Blog di Marco Castellani

Autore: Sabrina Page 3 of 71

A passeggio sulla cometa?

Un dettaglio della superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripresa dalla sonda europea Rosetta ad una distanza di soli 7,9 chilometri dalla superficie (9,9 chilometri dal centro). Crediti: ESA/Rosetta/NavCam

Un dettaglio della superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripresa dalla sonda europea Rosetta ad una distanza di soli 7,9 chilometri dalla superficie (9,9 chilometri dal centro). Crediti: ESA/Rosetta/NavCam

A guardare questa foto sembra di essere lì, con gli occhi attaccati al vetro di oblò e nelle mani e nel cuore la tentazione di abbassare una maniglia, di aprire una porta, di uscire… Di uscire e farci una passeggiata.

-68 gradi centigradi. 7,9 chilometri dalla superficie. Mai stati così vicini.

Abituati come siamo dalle foto delle missioni Apollo, sembra un dettaglio del suolo lunare. Poi, però, a guardar meglio, l’orizzonte è troppo vicino, ci sono dei getti di materia, c’è del ghiaccio, molta polvere: non può essere la superficie del nostro satellite.

E in effetti è la superficie di una cometa. Per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale là fuori c’è una sonda in viaggio da oltre dieci anni e mezzo, pronta per effettuare una delle missioni più spettacolari e quasi fantascientifiche per il genere umano: sganciare un piccolo robot sul nucleo di una cometa e rimanere lì, in orbita per oltre un anno a raccogliere informazioni, immagini, per scrivere qualcosa di più nel libro che racconta la storia e l’origine del nostro Sistema Solare.

Questa è la superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, scoperta nel 1969 e che la sonda Rosetta ha iniziato ad osservare sempre più da vicino, da quando, il 6 agosto scorso è entrata in orbita attorno ad essa.
Non era la 67P/Churyumov-Gerasimenko il target della sonda Rosetta e del lander Philae, ma a causa di ritardo di un anno nel lancio della missione, la prima cometa scelta, la Wirtanen sarebbe mancata all’appuntamento con la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea. Dopo varie ricerche, si è scelta questa cometa dal nome insolito (e anche difficile da pronunciare).

Il modello del nucleo cometario, in scala 1:10.0000, è in bella mostra presso la Sala della Gran Guardia, a Piazza dei Signori, a Padova nella Mostra “Rosetta, cacciatrice di comete …e altre storie” che rimarrà aperta fino al 14 novembre 2014. Questo nucleo in miniatura (con me in foto)  è stato realizzato da Gabriele Cremonese, Marco Dima e Roberto Ragazzoni dell’INAF-Osservatorio di Padova sulla base delle immagini che ci sono giunte da Rosetta, a partire dal 3-4 agosto, quando la sonda si stava avvicinando alla cometa. A causa della rotazione del nucleo e della posizione del Sole rispetto alla cometa e alla sonda stessa, una parte del nucleo cometario non è stato ancora osservato: si tratta di circa un 30 percento che lo sarà a partire dai mesi di marzo, aprile e maggio.

Nonostante sia solo un modellino, tenere in mano il nucleo della cometa ha il suo fascino e un selfie è scappato! Crediti: Sabrina Masiero/INAF-Padova

Nonostante sia solo un modellino, tenere in mano il nucleo della cometa ha il suo fascino e un selfie è scappato! Crediti: Sabrina Masiero/INAF-Padova

Il nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko non ha una forma sferica e non ricorda nessuno dei nuclei che sono stati analizzati da vicino da altre sonde. Vi sono due lobi, uno maggiore e uno minore, legati fra loro da un ponte di materia. Sembra di vedere un funghetto che ruota nello spazio. Nel lobo minore Philae atterrerà il prossimo 12 novembre 2014 alle ore 9.35 italiane. Ci vorranno ben sette ore di attesa dal momento dello sganciamento al momento del contatto (il touchdown).

Philae dovrà fare tutto da solo. Non ci sarà nessuno in grado di controllare il suo sganciamento, la sua lunga discesa e il suo ancoraggio sulla superficie della cometa. Il sito di atterraggio, denominato J dai ricercatori ESA sulla base delle lettere dell’alfabeto utilizzate per selezionare un sito ideale per Philae, è anche sufficientemente illuminato dal Sole in modo da permettere a Philae di ricaricare le batterie una volta sceso sulla cometa. Infatti, la sua autonomia è di sole 64 ore, dopodiché la strumentazione non avrebbe energia sufficiente per compiere alcun tipo di lavoro.

Cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripresa dalla NavCam a bordo della sonda Rosetta il 15 ottobre 2014. Crediti: ESA/Rosetta/NavCam

Cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripresa dalla NavCam a bordo della sonda Rosetta il 15 ottobre 2014. Crediti: ESA/Rosetta/NavCam

Dallo scorso 8 ottobre la sonda Rosetta è stata portata su un’orbita di soli 10 chilometri dalla sua superficie. La NAC, la Narrow Angle Camera a bordo della camera Osiris sta mandando a terra delle immagini a piccolo campo, molto dettagliate, ma a così a corto campo che non si riesce a capire che regione della superficie della cometa la camera ha puntato!

