Una volta governavano la Via Lattea. La facevano da padroni, insomma. Ai tempi della formazione della Galassia, si ritiene che fossero addirittura migliaia gli ammassi globulari che, in gran parte, migrarono poi verso l’esterno. Adesso ce ne sono rimasti un poco meno di duecento, a contar bene.

L’ammasso globulare galattico NGC 6355
(Crediti: ESA/Hubble & NASAE. Noyola, R. Cohen)

Non è stata solo una fuga. Nel tempo, molti ammassi che avevano scelto di rimanere, sono stati anche distrutti da incontri ripetuti con altri ammassi oppure con il centro galattico, altra regione densissime di stelle. La cosa interessante è che i relitti rimasti sono antichissimi, più antichi di ogni altra struttura esistente nella Galassia, tanto che i più vecchi, stabiliscono un limite inferiore all’età dell’universo.

Alcuni ricorderanno, al proposito, che negli anni Novanta del secolo scorso vi fu – come dire – un prolungato periodo di perplessità, per molti astronomi: gli ammassi più antichi risultavano molto più vecchi dell’età dell’Universo che si otteneva dagli studi cosmologici! L’astrofisica diceva diciotto miliardi, la cosmologia diceva la metà. Bel divario, eh? Ora la faccenda si è sistemata, il progredire degli studi ha portato astrofisica e cosmologia a venirsi incontro ed accordarsi in modo efficace. Per gli astronomi adesso l’Universo è antico circa 13,8 miliardi di anni, un pelino di più degli ammassi più maturi.

E quelli giovani? Beh, ce ne sono ben pochi nella Via Lattea, a dire il vero, perché da un po’ di tempo le condizioni non sono più favorevoli per la loro formazione. (nella nostra galassia, in altre – come le Nubi di Magellano – è ancora diverso).

Questa immagine ce la regala il Telescopio Spaziale Hubble e ci mostra l’ammasso NGC 6355, antico di circa tredici milioni di anni. La gran parte delle stelle si trova addensata al centro della struttura: le stelle sono animali sociali e gradiscono molto il ritrovarsi insieme.

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