Un campo come questo si apre a mille considerazioni. Prima di tutto, si scorgono miriadi di galassie ellittiche, “colte” in diversi orientamenti. Sulla sinistra, anche un paio di stelle brillanti, vicine a noi, come simpatiche “intruse” nell’immagine a largo campo.

L’ammasso di galassie Abell S520 visto da Hubble
Crediti: ESA/Hubble & NASA, H. Ebeling

Questa preziosa collezione di curiosità astronomiche è l’ammasso di galassie Abell S520 (anche ACO S520), che si trova ad una distanza da noi di circa 2,6 miliardi di anni luce. Veramente ricco: le galassie che ne fanno parte sono quasi trecento.

A livello di curiosità, interessante il fatto che la sua struttura appaia talmente caotica da essere stato soprannominato Train Wreck Cluster, ovvero Ammasso Disastro Ferroviario, tanto per far capire anche lo sconcerto dei ricercatori di fronte a tanto affollamento di galassie, peraltro delle forme più diverse. Anche per far capire, quanto irresistibilmente il nostro cielo si riempia di forme immagini e situazioni tipicamente terrestri. Così in fondo è sempre stato, a partire dalle costellazioni. Probabilmente, così deve essere: il cosmo alla fine – come spesso qui si scrive – ci parla di noi.

Quando guardiamo gli ammassi di galassie, dobbiamo considerare che sono tra le configurazioni di oggetti più ampie dell’intero universo. Sono anche di incredibile importanza per gli studi cosmologici contemporanei, perché è proprio qui che – secondo il quadro teorico attuale – si addensa la maggior quantità di materia oscura. Qui dunque dobbiamo cercare ed indagare a fondo, per capire cosa la natura ci stia dicendo, in che linguaggio ci parli e come finalmente poterlo intendere.

Perché è certo, che la semplice evidenza di conoscere meno del cinque per cento di tutto ciò che esiste, è un sintomo di una certa crisi interpretativa, ma anche un segnale potente che dobbiamo elaborare. Da ogni punto di crisi si esce con una consapevolezza nuova, dopotutto. Perché non da qui?

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