Se per Curiosity, il rover della NASA che si è posato sul suolo di Marte il 6 agosto 2012 si sono trattati di 7 minuti di terrore, qui, per Philae possiamo dire che ci saranno ben 7 ore di terrore.

Dita incrociate per Philae ! E voi, siete pronti per l’avventura?

Sabrina

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Il selfie di Rosetta e della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko

Rosetta ha fatto il suo primo selfie con la cometa. Crediti: ESA/Rosetta/Philae/CIV A

Rosetta ha fatto il suo primo selfie con la cometa. Crediti: ESA/Rosetta/Philae/CIV A

Un selfie se l’è regalato anche Rosetta, o meglio, ce lo ha regalato, inviandocelo a terra lo scorso 7 settembre. Il selfie è stato fatto con la camera CIVA a bordo del lander Philae che atterrerà sul nucleo della cometa il 10-11 novembre 2014. Si osserva una parte della sonda Rosetta (sulla sinistra), una dei suoi pannelli solari di 14 metri di lunghezza, e la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko sullo sfondo.

Per ottenerla sono state combinate due immagini prese con tempi di esposizione differenti.

Crediti: ESA/Rosetta/Philae/CIVA.

Fonte ESA: Rosetta Mission selfie at comet

Sabrina

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Rosetta arriva a destinazione

 

Il nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripreso dallo spettrometro a bordo della sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) il 3 agosto 2014. Crediti e copyrighy – ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA.

Il nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripreso dallo spettrometro a bordo della sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) il 3 agosto 2014. Crediti e copyrighy – ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA.

Dieci anni sono passati da quando la sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea è stata lanciata per un rendezvous spaziale davvero intrigante: entrare in orbita attorno ad una cometa e sganciare una sonda sul suo nucleo per studiarne le proprietà chimico-fisiche.

Oggi Rosetta si può dire arrivata a destinazione. Dopo quattro spinte gravitazionali con la Terra, Marte e altre due con la Terra, e due incontri ravvicinati con l’asteroide Steins (2008) e l’asteroide Lutetia (2010), entrambi appartenenti alla Fascia degli Asteroidi, la sonda dell’ESA ha avuto il rendezvous con il suo principale target: la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Ben riuscito, tra l’altro. Le manovre di avvicinamento e, successivamente nei prossimi gioni, di messa in orbita attorno alla cometa sono in parte automatizzate e in parte seguite da terra e sono iniziate nel maggio scorso. Se anche solo una di queste fosse fallita, la sonda non avrebbe mai incontrato la cometa.

Al momento la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e Rosetta si trovano a una distanza di 405 milioni di chilometri dalla Terra, circa a metà strada tra l’orbita di Giove e quella di Marte, e si sta avvicinando nella regione più interna del nostro Sistema Solare ad una velocità di 55 000 chilometri all’ora. Sono velocità spaventosamente alte se pensiamo che la velocità media di un’automobile in un centro abitato è 1000 volte più piccola.

Un dettaglio della superficie del nucleo ottenuta dalla camera OSIRIS a bordo di Rosetta. Crediti ESA. Fonte: https://www.flickr.com/photos/europeanspaceagency/14843737445/in/set-72157638315605535/

Un dettaglio della superficie del nucleo ottenuta dalla camera OSIRIS a bordo di Rosetta. Crediti ESA. Fonte: https://www.flickr.com/photos/europeanspaceagency/14843737445/in/set-72157638315605535/

Rosetta è a circa 100 chilometri dalla superficie della cometa, ma si avvicinerà ancora di più. Nel corso delle prossime sei settimane descriverà due traiettorie triangolari precedendo la cometa, la prima ad una distanza di 100 chilometri, la seconda arrivando fino a 50 chilometri dalla sua superficie. Nello stesso tempo gli strumenti a bordo di Rosetta forniranno uno studio dettagliato del nucleo della cometa, analizzando la superficie per mapparla in grande dettaglio in modo da poter determinare il sito di atterraggio più favorevole per Philae. E’ anche probabile che si possa andare ancor più vicino al nucleo: se l’attività della cometa lo permetterà, Rosetta potrà descrivere un’orbita di tipo circolare a 30 chilometri di distanza dal nucleo o anche più vicino.

La cometa descrive un’orbita ellittica con un periodo orbitale di 6,5 anni, orbita che nel punto di massima distanza dal Sole si trova al di là dell’orbita di Giove.

