni fa, essendosi ormai stabilita su Marte, Perseverance ha deciso di concedersi un primo giretto. Tanto per dare una prima occhiata intorno. Nell’immagine qui sotto, ad alta risoluzione, si scorgono bene le tracce lasciate sul suolo marziano dalle sei ruote del rover.

Perseverance inizia a guardarsi intorno… Crediti: NASAJPL-CaltechMars 2020

Questo primo giretto esplorativo, è durato appena una mezz’oretta. Dopo di questo ne è stato effettuato un altro, un po’ più esteso. Per ora Perseverance è stato cauto e si è mosso per un totale di appena 6,5 metri. Le intenzioni sono buone, però: in futuro si attendono escursioni regolari di circa 200 metri ognuna, o anche più estese.

Al di là del dettaglio delle prestazioni atletiche di Percy, a me colpisce la foto in alta risoluzione. Se la ingrandisco a pieno schermo (consigliabile un computer, non un telefonino) non posso evitare di rimanere un attimo senza fiato. Mi sembra di esserci su Marte. Immagino cosa vorrebbe dire posare un piede su quel pianeta, mai solcato da nessuno. E mi sperdo nel pensiero. E soprattutto, quei sassi, quelle pietre. Distanti da noi (mediamente) 220 milioni di chilometri, eppure – in questa foto – così precisi, definiti.

L’astronomia è il luogo della meraviglia, è l’affaccio sull’ignoto reso comprensibile, fruibile. Grazie alla tecnologia, certamente. Ma più ancora, grazie alla capacità tutta umana di sognare. E non porre limiti al sogno.

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