Blog di Marco Castellani

Mese: Febbraio 2023

Cultura

C’è un senso sbagliato che a volte accompagna la parola, un senso sbagliato perché foriero di una catena di fraintendimenti senza fine. Il senso sbagliato è (qui, e quasi sempre) nella separazione: specificamente, qui è nell’idea di cultura che divide, che tiene lontani, che erige barriere (tra chi sa e chi non sa). Che è elitaria, settaria, escludente. Tale senso è sapientemente inquadrato nella canzone di Giorgio Gaber, Il dente della conscenza.

C’è un senso corretto, naturalmente. Quello da recuperare. Lo trovo mirabilmente espresso in questo brano di Don Giussani, tratto dal testo Dare la vita per l’opera di un Altro:

Parlare di cultura, infatti, è parlare di tutto l’assetto umano della nostra presenza nel mondo, perché la cultura non è un esito ricercato dagli appassionati o dai competenti: la cultura è ciò da cui l’uomo trae tutto il suo comportamento, ciò a cui si ispira nel suo comportamento come origine di tutto, nel formularlo e dispiegarlo seguendo l’evoluzione delle cose e della vita, e nell’affermazione dello scopo ultimo di ciò che egli compie, cioè del suo destino.

Qui trovo finalmente quello che sto cercando. La cultura come l’assetto umano della nostra presenza nel mondo. Potente, come formulazione. Gravido di varie conseguenze. Intanto, come prima implicazione, riguarda tutti. Difatti non puoi non avere un assetto, non puoi tirartene fuori. E parimenti, nessuno può tirartene fuori. La cultura non è per pochi, non è per una casta, è di tutti e per tutti.

Loading

Tradizione e innovazione, scelta che non esclude

Davvero un’immagine bellissima, non ci si stancherebbe mai di guardarla. Di perdersi dietro ai particolari più minuti. Questa parte dell’ammasso aperto NGC 6530 potrebbe apparire come un muro di fumo spesso, tempestato di stelle. Di fatto è una raccolta di diverse migliaia di stelle che si trovano ad una poco superiore ai quattromila anni luce. L’ammasso fa parte a sua volta della Nebulosa Laguna, che appartiene al braccio di spirale galattico immediatamente più interno del nostro, il Braccio del Sagittario.

Una parte dell’ammasso stellare NGC 6530
Crediti: ESA/Hubble & NASA, O. De Marco; Acknowledgment: M.H. Özsaraç

Colpa del gas interstellare, se l’immagine ha questo particolare carattere fumoso. Come sappiamo, osservare in banda infrarossa è essenziale per investigare gli ambienti ricchi di gas e polvere, come questo. L’immagine che vedete è stata acquisita grazie alla capacità di Hubble di spingersi anche nel vicino infrarosso. Ma le capacità osservative in infrarosso del James Webb Telescope, davvero senza precedenti, ci permetteranno di compiere passi avanti giganteschi e complimenteranno assai efficacemente queste pur straordinarie immagini di Hubble.

Loading

Il ritmo della Luna

In fin dei conti il problema è questo, soprattutto. Che ci siamo progressivamente affrancati dai ritmi della terra, delle stagioni, del cosmo. Fino a costruirci una vita sintetica e appunto, artificiale, con delle scansioni temporali che sono fuori dal mondo, che ci straniscono e ci affaticano. Perché noi siamo nel mondo, siamo fatti di stelle, intrecciati di materia universale. I cicli del cosmo sono i cicli del nostro corpo, il ciclo stesso della fertilità femminile è in suggestivo accordo con il ciclo di rivoluzione della Luna attorno al nostro pianeta.

Ecco perché capisco bene quanto scrive il musicista Peter Gabriel nelle note che accompagnano l’uscita del brano Panopticom, primo dell’album i/o di prossima pubblicazione (traduco di seguito, in modo libero).

Alcuni brani di quelli di cui sto scrivendo per questa occasione, ruotano intorno all’idea che sembriamo incredibilmente capaci di distruggere il pianeta che ci ha dato alla luce e che se non troviamo il modo di riconnetterci alla natura e al mondo naturale perderemo moltissimo. Un modo semplice di realizzare una maggiore adesione a tutto questo è è guardare il cielo… ed osservare la Luna mi ha sempre portato qui.

Saranno infatti le fasi lunari anche a dare il ritmo alle uscite dei brani di questo nuovo attesissimo album, da parte di un musicista che insieme ai Genesis ha davvero scritto la storia del rock progressivo, per poi intraprendere una carriera solista caratterizzata da una grande originalità espressiva. Nello specifico, verrà resa pubblica una nuova canzone ad ogni plenilunio. Abbiamo già iniziato, appunto, con la canzone Panopticom, che è stata svelata in occasione della luna piena del giorno 6 gennaio 2023.

Per gli affezionati, un motivo ulteriore per attendere quei giorni in cui la Luna è massimamante presente – quasi invadente – nel nostro cielo. Per me astrofisico, estimatore dell’arte di Peter, un espediente che collega efficaciemente due miei universi affettivi, musica ed astronomia.

Loading

Un mondo di ammassi

Una volta governavano la Via Lattea. La facevano da padroni, insomma. Ai tempi della formazione della Galassia, si ritiene che fossero addirittura migliaia gli ammassi globulari che, in gran parte, migrarono poi verso l’esterno. Adesso ce ne sono rimasti un poco meno di duecento, a contar bene.

L’ammasso globulare galattico NGC 6355
(Crediti: ESA/Hubble & NASAE. Noyola, R. Cohen)

Non è stata solo una fuga. Nel tempo, molti ammassi che avevano scelto di rimanere, sono stati anche distrutti da incontri ripetuti con altri ammassi oppure con il centro galattico, altra regione densissime di stelle. La cosa interessante è che i relitti rimasti sono antichissimi, più antichi di ogni altra struttura esistente nella Galassia, tanto che i più vecchi, stabiliscono un limite inferiore all’età dell’universo.

Loading

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén