– Anita, guarda! – mamma adesso le stringe la mano più forte.
– Guarda cosa, mamma?
– Guarda in alto!
Un po’ infastidita, Anita alza lo sguardo. E improvvisamente vede. Vede miriadi di puntini luminosi brillanti, quelli che non si scorgono mai, in città. Vede un cielo pieno pieno di stelle, come non se lo ricordava da tanto. Accidenti. È un cielo semplice e bellissimo.
L’immagine è stata catturata dal telescopio, attaccato ad un pallone in galleggiamento a circa 33 chilometri da terra. SuperBIT cattura immagini di galassie dalla banda visibile al vicino ultravioletto: la cosa era già nelle corde del più attempato Telescopio Spaziale Hubble, ma SuperBIT vanta un campo di vista molto più grande.
Questa immagine è di appena quattro giorni fa e rappresenta anche la vista più definita del piccolo drone chiamato Ingenuity, impegnato in ricognizioni aeree del panorama di Marte. In due anni precisi, Ingenuity ha appena completato il suo cinquantesimo volo, superando di ben dieci volte le aspettative iniziali.
Ingenuity è arrivato su Marte nel febbraio del 2021, strettamente abbracciato al rover Perseverance. Ideato come dimostrazione tecnologica della possibilità di effettuare voli controllati su altri pianeti (cosa che non si era mai tentata), ci si aspettava da lui, ragionevolmente, non più di cinque voli. E già il primo volo fu considerato – a ragione, direi – un grande successo.
Come sarebbe abitare sull’esopianeta LHS 475 b? Cosa si potrebbe vedere? Non lo sappiamo per certo, non lo sa nessuno. E siate onesti, non vi eravate mai posti la domanda! Però l’intelligenza artificiale ci viene in aiuto, immaginando al posto nostro questo panorama.
Per la cronaca, l’esistenza di questo esopianeta è stata prima indicata dal satellite TESS e poi confermata da osservazione del telescopio spaziale James Webb. Quel che sappiamo per certo è che LHS 475 b possiede una massa simile a quella della Terra e orbita intorno ad una stella di colore rosso a circa 40 anni luce da noi.
Davvero, le stelle ci riservano il meglio – dal punto di vista artistico – proprio nelle loro ultime fasi di vita. Se quelle grandi ci stupiscono con l’esplosione a supernova, per quelle più piccoline come il nostro Sole oppure M2–9, nell’immagine, il destino è di trasformarsi in nana bianca espellendo nello spazio gli strati gassosi più esterni.
L’arte viene chiamata in causa proprio allora, perché il gas espulso forma spesso delle figurazioni meravigliose, chiamate nebulose planetarie. Sconfinate pitture celesti che svaniscono piano piano, nell’arco di migliaia di anni.
Ogni tanto per capire cosa ci sto a fare qui mi serve dare un’occhiata indietro, per ricordarmi come sono arrivato qui.
Questo progetto (per molta parte con il precedente nome di gruppolocale.it) è in corsa da diversi anni. Forse è proprio questo il suo reale valore, al di là delle notizie astronomiche che ora meglio e più diffusamente vengono rilanciate da ottimi siti, come Media INAF per esempio.
Qui cerco dunque un punto di vista, mi permetto collegamenti che non potrei fare se non in un blog personale. Anche, prendo vantaggio del mio non indifferente archivio. Il progetto è online dal lontano maggio 2002 ma in realtà anche da prima, sia pure in forma che nell’originale è ora difficilmente fruibile.
Gli astronauti a bordo della stazione spaziale possono gustarsi sedici albe e tramonti ogni “giorno”, a motivo della grande velocità orbitale, superiore ai 27.000 chilometri all’ora. In più di venti anni di attività, le persone che hanno vissuto a bordo, hanno circumnavigato la terra migliaia di volte.
Bella questa immagine dell’ammasso globulare NGC 2419 acquisita da Hubble. NGC 2419 è uno degli ammassi più remoti nella Via Lattea, si trova infatti a circa trecentomila anni luce dal Sistema Solare. Al confronto, la Grande Nube di Magellano, esterna alla Galassia, si trova a poco più di metà distanza. In sè è un ammasso molto grande, sul tipo di Omega Centauri: lo vediamo debole soltanto a motivo della sua enorme distanza.
Ma è proprio la distanza che ce lo rende difficile da studiare, da confrontare con gli altri ammassi globulari presenti nell’alone della Via Lattea. Peccato, visto che quel poco che sappiamo tratteggia una storia già molto interessante. NGC 2419 è infatti un vero viaggiatore intergalattico, perché per le sue caratteristiche sembra davvero essere venuto da fuori della nostra galassia.