Lo spettrometro ad immagine OSIRIS installato sulla sonda Rosetta dovrà mappare la cometa per individuare un sito adatto all’atterraggio del lander Philae nel novembre 2014. Si tratterà di una grande evento nella storia umana: per la prima volta un robot si depositerà sul nucleo cometario e rimarrà ancorato per studiarne le proprietà fisiche e chimiche che legano i processi di sublimazione del gas cometario, la polvere, la composizione del nucleo e tutti i processi fondamentali che hanno luogo man mano che la cometa si avvicina al Sole, passa nel suo punto di minimo distanza con la stella e se ne allontana.

Nei giorni scorsi Rosetta aveva anche compiuto una misura della temperatura della cometa trovandola troppo calda per ipotizzare un nucleo ricoperto di ghiacci. L’ipotesi, dunque, è che debba avere una crosta scura e rocciosa. Questo risultato è stato ottenuto dallo spettrometro VIRTIS tra il 13 e il 21 luglio scorsi quando Rosetta si è avvicinata alla cometa da una distanza di 15000 chilometri fino a circa 5000 chilometri. A questa distanza, grazie ad un sensore in grado di raccogliere la luce infrarossa emessa dall’intera cometa, è stato possibile ricavare la temperatura superficiale media che si aggira intorno a -70 gradi centigradi. In particolare, tale misura è avvenuta quando la cometa si trovava a 555 milioni di chilometri dal Sole, oltre tre volte la distanza della Terra dal Sole, il che comporta un valore di radiazione solare circa un decimo di quella che arriva sulla Terra.

Sebbene -70 gradi centigradi sia un valore piuttosto basso per le temperature quali siamo abituati noi sulla Terra, in realtà è non lo è per gli oggetti del nostro Sistema Solare, e in particolare è un valore più alto di quella che ci si aspettava, circa 20-30 gradi centigradi in più del valore di temperatura prevista per un oggetto cometario a una tale distanza se si suppone essere completamente coperta di ghiaccio.

Il risultato è estremamente importante dato che è possibile fare delle previsioni sulla composizione e le proprietà fisiche della superficie della cometa. Le misure della temperatura infatti portano a confermare che la maggior parte della superficie del nucleo cometario sia ricco di polvere.

E l’avventura è appena iniziata.

Le ultime spettacolari immagini di Rosetta le trovate qui.

Link utili:

ESA – Rosetta arrives at comet destination

ESA – Google+

Avamposto42-articolo di Stefano Sandrelli: Un funghetto per Rosetta

Altre informazioni:

ESA – How Rosetta Arrives at a Comet 

19 gennaio 2014 – Sveglia, sveglia, Rosetta!

20 gennaio 2014 Rosetta si è svegliata! 

20 maggio 2014 – Una cometa attiva per Rosetta 

Sabrina 

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Gemelli diversi

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Rappresentazione artistica del sistema binario XO-2 dove si vede in primo piano uno dei due giganti gassosi orbitanti attorno a XO-2S e il secondo pianeta che le transita davanti; l’oggetto luminoso in alto a destra rappresenta la compagna XO-2N con il suo pianeta transitante (il puntino nero). Crediti: adattamento dell’immagine ESO / L. Calçada

Il cacciatore di pianeti HARPS-N, installato al Telescopio Nazionale Galileo, ne ha scoperti due nuovi attorno alla stella XO-2S, appartenente a un sistema doppio. Anche la compagna, XO-2N, ospita un pianeta, già rivelato nel 2007 col metodo dei transiti. Per la prima volta viene identificato un sistema binario dove entrambe le componenti stellari hanno un mini sistema planetario. Una scoperta made in Italy dall’osservazione spettroscopica all’interpretazione dei dati

Da Media INAF – http://www.media.inaf.it/2014/07/02/gemelli-diversi/

In collaborazione con Caterina Boccato

Un sistema binario con doppio sistema planetario! E’ questa la scoperta di un team di astronomi del programma GAPS – Global Architecture of Planetary Systemscapeggiato da Silvano Desidera dell’INAF di Padova.

Le ultime scoperte nell’ambito dei pianeti extrasolari indicano una sorprendente varietà nelle caratteristiche e nell’architettura dei sistemi planetari. Questa varietà dipende dalle proprietà della stella che ospita i pianeti, dalle caratteristiche del disco circumstellare in cui si forma il sistema e dagli effetti dell’ambiente nei quali le stelle e i loro pianeti evolvono.

Lo studio dei sistemi composti da due stelle con caratteristiche simili e che orbitano a grande distanza una dall’altra attorno al loro comune baricentro, detti sistemi binari larghi, aiuta a capire meglio quali sono i fattori che entrano in gioco nella formazione ed evoluzione dei pianeti, dato che la composizione chimica, l’età e l’ambiente in cui si formano sono sostanzialmente uguali per le due componenti.

I sistemi binari sono inoltre laboratori unici per capire l’evoluzione dinamica dei sistemi planetari dato che, a causa delle interazioni mareali con la nostra Galassia e col passaggio ravvicinato di altre stelle, gli elementi orbitali di questi sistemi cambiano nel corso del tempo.

