Per la prima volta, si sono osservati chiari segni di attività vulcanica sul pianeta Venere. La scoperta è stata fatta esaminando pazientemente le immagini radio di archivio acquisite dalla missione Magellano più di trenta anni fa, negli anni Novanta.

Una ricostruzione della zona intorno a Maat Moons, un vulcano “attivo” di Venere
Crediti: NASA/JPL-Caltech

Queste immagini hanno infatti rivelato uno sfiato vulcanico che si modifica nella forma e aumenta significativamente in dimensioni, in meno di un anno.

Quel che mi colpisce in questa scoperta – in un epoca in cui si parla moltissimo di intelligenza artificiale – è che è stata ottenuta tramite un confronto ad occhio di una immensa mole di immagini (più di duecento ore di lavoro).

C’è ancora qualcosa che rimane prerogativa degli umani (e magari, di qualche lontana civiltà extraterrestre, chi lo sa). Federico Faggin, l’inventore del microprocessore, dice che un semplice paramecio ha più intelligenza creativa di tutta l’intelligenza artificiale che possiamo mettere in campo. E forse è quel mix unico di capacità di osservazione ed impulso creativo, a fare la differenza, tra uomo e macchina.

Sia ora, che nei millenni a venire.

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