Vero, è stato detto molte volte, qui. Però a me piace provare a ricordarlo spesso, tentare di ritornarci ogni volta che posso. Perché me lo scordo. E se me lo scordo è come se mi catapultassi indietro, dentro il modello di universo statico. Cioè, guardo fuori e niente, non si muove nulla. Se non faccio esperienza – almeno indiretta, tramite la scienza – che in questo momento il Sole viaggia a più di 220 chilometri al secondo. Che i quasar lontani sono immensamente più lontani di ieri.

L’universo si muove, eccome. Ma già pensarlo mi apre la mente. Lei poi subito si richiude, e devo ripensarlo, ancora ed ancora

Meno male che ci sono tante evidenze, che mi confortano.

La Nebulosa del Granchio è il primo oggetto del catalogo di Messier, il catalogo della cose che non sono comete. Viene appunto chiamata M1. Fatta da resti di una supernova esplosa nel 1054. Larga dieci anni luce, adesso. E si espande. A più di 1000 chilometri al secondo.

Tra il 2008 e il 2022, tramite un telescopio austriaco, sono state prese delle foto della nebulosa. Mettendole insieme, già in questo ristretto arco temporale si apprezza il movimento di espansione della nebulosa. Si apprezzano anche le emissioni ad alta energia che circondano il nucleo, dove vive una pulsar rapidamente ruotante.

Tutto si muove, tutto scorre. A volte sono solo i nostri pensieri che sono fissi.

Lavoriamo a questo lavoro di accordatura con il cosmo, così da diventare veramente contemporanei alla nostra scienza. Un lavoro non da poco, d’accordo. Un lavoro che – per citare Marco Guzziva semplicemente appreso e fatto.

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