Attorno alla stella XO-2S, la stella più a sud del sistema binario largo, denominato XO-2, sono stati individuati due nuovi pianeti da un gruppo di astronomi del programma GAPS – Global Architecture of Planetary Systems guidato da Silvano Desidera dell’INAF di Padova.

GAPS è il programma di osservazione INAF per la ricerca e caratterizzazione dei sistemi planetari grazie allo spettrografo HARPS-N, il cacciatore di pianeti extrasolari dell’emisfero boreale montato alTelescopio Nazionale Galileo (TNG) nelle Isole Canarie.

Le misure di velocità radiale indicano la presenza di un nuovo sistema planetario attorno a XO-2S, costituito da un pianeta un po’ più massiccio di Giove a 0,48 unità astronomiche (quindi metà della distanza Terra-Sole) e da un pianeta della massa comparabile a quella di Saturno a 0,13 unità astronomiche. Entrambe le orbite planetarie sono moderatamente eccentriche ma dinamicamente stabili.

orbite_XOS

Nell’immagine di sinistra, il sistema planetario attorno alla stella XO-2S. La croce rappresenta la stella, le orbite dei suoi due pianeti (in rosso) confrontate con quelle di Mercurio (in nero), Venere (in blu) e Terra (in verde). Nell’immagine di destra, il sistema planetario XO-2N. La croce rappresenta la stella e l’orbita rossa rappresenta quella del pianeta confrontata con le orbite di Mercurio, Venere e Terra. Crediti: Slivano Desidera.

Al di là dei due nuovi oggetti, ciò che rende eccezionale questo sistema è che è in assoluto il primo sistema binario noto nel quale entrambe le componenti stellari hanno un proprio sistema planetario. “In un sistema binario largo la probabilità di trovare un sistema planetario attorno a una delle componenti è praticamente uguale alla probabilità di trovare un sistema planetario attorno a una stella singola. Ci si aspettava dunque di trovare un risultato di questo tipo, solo che non erano quasi mai stati fatti tentativi sistematici in passato, dato che alcune survey escludevano le binarie e in altri casi veniva considerata una sola delle componenti”, afferma Alessandro Sozzetti dell’INAF di Torino e P.I. della proposta osservativa.

La scoperta è stata compiuta grazie ad un monitoraggio di velocità radiali effettuato in modo intensivo su XO-2S con HARPS-N al TNG, avviato oltre un anno fa. Quando gli studiosi hanno cominciato a sospettare la presenza di pianeti attorno alla stella, è partito anche un programma di osservazioni fotometriche di supporto a quelle spettroscopiche. I dati raccolti alla stazione osservativa “M. G. Fracastoro” di Serra la Nave dell’INAF di Catania e soprattuttoall’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, centro di ricerca regionale associato all’INAF, hanno permesso di escludere che il segnale fosse imputabile a fenomeni dovuti alla stella. Ulteriori indicazioni in tal senso sono venute anche dall’analisi di dati del sistema XO-2 presi nel 2011 alla stazione osservativa di Asiago dell’INAF di Padova.

Gli studiosi sono così giunti alla conclusione che due pianeti orbitano attorno alla stella XO-2S. La compagna XO-2N, la stella più a nord della coppia, era già nota per il suo pianeta XO-2b (detto anche XO-2Nb), osservato transitare davanti alla stella ogni 2,5 giorni ed avente massa circa la metà di quella di Giove, ovvero di dimensioni confrontabili al gigante gassoso del nostro Sistema Solare. Abbiamo quindi due stelle “gemelle” legate fra loro che ospitano sistemi planetari ben diversi. XO-2N ha un pianeta vicino più piccolo di Giove, XO-2S due pianeti molto più lontani, di cui uno più grande di Giove.

Si tratta del primo caso in assoluto di detection da parte di HARPS-N, ossia i primi due pianeti scoperti con i dati raccolti dal cacciatore di pianeti montato al TNG e che misura le velocità radiali delle stelle, ossia la velocità della stella lungo la linea di osservazione. Dalle variazioni di questa velocità si può stabilire se vi sono uno o più pianeti in orbita attorno alla stella. In precedenza, tramite la misura di dimensioni e massa, HARPS-N aveva confermato pianeti candidati già scoperti col metodo dei transiti grazie al Telescopio Spaziale Kepler della NASA.

Non solo. “Ci sono anche indicazioni di un trend a lungo termine nelle velocità radiali” afferma Silvano Desidera. “Questo indica la presenza di un altro oggetto orbitante attorno a XO-2S, con un periodo orbitale molto più lungo dei 400 giorni in cui abbiamo osservato finora questa stella. Potrebbe trattarsi di un terzo pianeta con un periodo di vari anni oppure di una nana bruna o di una stella di piccola massa con periodo più lungo. Sarà necessario compiere altre osservazioni future per determinare la natura del nuovo oggetto”.

