Blog di Marco Castellani

Un modo di cercare

Marte era molto diverso in passato. Più florido, certamente. Le nuove immagini che ci porta il rover Perseverance mostrano segni evidenti di quello che una volta era – con ogni probabilità – un corso d’acqua in rapido movimento. E non era solo, ma faceva parte di una estesa rete fluviale presente all’interno del cratere Jezero, l’area che il rover ha esplorato fin dalla sua fase di atterraggio, ormai più di due anni fa.

Queste rocce ci parlano di una storia di fiumi che scorrevano gagliardi…
Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS

Comprendere questi ambienti una volta acquosi, aiuta senz’altro gli scienziati nel cercare quei segni di antica vita microbica che potrebbero ancora annidarsi dentro le rocce marziane. E potrebbero arrivare grandi sorprese.

Perseverance ora sta esplorando la cima di una pila di rocce sedimentarie a forma di ventaglio, alta 250 metri, che presenta strati curvi i quali rimandano ad una azione di paziente levigamento, compiuta da acqua che scorre. Gli scienziati vogliono appunto capire se esistesse invece un sistema fluviale veramente degno di tale nome.

Gli ultimi indizi raccolti puntano proprio verso questa possibilità, visto anche che Perseverance si trova ora davanti all’evidenza innegabile di sedimenti e ciottoli. I dati raccolti per le rocce marziane vengono anche messi a confronto con quanto emerge (si può ben dire) dallo studio dei fiumi terrestri, riscontrando ulteriori e suggestive similarità. Tutto fa pensare ad una azione importante dell’acqua, insomma.

Fateci caso: proprio ora che ci iniziamo a sintonizzare con l’idea di un universo molto più abitabile rispetto a visioni passate, ci giungono da più parti segni di ambienti che sono, o sono stati, adatti alla vita. Solo pochi anni fa, il poeta e filosofo Marco Guzzi scriveva che la prima cosa che rende il cosmo ordinato, intellegibile, è l’atto dell’uomo che lo crede tale.

Bisogna dunque cercare in un certo modo, per poter trovare.

Loading

Previous

Andare su Giove

Next

La grande cometa del 1680

2 Comments

  1. Gianpietro

    Grazie Marco.
    Gianpietro

Rispondi a Gianpietro Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén