Mi sono già occupato di effervescenze solari, ma quando mi sono imbattuto in questo video, non ho potuto evitare di rimanere colpito. Che il Sole sia (per così dire) effervescente è infatti una cosa che sfida il mio paradigma di pensiero ordinario, cioè il modo in cui vedo le cose quando non ci penso. Sì, posso pure aver scritto una monografia sul Sole, ma non c’è affatto problema, mi dimentico uguale.
Un po’ come la faccenda dell’universo in accelerazione, che non mi viene per nulla naturale. Cerco di figurarmela, ma ricado esistenzialmente nella nozione di universo statico, ricado gravitazionalmente in un punto abitato da tanti, con me e prima di me. E’ faticoso andare davvero avanti, ci vuole un bel lavoro di pensiero, di riflessione. Già Jung avvertiva che la cosa più difficile di tutte è essere veramente contemporanei.
Posso pure aver risolto l’equazione di campo di Einstein ed esaminato la legge di Hubble in meticoloso dettaglio, verificando con grande cura i redshift di galassie lontane, ritornano a capire che tutto è in continuo movimento. Ma poi magari torno a casa certe sere, che sembra proprio non si muova nulla, dentro e fuori di me.
L’ho già citata altre volte, ma trovo espressa benissimo questa sorta di inerzia conoscitiva nella canzone Un’idea, del grande Giorgio Gaber
Aveva tante idee
Era un uomo d’avanguardia
Si vestiva di nuova cultura
Cambiava ogni momento
Ma quand’era nudo
Era un uomo dell’Ottocento
Perché noi siamo così, siamo ancora quasi tutti immersi nell’Ottocento (con il corpo, ma anche con la testa). Cosmo statico, stelle fisse e perfette (non si danno variazioni superficiali su di esse), tutto fermo o impegnato a percorrere splendide circonferenze che si ripetono all’infinito, rendendo dunque inutile il tempo, svuotandolo di senso. Il tempo, inteso come variazione ma anche come progresso. Su questo schema arcaico, retaggio millenario che non vuole cedere, si infrange il nuovo paradigma che la moderna indagine scientifica ci veicola.
Scrivono Leonardo Boff e Mark Hataway, nel Tao della Liberazione, che
L’immagine dell’universo come un orologio è andata in frantumi, e ciò che emerge al suo posto è qualcosa che possiede una natura di gran lunga più olistica, qualcosa che somiglia molto di più a un enorme organismo che non a una macchina.
Tutto questo non può che avere enormi ricadute sul pensiero, ricadute che devono entrare ovunque. Perfino le categorie con cui pensiamo il sacro, ad esempio, devono essere riviste ora dentro il dato cosmologico di un universo in espansione. Se il cosmo cambia, sorge il problema di capire verso dove cambia. Da più parti si avverte come necessaria una nuova alleanza tra metafisica e scienza: non realizzarla, è un danno per entrambe le discipline, ed è un danno sopratutto per l’interiorità della donna e dell’uomo di questo tempo.
Paolo Gamberini, in Deus 2.0, definisce con felice intuizione un significato – tanto cosmologico quanto spirituale – del divenire (un concetto, questo del divenire, inapplicabile al cosmo, già solo per i nostri bisnonni)
Dal disordine il cosmo intero va verso l’ordine in cui nella pienezza sarà realizzata la vita divina che è essenzialmente dare la vita.
E’ molto bello ed utile rendersene conto, perché solo così possiamo fare un vero lavoro su di noi. Altrimenti il grande rischio è di trascorrere la vita in modo irriflessivo, magari dicendo con la bocca tante belle cose sull’universo in espansione ma gravitando al contempo dentro un universo del tutto fuori moda, fuori tempo massimo, ovvero quello statico. In un certo senso io creo il mio mondo, pertanto se io sono convinto di essere dentro un universo statico, in qualche modo ci sono davvero. In qualche modo, per me, l’universo ora non si espande. Accade, accade spesso, di stare in un universo che non si muove.
Un modo privilegiato per lavorare sul necessario svecchiamento delle nostre stesse percezioni è quello di essere aperti ai segnali che giungono dal cosmo. E’ una splendida palestra per rinnovare noi stessi, la ricerca astronomica. Perché sfida costantemente il nostro pensiero stagnante. Non con discorsi, ma con immagini come questa qui sotto.
E’ un filmato che ha la sua età (undici anni) ma è stato appena rilanciato da APOD ed è sempre impressionante.
Correva l’anno 2011 quando il Solar Dynamic Observatory catturava questa spettacolare protuberanza solare che si è levata repentinamente dalla superficie. L’esplosione è stata catturata in luce ultravioletta in questo video in time lapse, dove è stata acquisita una nuova immagine ogni 24 secondi, per un tempo totale di circa un’ora e mezza. La scala è veramente enorme, tanto che l’intero nostro pianeta potrebbe trovare agilmente spazio sotto questa immensa coperta di gas caldo. Per quanto i meccanismi che creano queste eruzioni siano ancora in fase di studio, è certo che un ruolo fondamentale lo esercitino i forti campi magnetici di superficie.
Il nostro Sole – lungi dall’essere immutabile – è di nuovo vicino ad un suo massimo, così che ci appare oggi molto attivo, caratterizzato da numerose protuberanze in eruzione ed anche espulsioni di massa coronale, alcune delle quali sono responsabili delle pittoresche aurore che di recente si sono viste anche a latitudini più basse di quanto usualmente accade.
Lasciamo dunque scivolare via gli antichi modelli di universi statici, di stelle fisse ed incorruttibili. Vivere in un cosmo in continuo cambiamento a volte è difficile, ma è certamente emozionante.
Scopri di più da Stardust
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.