Il sistema XO-2 è il primo esponente scoperto di una nuova famiglia di sistemi esoplanetari, quello dei sistemi binari in cui pianeti orbitano attorno a entrambe le stelle. Il fatto che le due stelle siano estremamente simili e che nella loro fase di formazione ed evoluzione abbiano dato luogo a sistemi planetari molto diversi sarà oggetto di ulteriori studi nel prossimo futuro. È un esempio eclatante di quanto sia varia la casistica e di quanti dati ancora siano necessari per capire fino in fondo i complessi meccanismi di formazione ed evoluzione planetaria.

È anche una buona notizia per l’astronomia e in particolare per quella nostrana, perché tutte le tappe della ricerca che ha portato alla scoperta sono state effettuate da team italiani. Gli azzurri di calcio sono stati eliminati dalla Coppa del mondo, ma la ‘nazionale’ degli astronomi italiani si conferma tra le grandi nella ricerca di altri mondi.

Leggi l’articolo su arxiv: The GAPS programme with HARPS-N@TNG IV: A planetary system around XO-2S

Sabrina e Caterina

Comunicato stampa pubblicato  il 2 luglio 2014 su Media INAF – http://www.media.inaf.it/2014/07/02/gemelli-diversi/

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Il caffè espresso va in orbita

ISSpresso

La nuova macchina per il caffè espresso si chiama ISSpresso. Crediti: Argotec, http://www.argotec.it/argotec/.

Da oggi un buon caffè italiano si può gustare anche nello spazio. Si chiama ISSpresso ed è un sistema a capsule davvero innovativo in grado di lavorare in condizioni estreme, come quelle dello spazio.

Argotec e Lavazza stanno lavorando, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), per portare l’espresso autentico, quello italiano, sulla Stazione Spaziale Internazionale con la prossima missione Futura di Samantha Cristoforetti che partirà a novembre 2014.

futura logo ISS

Logo della prossima missione di Samantha Cristoforetti, Futura. Sarà proprio durante questa missione spaziale che Samantha Cristoforetti, oltre ad essere la prima donna italiana ed europea a volare nello spazio, avrà anche l’onore di essere la prima astronauta a bere un caffè espresso a bordo della ISS. Crediti ESA.

Argotec è un’azienda di Torino, unica responsabile per il bonus food degli astronauti europei dell’ESA su contratto dell’ESA stessa e fornitore ufficiale di cibo per gli astronauti europei in missione sulla ISS per i quali realizza cibi su richiesta. Argotec ha sviluppato uno spazio di ricerca per lo studio nutrizionale del cibo dedicato agli astronauti, il cosiddetto Space Food Lab. I cibi che vanno a bordo della ISS devono essere consegnati alla NASA almeno 18-24 mesi prima del lancio in modo che possano essere recapitati in anticipo a bodo della ISS prima dell’arrivo dell’equipaggio.

 “Il caffè italiano è una bevanda senza confini – commenta Giuseppe Lavazza, vice presidente di Lavazza – e pensiamo alla sfida di portare l’espresso anche nello spazio da tempo. Già dieci anni fa, infatti, avevamo “mandato in orbita” l’espresso artisticamente con gli scatti di Thierry Le Gouès e con il calendario Mission to Espresso, che all’epoca poteva sembrare un’opera di fantascienza e che, invece, era solo visionaria. Oggi infatti siamo in grado di rompere i limiti dell’assenza di peso e di bere davvero un buon espresso, simbolo indiscusso del made in Italy, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale”.

16 agosto 2011 ISS

La Terra ripresa dalla Stazione Spaziale Internazionale. Crediti NASA/ISS.

“I nostri ingegneri aerospaziali – dichiara David Avino, Managing Director di Argotec – hanno progettato un nuovo concetto di macchina per il caffè, sicura per gli astronauti e in grado di funzionare in condizioni di microgravità, integrandosi con l’esperienza di un leader nei sistemi di estrazione a capsule come Lavazza. Si tratta di un’opera di altissima ingegneria che ha portato a soluzioni innovative, applicabili anche con ritorni immediati sulla Terra. Lo schema funzionale era pronto già a giugno 2013: Argotec ci stava lavorando da circa un anno. ISSpresso è una sfida tecnologica che soddisfa requisiti molto severi, imposti dall’ASI , in termini di funzionalità tecnica e di sicurezza”.

“ISSpresso – aggiunge Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana – è un perfetto esempio di come l’iniziativa ASI di rendere disponibili i diritti nazionali di utilizzo della ISS a progetti di partenariato pubblico-privato produca effetti di valorizzazione di risorse pubbliche a fini tecnologici, economici e sociali: l’ASI porterà ISSpresso a bordo della ISS, grazie agli accordi bilaterali di cooperazione con la NASA, condividendo con i Partner del progetto l’obiettivo comune di contribuire al miglioramento della qualità della vita degli astronauti sulla ISS, così come nei futuri lunghi viaggi di esplorazione interplanetaria. Al contempo, siamo orgogliosi di concorrere alla promozione dell’immagine e alla diffusione del marchio Made in Italy a livello internazionale, anzi “spaziale”.

