Abbiamo già visto qualcosa di questo ammasso, nel recente passato, ma ora entriamo proprio – per così dire – nel suo cuore. Il cuore, cioè, dell’ammasso giovane di stelle chiamato NGC 1333. Distante da noi appena mille anni: un’inezia, dal punto di vista astronomico.
Il Telescopio Spaziale James Webb lo scruta attentamente, con l’idea interessante di identificare piccole stelle nane brune e pianeti liberamente vaganti per la nube stessa.
Questa immagine è larga circa due anni luce ed è quasi un simbolo dell’universo che più ci piace, in allegra costruzione, un ambiente che ci parla di vita, dei suoi meravigliosi colori e della sua rasserenante esuberanza.
Qui si costruiscono storie. Di stelle (che sappiamo ormai bene, a cosa servono), pianeti e chissà cosa ne potrà venire fuori. La vita? Almeno in un caso, in un ambiente molto simile, sappiamo che è successo.
Sappiamo bene che l’ammasso NGC 1333 ospita stelle giovanissime, perfino più giovani di un milione di anni, che per loro è davvero pochissimo (le stelle più longeve campano anche decine di miliardi di anni, il nostro Sole vive da miliardi di anni ed è una bella stellina di mezz’età, adesso).
Questo magma di gas e stelle, che appare così caotico, potrebbe dirci molto sul nostro passato. Davvero, potrebbe essere molto simile all’ambiente in cui si formò il nostro Sole, circa quattro miliardi e mezzo di anni fa.
Chissà, forse stiamo osservando l’inizio di una storia, o di migliaia di storie, che comprenderanno esseri viventi. Certo non lo sappiamo, ma mi piace pensarlo.
Scopri di più da Stardust
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.