Quei colori che (ci) mancano

Ecco qui un bel riassunto di tutti i colori visibili del Sole, prodotto facendo passare la luce solare attraverso un prisma (che, come sappiamo, separa la luce bianca nelle sue diverse componenti).

Lo spettro solare ed i suoi colori “mancanti”
Crediti: Nigel Sharp (NSF), FTSNSOKPNOAURANSF

Lo spettro è stato creato al McMath-Pierce Solar Observatory ed è interessante guardarlo bene perché si capisce che – per quanto il Sole emetta luce di quasi tutti i colori possibili – mostra una sua certa preferenza per la luce giallo-verde (ove in effetti sappiamo essere il suo picco di emissione).

Guardando bene si capisce un’altra cosa. Forse anche più interessante. Ed è rappresentata da quei rettangolari neri, ovvero da zone di mancanza di luce. Lì la luce del Sole non (ci) arriva, ma come mai? Interviene la sua atmosfera, che assorbe la luce proveniente dalla stella ad alcuni colori molto ben definiti (alcune particolari lunghezze d’onda, in altri termini).

E questo è il bello. Studiando queste particolari zone di assorbimento, si può comprendere la composizione dei gas che formano l’atmosfera del Sole. Addirittura, l’elio fu trovato prima nel Sole (esattamente in questo modo, nel 1868) e solo dopo, rintracciato anche sulla Terra. Così storicamente è stato effettuato il passaggio – cruciale – dal considerare il Sole (e le stelle) come appena una sorgente di luce, al pensarle come un corpo fisico dotato di specifiche caratteristiche. In altri termini, nasceva l’astrofisica propriamente detta: lo studio fisico degli astri, appunto. Su questo passaggio il contributo fondamentale fu senz’altro quello del gesuita Angelo Secchi.

Interessante infine notare come al giorno d’oggi la maggior parte delle linee spettrali di assorbimento (di questo si tratta) siano state identificate, ma ne rimangono alcune ancora misteriose. Anche lo spettro solare, in altre parole, non ci ancora ha detto tutto quello che ci poteva dire.

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