ISSpresso verrà ad aumentare la varietà di gusto nei menù degli astronauti ma aumenterà a migliorare le conoscenze sui principi di fluidodinamica e sulle condizioni di microgravità. Lo studio che ha portato alla nascita di ISSpresso è così vasto che ha avuto e avrà ricadute in un immediato futuro anche su altre applicazioni terrestri oltre che spaziali.

Comunicato stampa di Argotec

Comunicato stampa di Argotec In formato pdf: http://www.argotec.it/argotec//docs/CS_ISSpresso_it.pdf

Tagboard- Missione Espresso

Video Sky.it – Nasce a Torino l’espresso spaziale da bere tra le stelle 

Sito web di Lavazza e Lavazza – 2014: Caffé nello spazio

ASI- Agenzia Spaziale Italiana  e ASI- 2014: caffè nello Spazio – L’espresso italiano in orbita con Argotec, Lavazza e l’Agenzia Spaziale Italiana –

Le interviste qui riportate sono tratte dal comunicato stampa di Argotec.

Sabrina

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Un sistema planetario con sette pianeti

exoplanets

Una rappresentazione artistica di un sistema planetario. Fonte Immagine: Flickr.com- https://www.flickr.com/photos/53845452@N05/12927556724/lightbox. Crediti CosmosUp.

Gli astronomi hanno identificato uno dei sistemi planetari più ricchi, composto da sette pianeti. La scoperta di un settimo pianeta attorno alla stella nana KIC 11442793 potrebbe venir considerata un record secondo due diversi team di ricercatori.

Il nuovo sistema planetario scoperto ha alcune similarità con il nostro Sistema Solare ma tutti i pianeti extrasolari orbitano molto più vicino alla loro stella madre, che si trova a circa 2500 anni-luce di distanza dalla Terra.
La scoperta è stata portata avanti anche grazie all’aiuto di un team di volontari che utilizzano Planet Hunters. Questo website permette a dei volontari, distribuiti in ogni parte del mondo, di utilizzare e analizzare i dati ottenuti dal Telescopio Spaziale Kepler della NASA per la ricerca di nuovi pianeti extasolari attorno a stelle della nostra Galassia.

Il Telescpio Spaziale Kepler usa il metodo dei transiti per individuare nuovi pianeti, un metodo che consiste nella diminuzione della luce stellare quando il pianeta transita davanti alla stella, una sorta di piccola eclisse, simile a quella che noi osserviamo quando vi è il passaggio di Mercurio o di Venere sul disco solare. La mole di dati è così grande che per motivi di tempo i ricercatori non sono in grado di analizzare tutte le curve di luce delle stelle ricavate nel corso del tempo dal Telescopio Spaziale Kepler e così hanno sviluppato dei programmi per la ricerca di segnali di transiti planetari che sono stati messi a disposizione degli utenti.

“Questo è il primo sistema planetario con sette pianeti scoperti da Kepler utilizzando il metodo dei transiti. Crediamo che la sua identificazione sia praticamente sicura” ha affermato Chris Lintott dell’Università di Oxford, co-autore del paper Planet Hunters.

Con un raggio di 2,8 volte quello della nostra Terra e un orbita di 125 giorni, il nuovo pianeta extrasolare è il quinto più lontano dalla sua stella madre KIC 11442793.
Anche se vi sono delle somiglianze con il nostro Sistema Solare, tutti e sette i pianeti sono più vicini alla loro stella. Infatti, si vengono a trovare entro la distanza della Terra dal Sole, rendendolo sicuramente un sistema planetario estremamente affollato di pianeti anche se stabile, secondo quanto ricavato dal team di Planet Hunters con una serie di simulazioni al computer.

Questo non è l’unico sistema formato da sette pianeti. Un team di ricercatori alcuni mesi fa ha annunciato che attorno alla stella HD 10180 dovrebbero trovarsi tra i sette e i nove pianeti. Inoltre, anche attorno alla stella GJ 887C dovrebbe esserci una famiglia di sette pianeti.

Fonte: CosmosUp.com: Astronomers may have identified one of the richest planetary systems yet

Sabrina

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Una cometa attiva per Rosetta

67P/Churyumov–Gerasimenko - Rosetta

La cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko fotografata dalla sonda Rosetta. Crediti ESA.

ll target della missione Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), la cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko, ha iniziato a mostrare la sua vera natura, diventando attiva e sviluppando la chioma di polvere nel corso delle ultime sei settimane.

