In questo periodo mi viene sempre in mente. Il racconto si chiama Vuol dire nascita. Da quando l’ho scritto sono passati nove anni, e in nove anni molte cose sono accadute. Cose belle che rinforzano il canale di comunicazione tra la scrittura e l’astronomia, come il mio ingresso nel Gruppo Storie. Ora, anche in redazione di Edu INAF, il magazine di didattica e di divulgazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (a proposito, proprio oggi esce un articolo che fa il punto su di un bel progetto come il Concorso Gianni Rodari).

Molte cose da quel 2012, dunque. Grazie al cielo, molte. Però questo lo sento ancora molto mio, sento che c’è qualcosa che ogni volta mi fa affezionare, mi fa stare bene tra le parole di questo breve testo.

Era la mattina del ventiquattro e Alessandro non aveva risorse diverse dal guardare il tempo fluire via, senza poter intervenire. Ogni tentativo di intervento, ogni schema di pensiero di qualsiasi tipo, gli procurava solo fitte di mal di testa. Meglio sedersi a lato, ed aspettare.

Vuol dire Nascita

Sarebbe facile disquisire ed analizzare, ma non credo sia la cosa migliore. Appena un piccolo racconto, senza pretese. Visto che è legato al Natale mi piace riproporlo adesso.

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