Gli articoli redatti dall’intelligenza artificiale sono – ancora forse per un po’ – facilmente riconoscibili: sono piatti, pieni di buon senso misurato ma senza spessore, senza punti di climax, senza concessioni all’emotività, con una attenzione esagerata a considerare il punto di vista più neutro possibile. Insomma sono mortalmente noiosi, almeno a questo stadio di evoluzione dell’IA.

Anche per questo, io non sono tra quelli che fanno scrivere i pezzi a ChatGPT. Mi diverto di più a scrivere personalmente. Ma questo non vuol dire che rinunci a fare esperimenti, per vedere se in qualche misura questa nuova tecnologia mi può essere d’aiuto. E l’aiuto spesso arriva, inutile negarlo.

A volte però è un aiuto un tantino avvelenato.

Per un articolo che sto scrivendo per la mia rubrica su Edu INAF (che dovrebbe apparire sul sito giovedì 30 gennaio) ho posto a ChatGPT alcune domande relative alla poetessa Wisława Szymborska (premio Nobel per la poesia 1996). Mi interessa particolarmente, come potrete comprendere, il suo rapporto con il cosmo.

L’idea era di raccogliere le buone idee eventualmente fornite dalla macchina automatica, per poi rielaborarle secondo la mia sensibilità, tanto per essere sicuri di non lasciar fuori nulla di importante. E integrarle nel mio pezzo, in via di scrittura.

Molto bene. Se non fosse che accanto ad argomentazioni corrette (ma mortalmente piatte, come si diceva prima) ci sono anche degli apprezzabili esempi estrapolati dalle sue poesie. Come quello che appare nel ragionamento seguente, fornitomi pari pari dal genio nel computer. Lucidissimo. Esemplare.

Nelle poesie della Szymborska, le stelle e il cosmo non sono mai semplicemente scenari lontani e inaccessibili. Al contrario, esse diventano metafore potenti per esplorare la condizione umana, il mistero dell’esistenza e il nostro posto nell’universo. Ad esempio, nella poesia “Vista con granello di sabbia”, Szymborska scrive:

“Siamo figli del nostro tempo, il tempo è politico.”

In questo contesto, il “granello di sabbia”, pur essendo un elemento terrestre, si ricollega all’immensità cosmica, evidenziando il contrasto tra la finitudine dell’essere umano e l’infinito dello spazio.

Tutto molto bello e interessante. A leggere, non si trovano motivi per eccepire, non si riscontrano stranezze. Infatti mi sono detto ah però che bravo. Poi tanto per curiosità, poiché non conosco la poesia citata della Szymborska ma ho il volume con tutte le poesie, sono andato a cercarla. Tanto per capire cosa c’è intorno a quella frase, cosa la precede e cosa la segue. Così, per avere una conoscenza più completa.

Ebbene, intorno a quella frase non c’è proprio niente. Per la semplice ragione che quella frase non compare nella poesia. E non è un problema di traduzione, non compare proprio nulla che abbia lo stesso significato.

Quindi ChatGPT si è inventato un pezzo che ha presentato come virgolettato (dunque su quello uno sarebbe andato sicuro) ma quel pezzo, guarda un po’, in quella poesia, non esiste.

O forse non proprio.

Cercando bene, in realtà esiste una frase simile in un’altra poesia, che è sempre nella raccolta Vista con granello di sabbia, ma non è nella poesia omonima, come ChatGPT sostiene.

Quindi attenzione, ChatGPT può sbagliare. Certo, questo lo sapevamo già. C’è scritto anche sui siti di Intelligenza Artificiale. Ma la cosa è subdola, perché questi software sono addestrati a presentare una cosa verosimile, non necessariamente vera. Deve avere un senso. Un modello che sembra sostenersi ma non regge al principio di falsificazione, solo che uno lo voglia applicare.

Ma quanti prenderanno in modo critico il bel discorsino filato che fa loro ChatGPT (o Copilot, o Gemini…)? Quanti controlleranno davvero quel che vien loro offerto? Quanti ora stanno pensando che la sonda Voyager ha già superato la stella Proxima Centauri (in palese violazione di qualsiasi ragionevole stima sulle distanze stellari e sulla velocità della sonda)?

Il fatto è che ChatGPT e i suoi amici sbagliano bene, ti danno una pappa pronta del sapore che ti aspetti. Il messaggio sotto tutto questo è devastante: importa più come ti imbastisco la faccenda, rispetto al fatto che essa sia vera o non lo sia. Conta la forma, non la sostanza. Ti dò una cosa che digerisci bene, che ti sembra giusta. E della verità (lasciando ora stare la problematicità di questa parola, d’accordo) poi, alla fine, ma che ci importa?

Spiace che il neopresidente USA Donald Trump abbia deciso di revocare i controlli sullo sviluppo della Intelligenza Artificiale.

Perché di controlli ce ne vorrebbero. Avoja.

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