La sequenza di immagini della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko sono state ottenute tra il 27 marzo e il 4 maggio 2014 man mano che la distanza tra sonda e cometa passava dai 5 milioni ai 2 milioni di chilometri. Alla fine della sequenza, la chioma della cometa si estende per circa 1300 chilometri nello spazio. Per confronto, il nucleo cometario è di circa 4 chilometri, e non può ancora essere risolto.

La chioma si forma come conseguenza dell’avvicinamento progressivo della cometa al Sole lungo l’orbita cometaria che presenta un periodo di 6,5 anni. Sebbene si trovi a più di 600 milioni di chilometri dal Sole, oltre 4 volte la distanza Terra-Sole, la sua superficie ha già iniziato a diventare più calda, facendo sublimare il ghiaccio in superficie e permettendo al gas di sfuggire dal nucleo di roccia e ghiaccio.

Assieme al gas vengono disperse nello spazio anche delle piccole particelle di polvere, che si espandono formandone la chioma.
Man mano che la cometa si avvicina al Sole l’attività cometaria aumenta e la pressione del vento solare permetterà successivamente la formazione di una lunga coda.

Rosetta e la cometa si troveranno alla minima distanza dal Sole nell’agosto 2015, tra le orbite della Terra e quella di Marte. L’inizio dell’attività permette ora ai ricercatori astronomi la possibilità di studiare la produzione della polvere e le strutture dentro la chioma prima che la cometa si avvicini di più al Sole.

“Sta cominciando ad assomigliare ad una vera cometa” ha affermato Holger Sierks, Principal Investigator di OSIRIS, l’Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System, che lavora al Max Planck Institute for Solar System Research, in Germania.

“E’ difficile credere che in pochi mesi Rosetta si verrà a trovare dentro questa nuvola di polvere per la scoperta dell’origine dell’attività della cometa”. Inoltre, il monitoraggio delle variazioni periodiche di luminosità rivelano che il nucleo sta ruotando ogni 12,4 ore, circa 20 minuti più breve di quanto si pensasse.

“Queste prime osservazioni ci stanno aiutando a sviluppare dei modelli della cometa che saranno fondamentali per aiutarci a navigare intorno alla cometa una volta che ci avvicineremo” ha affermato Sylvain Lodiot, Manager delle operazioni della sonda Rosetta all’ESA.

OSIRIS e le telecamere di navigazione della sonda stanno regolarmente acquisendo immagini per aiutare a determinare l’esatta traiettoria di Rosetta rispetto alla cometa. Utilizzando queste informazioni, la sonda Rosetta ha già avviato una serie di manovre che lentamente la porteranno in linea con la cometa prima del rendezvous nella prima settimana di agosto.

Osservazioni scientifiche dettagliate saranno quindi utili per trovare la migliore posizione sulla cometa per il lander Philae che si poserà sulla superficie della cometa nel mese di novembre.

Fonte ESA – Rosetta’s Target Comet is becoming Active

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Astrokids: le avventure di Martina Tremenda da oggi in un libro

Astrokids-Libro_MartinaTremenda

Copertina del libro Astrokids dedicato a Martina Tremenda. Crediti e copyright: Angelo Adamo, Scienza Express. Disponibile su Media INAF:http://www.media.inaf.it/2014/04/28/astrokids-il-libro/

Martina Tremenda è una bambina di undici anni, curiosa, allegra, innamorata delle stelle e dei pianeti e che un giorno, durante una visita all’Istituto di Astrofisica Spaziale trova una navicella non funzionante e ci sale… Inizia la sua avventura nell’universo con Genio, il computer-cervellone di bordo, che non fa mai quello che gli si dice.

Martina nasce da un’idea di Stefano Sandrelli dell’INAF- Osservatorio di Brera durante gli appuntamenti Astrokids con i bambini (dagli 8 ai 12 anni) alla Feltrinelli di Milano. Assomiglia a Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari, anche se più moderna e tecnologica.
Giovannino Perdigiorno visita mondi speciali, anche se in ognuno di essi trova qualcosa che non lo convince e se ne va, alla ricerca di qualcosa di migliore. Martina viaggia nel cosmo e in ogni capitolo si ferma su un oggetto del nostro Sistema Solare o viaggia tra le stelle, tra le galassie, tra i buchi neri, andando a studiare la radiazione X, la radioastronomia, l’astrobiologia e la ricerca di nuovi pianeti extrasolari, al di fuori del nostro Sistema Solare.
Le avventure di Martina Tremenda sono fantastiche, slegate fra loro, un po’ come le storie di Giovannino, ma tutte le informazioni sono corrette da un punto di vista scientifico. Vi hanno lavorato numerosi astronomi e divulgatori dell’INAF, di varie università italiane e giornalisti scientifici.

