In che senso possiamo sostenere che l’universo è elegante? Ed ancora, come possiamo accorgerci di questa eleganza, e che conseguenze può avere? Che conseguenze concrete – intendo – per la nostra esistenza su questo pianetino che ruota intorno ad una piccola stella situata nelle periferie di una enorme galassia a spirale?
Ottima conversazione nella serata, lo scorso lunedì, per la serie Io divulgo forte di Radio Incredibile con Andrea Cittadini Bellini e Valeria Tassotti. Siamo partiti dal rapporto tra scienza e fede ma presto il dialogo si è allargato ad altri temi e altre provocazioni. Alla fine, saremmo andati avanti per ore: l’affiatamento era perfetto e il dialogo scorreva senza intoppi.
Si è spaziato con naturalezza (e senza alcuna inutile erudizione) dalle sfide della nuova cosmologia al pensiero spirituale, al post-teismo e all’assai interessante testo (per alcuni, addirittura ri-fondativo) (ri)fondativo di Paolo Gamberini, Deus 2.0, come pure al prezioso lavoro di don Giuseppe Tanzella-Nitti e più in generale del DISF. Agli scienziati credenti ed atei (se pure queste parole mantengono ancora un senso, e c’è tutta l’evidenza ormai, che siano perlomeno delle grossolane semplificazioni). Ma anche Teilhard de Chardin è entrato nel discorso, né poteva essere altrimenti, visto il tema!
Insomma, lasciatemelo dire: quanto è bello questo tipo di divulgazione che non rifugge dalle domande fondamentali “di senso”, che non offre risposte precotte e preconfezionate, che offre (o più modestamente, prova ad offrire) ad ognuno degli spunti di pensiero, affinché – nella incredibile rete collaborativa che siamo – ognuno trovi elementi di costruzione per una verità in cui poter dimorare, da poter adornare e sulla quale poterci costruire delle fondamenta.
Non è più tempo di verità precotte da assimilare in modo acritico, perché se non troviamo nell’interno (con ogni possibile aiuto ed ispirazione, ma ultimamente in una nostra decisione, o meglio, in un nostro assenso, in una nostra postura interiore) l’assetto per noi giusto in questo cosmo, temo che non potremo davvero goderci tutto il viaggio.
Per fortuna i tempi sono maturi per un salto di consapevolezza, che è offerto a tutti e nella pazienza può essere raggiunto. La ricerca di senso è quel lavoro a cui non possiamo sottrarci, se cerchiamo il nostro posto in questo fantasmagorico universo (uno tra i tanti o uno soltanto, sempre incredibilmente elegante).
Certo, c’è da compiere sempre e di nuovo una fatica. Ovvero, c’è da abbracciare, sempre ed ancora, un ragionamento ampio e flessibile, rifuggendo ogni visione parziale, ogni totalitarismo del pensiero, ogni incrostazione dettata dalla paura. Come scrive Paolo Gamberini nel testo già citato,
Fisica, filosofia e teologia, ormai non viaggiano più su orizzonti paralleli o complementari, secondo la distinzione per cui la fisica intenderebbe descrivere il comportamento della materia, il come è e funziona la realtà, senza chiedersi cosa sia la materia e la struttura della realtà. Tutte e tre indagano lo stesso oggetto, la realtà del micro e macrocosmo, utilizzando strumenti differenti.
Se tutte e tra indagano lo stesso oggetto (e io credo proprio che sia così), se si riconosce davvero questo, ecco che si deve inaugurare, finalmente, una nuova piazza in cui avviare e sempre riavviare il dialogo da tutti questi punti di vista. Come l’astronomia è multimessaggera ormai, così l’indagine in questo campo – ormai – o è condotta simultaneamente da ogni direzione, o non potrà compiere reali passi in avanti.
L’universo risulta quindi elegante sempre e soltanto da tutti i punti di vista, nel senso che così è se visto simultaneamente da ogni direzione, altrimenti ricadiamo nel mondo già passato, poco interessante perché già visto, già vissuto, e dunque già esaurito. We become panoramic cantava Kate Bush in Nocturn: proprio così, si tratta di diventare panoramici.
Un mondo nuovo ci aspetta: d’altronde il mondo contemporaneo è sempre nuovo, lo è sempre stato. E’ che, come diceva Jung, la cosa veramente difficile per noi è essere contemporanei.
Comunque sia, aggiungerei io, vale la pena provarci.
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