Siamo abituati a credere che niente può davvero cambiare. O piuttosto, ci hanno abituati? In ogni caso, quando ero più giovane non era così. C’era un senso frizzante di rivoluzione, sentivo che il mondo stava per cambiare. Profondamente. In meglio. Non è tanto una questione politica, o esclusivamente tale, come poteva sembrare. Era proprio una questione esistenziale. Tutto stava per cambiare, finalmente. Lo sentivo, era nell’aria, era questione di pochi anni, forse pochi mesi, tutto sarebbe cambiato.

Tutto è in movimento, la stasi è una tentazione mentale, da superare…

Poi non si capisce bene come, e soprattutto quando. Lentamente, inesorabilmente, qualcosa si è definito, nella vita. Si è messo a fuoco, crescendo. Ma qualcos’altro si è affievolito, quasi spento. E intanto è cresciuta una convinzione, non detta, ma forte, limpida, inevitabile. Niente può cambiare a livello di società, niente. Tanto vale organizzarsi per quanto si può, nel proprio privato. Vivere alla meno peggio. Perché tutto il resto sono sogni. Le rivoluzioni non funzionano, le rivoluzioni non esistono.

Però perché allora il cuore desidera ardentemente qualcosa se essa non esiste? Una super beffa cosmica? Mi dispiace, non mi convince, non ci credo: il cuore mi sta dicendo realmente qualcosa. Qualcosa a cui la mente non vuole aprirsi.

Mi fido del cuore. Quindi si può ancora cambiare. L’universo statico è una incrostazione del pensiero, non è la realtà. E i fallimenti passati ci possono insegnare la direzione da prendere per la vera rivoluzione. Come se insomma le avessimo provate tutte. Sei l’urtima rimasta, devi esse’ quella giusta cantava Franco Califano già nel lontano 1976.

Ma avete notato che tutti quelli che sognano un mondo migliore, che indugiano nel rimpianto e nel ricordo, che favoleggiano mitici tempi e passati feromonici ardori, divetano subito iper cinici riguardo alle opportunità presenti di cambiare, iper diffidenti verso chi non si rassegna e cerca comunque di muoversi per un cambiamento? Ma è inevitabile questo cinismo? Soprattutto, è una buona idea? Una cosa che serve?

Il movimento Darsi Pace ha proposto a tutte le persone in ricerca, di radunarsi intorno ad una Carta della Nuova Umanità, di firmarla. L’ho letta, l’ho un po’ ruminata. A me piace. Non so dove andrà – non lo sa nessuno – ma come posso scansare una opportunità e poi continuare a lamentarmi? Se provassi a dare un minimo di fiducia, infrangendo lo specchio che riflette un me stesso in assoluta stasi, occupato in faccende di piccolo cabotaggio, disilluso e scontento di come vanno le cose? Se provassimo a credere di nuovo?

Io ho letto e volentieri firmato. Vi invito a farlo sul sito apposito, o in uno degli incontri di promozione della carta, che verranno fatti in varie città italiane. Perché l’universo statico è francamente diventato insopportabile. E tra le altre cose, è anche smentito dalla scienza.

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