Il libro, che nasce da un’idea di Laura Daricello dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Palermo, è strutturato in 17 capitoli con una filastrocca iniziale e un’avventura di Martina; alla fine vi è la parte dedicata ai laboratori, agli esperimenti, attività pratiche da sviluppare da soli, con gli insegnanti oppure con i genitori e che permettono al bambino di entrare in modo diretto e divertente in contatto con quanto ha letto nel capitolo.
Qui di seguito il titolo generale del capitolo, la filastrocca e il titolo della storia di Martina:

1. Un pianeta molto speciale – Martina Tremenda, esploratrice spaziale – La Terra
2. Vita da astronauta – La casa nello spazio – Le missioni spaziali
3. Il nostro satellite – Martina sulla Luna – La Luna
4. La stella che ci scalda – Il Sole che ride – Il Sole
5. Amici per la pelle – Notturno – Sole, Terra e Luna
6. Eppure è vuoto – La cometa senza coda – Il Sistema Solare
7. Stelle di tutti i colori – Il circo del Sole – Le stelle
8. La nostra Galassia – La ballata delle galassie – La Via Lattea
9. L’ABC del buco nero – Un buco nero allo stomaco – Buchi neri
10. Patate, palle di neve sporca e buchi giganti – L’asteroide surgelato – Asteroidi, comete e crateri di impatto
11. Tutti i colori del Sole – Il semaforo blu – La luce
12. Alla conquista dell’invisibile – Il fantasma magnetico – Lo spettro elettromagnetico
13. Il cielo ai raggi X – Il fantasma invadente – I raggi X
14. A caccia di onde radio – Gli orecchioni di Martina – La radioastronomia
15. Forse anche noi siamo un pò extraterrestri – La nube alcolica – L’Astrobiologia
16. Identikit dell’extraterrestre – Il pianeta in maschera – Gli extraterrestri
17. Uno, cento, mille pianeti – Il ti-enne-gi sul vulcano – I pianeti extrasolari

Il libro è stato pubblicato da Scienza Express.
Astrokids – Avventure e scoperte nello spazio
A cura di Laura Daricello e Stefano Sandrelli
Copertina di Nicole Vascotto
Illustrazione di copertina di Angelo Adamo
Grafica e impaginazione di Nicole Vascotto
Illustrazioni di Angelo Adamo
Disegni tecnici di Sonia Adragna
Ricerca iconografica di Sabrina Masiero
Filastrocche di Stefano Sandrelli

Vorrei ringraziare Daniele Gouthier di Scienza Express per la fruttuosa collaborazione e per la possibilità di far parte della “squadra” fin dalla nascita del libro; Laura Daricello che mi ha suggerito la nascita di un capitolo dedicato ai pianeti extrasolari durante una conferenza a Varsavia nell’ottobre scorso; Stefano Sandrelli col quale ho scritto un capitolo e due filastrocche ma che mi ha dato preziosi suggerimenti su Martina fin dalla stesura della prima riga; Caterina Boccato dell’INAF-Oss. di Padova che mi ha suggerito la parte di laboratorio-esperimenti da far fare ai bimbi grazie alla sua esperienza con Astrokids nelle Librerie Feltrinelli di Padova; il Direttore del Telescopio Nazionale Galileo (TNG) Emilio Molinari, che mi ha dato la possibilità di scrivere ben tre capitoli durante il mio soggiorno di lavoro alla Fundacion Galileo Galilei (FGG)-TNG, per le sue chiacchierate costruttive insieme a Gloria Andreuzzi della FGG-TNG e delle loro revisioni nelle varie fasi della stesura. Un’esperienza dalla quale ho imparato molto, e che mi ha lasciato grande entusiasmo.

Molti sono gli autori coinvolti, tra cui anche Angelo Adamo dell’INAF-Oss. di Bologna che ha realizzato tutte le illustrazioni di Martina Tremenda, rendendo “visibile” il volto di una bambina che simbolicamente rappresenta ognuno di noi, appassionati di astronomia, astronomi o meno, cresciuti con una stellina pulsante nel cuore: la curiosità che ci ha spinti a sognare il cielo e a comprenderlo.

Per approfondire
Per leggere qualcosa su Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari online:

Pendolante.wordpress.com – http://pendolante.wordpress.com/2013/09/01/i-viaggi-di-giovannino-perdigiorno/ con riportate le edizioni di Giovannino Perdigiorno disponibili.

Così è la Luna – Giovannino nel paese degli uomini di zucchero e il pianeta di cioccolato – http://crea.francibb.it/2006/03/altre-mirabolanti-imprese-di-giovannino/

Gli uomini di gelato – Giovannino nel paese degli uomini di zucchero: http://www.pinu.it/giovannino.htm
Gli uomini di burro – http://www.giannirodari.it/bambini/torta.html

Media INAF: Astrokids: il libro – http://www.media.inaf.it/2014/04/28/astrokids-il-libro/
Scienza Express – http://www.scienzaexpress.it/ La collana Piccoli Scienziati Crescono: http://www.scienzaexpress.it/i-nostri-libri/piccoli-scienziati-crescono.html

Sabrina

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