E’ come una meraviglia che ci viene silenziosamente sottratta, così che quasi non ce ne accorgiamo. Ma anche noi. Ne facciamo a meno, alla fine rinunciamo. Sì, poi chi ha tempo, chi ne ha anche voglia, in fondo? La sera c’è la televisione, le partite, le varie piattaforme, c’è quella serie da vedere, quella che ha consigliato il collega in ufficio…
Non che tutto questo non si possa fare, chiaro. Anzi è bello spesso ritrovarsi in famiglia, o con gli amici. Ragionare e sentire che si sta vivendo, che stiamo andando avanti, ognuno come può, come riesce, ma sempre in cordata, senza essere mai soli.
Bellissimo, certo.
Accanto a tutto questo c’è questa meraviglia, però. Una quieta meraviglia. Che non fa rumore, che non protesta, che nemmeno si arrabbia se nessuno la guarda (e in tutto il cosmo, potremmo essere gli unici a guardarla, chissà, potrebbe esistere soltanto per noi). E’ lì, paziente. Ma perché non ammirarla, perché non gustarla, questa meraviglia?
Non è una cosa da poco, non si parla di roba di piccolo cabotaggio. Non è cosa incastonabile nello schermo di una televisione (nemmeno quella con sparate di pollici che gareggiano con i cinema, almeno quelli più modesti) o peggio, di un tablet, di uno smartphone.
E’ la meraviglia costante e quieta del cielo stellato. E’ questa immensità silente che si para ogni notte davanti ai nostri occhi (se solo vogliamo) e comunica, ci parla in un linguaggio tutto suo (ed insieme tutto nostro), quel linguaggio della natura, del creato, che intendiamo benissimo senza dover usare le orecchie. Una vastità gentile che riempie il nostro cuore, mentre tutte le altre cose soprattutto ci riempiono la testa. Che è capace di risollevarci anche in tempi molto pesanti, perfino in tempi di guerra.
E’ quella meraviglia capace di incantare un bambina come Anita, nei miei racconti, e tante donne e uomini di innumerevoli racconti e infinite poesie, perché quando diventiamo, ritorniamo umani, la poesia e le parole buone e le stelle sono tutte nostre compagne. E compagne tra di loro.
La mia collega Elisa Nichelli, responsabile della divulgazione presso l’Osservatorio Astronomico di Roma, ha realizzato un Ted Talk proprio sulla bellezza del cielo che non possiamo vedere, a causa dell’inquinamento luminoso: per quello spandersi moderno di luce artificiale – spesso irragionevole e dispendioso – che ci preclude la visione della quieta meraviglia del cielo stellato.
Lo confesso, io mi sono commosso, perché non è tanto un discorso filato, non è una lista di argomentazioni, ma è proprio un tentativo coraggioso (a parer mio, riuscito) di connettersi con il cuore, di esprimere e difendere innanzitutto una bellezza, di richiamare alla bellezza e dunque muoversi per preservarla. Non perché siamo astronomi, non per difendere qualche asettica istanza di categoria, ma perché si è compreso che è una cosa importante, per tutti. Alla fine conta questo, contano le cose che toccano il cuore e lo coinvolgono. Il resto non è mai troppo urgente.
E questo il cielo stesso ce lo dice. Chi ha la fortuna di poter vedere ogni tanto, nel cielo buio, la striscia illuminata della Via Lattea, questo lo sa, lo sente. E allora vien davvero voglia di difenderlo, di preservarlo, questo cielo stellato.
E non meno, di amarlo. Perché, nel suo linguaggio, ci parla di noi.
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