Mai come in questi giorni è una parola importante. Ma se ci giro intorno riesco difficilmente a capire, ad entrarci dentro. A vederla in un modo definito, univoco. Mi rimanda molti significati, piuttosto.

Liberazione dall’invasore, come si celebra giustamente oggi. Ma chi è l’invasore? Soltanto un invasore esterno? Solo di lui mi devo preoccupare? Certo non è poco e non c’è da minimizzare, in alcun modo. Un’invasione che avviene nella storia è portatrice sempre di brutalità indicibili. Domandare pace sembra utopico a molti, eppure è l’unica strada. Papa Francesco lo dice, praticamente inascoltato dai media:

Per favore, per favore: non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace!

Ed è giusto celebrare oggi la liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. Ciò detto, voglio andare oltre. Ci sono altre invasioni di cui mi dovrei preoccupare? Questo porta alla domanda più sottile, cosa è una invasione? Mi invade chi entra nel mio spazio – fisico o di attenzione – senza il mio permesso, senza il mio consenso. Entra per fare come a casa sua, decidere di me, del mio corpo, della mia mente, secondo i suoi interessi. Non è una relazione con me, non c’è dialogo paritario, non c’è scambio sottile di esperienza. C’è prevaricazione, offesa, sfregio. Chi mi invade non vuole conoscermi, percepirmi come individuo, diverso da tutti gli altri. No, lui vuole sopraffarmi.

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