Blog di Marco Castellani

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Autunno (appunti dalla camminata)

Me ne accorgo, me ne accorgo subito. Qualcosa della qualità dell’aria, si potrebbe dire. Non so bene cosa, ma qualcosa. Qualcosa nella vibrazione delle cose, nel modo specifico particolare di vibrazione delle cose.
Nel modo diverso del loro riposo, anche.
Sono nel parco da due minuti e già lo so. Già lo sento, già lo so. E’ autunno, è già autunno, ed è la cosa più evidente che ci sia. Non so a che agganciare precisamente tale percezione, ma è certa. E più certa di un dato scientifico, di un algoritmo matematico, di un calcolo programmatico.

Autunno è questo desiderio di tiepido ripiegamento, dopo l’espansione estiva. E’ il timido desiderio di un riparo, che torna a farsi vivo, torna a farsi sentire, a richiamare uno spazio, uno spazio-tempo proprio. E’ una rinnovata attenzione alla delicatezza di sé stessi. E’ dirselo, l’un l’altro — l’un l’altra. O uno all’altra, ancora. Copriti, non prendere freddo, mi raccomando è solo il primo passo, appena il primo passo, un piccolo passo fondamentale, per ritrovare quel caldo d’amore che risana dal profondo, che ti lascia in piedi, ti rimette in piedi e ti lascia in piedi.
Puoi camminare, in una struttura d’amore intorno a te.
Se entri in una storia d’amore. Con il terreno, gli animali, le piante, l’aria, le persone, le stelle, con Dio. Nessuna storia conta, nessuna storia vale la pena, se non è una storia d’amore. Ormai sei troppo vecchio per tutto il resto, Marco. Te lo puoi dire, sei troppo vecchio per tutto ciò che non è una storia d’amore, non riverbera una storia di amore. Andava bene prima, per guardare, esplorare, capire. Per il gusto di dividere, catalogare, esaminare. Eccepire. Ora non più, non più, ora è tempo di scegliere, di scegliere tra l’amore o la delusione, l’amore o la prestazione, l’amore o la tentata perfezione, l’amore o la progressiva consunzione.
Sono contento di poggiare i miei piedi su un pianeta con questa variazione periodica di stagione, un pianeta con questa amabile scansione. Sono contento di avvertire questi segnali misteriosi, quasi arcani, dalla natura. E’ un linguaggio che non si incanala nel procedere discorsivo, al quale siamo così affezionati, tanto che pensiamo che ogni informazione, ogni evidenza, ogni realtà reale sia suscettibile di declinazione discorsiva, argomentativa. No, è qualcosa che è immensamente più diretto, primitivo. Insomma come un odore, un sapore. Si muove su uno strato fondamentale, primordiale. Su questo strato risuona, mi rientra in circolo, mi cattura.
L’altra cosa, i colori. L’autunno esalta i colori, fa brillare quello che c’è, esalta i tuoi stessi colori. Toglie luce, calore, perché i tuoi colori, le tue luci vengano fuori. Arretra per darti spazio. Ma lo spazio di te che rientri in te stesso, non della tua proiezione esuberante o esitante dell’estate (la stagione luminosa e dichiarativa). Quello spazio. Quello spazio si apre, e puoi entrarci e puoi trovarti comodo.
Puoi metterti di nuovo quella maglia, saggiando la consistenza del tessuto, riscoprendo il piacere di altri strati che coprano delicatamente la tua pelle, che la adornino, la adombrino e la adornino, sottilmente. Scopri una parte di te che non è più nella proposizione secca ed esplicita del tuo stampo, della tua forma nello spazio, del tuo corpo. D’estate togli, esponi. D’autunno ricopri, nascondi, ma non troppo. Togli appena dallo sguardo diretto e unidimensionale, così troppo povero rispetto al cuore. Ed è di nuovo un gioco sottile di immaginazione, di ricostruzione dietro un rimando di sguardi, di quel che c’è e non si vede e riposa nell’ombra e nell’ombra trattiene i suoi stessi umori e magari ti attraversa la mente tra un modo d’istinto e una rinnovata dolcezza percettiva.
L’autunno è la diminuzione di segnale, il buio che riprende spazio, arriva più presto. Autunno è la stagione della poesia, è abbassare i volumi di tutti i telecomandi, perché ciò che è in penombra, quasi nascosto, possa esaltarsi, possa venir fuori, possa finalmente mostrarsi. Autunno è anche tristezza, a volte, ma è più d’ogni cosa una onda di delicatezza che arriva come un balsamo, e ti parla, ti chiama, ti dice di tornare, di ricominciare a tornare, a fare quel ricominciamento, quel ritorno di cui sei colmo di nostalgia, quel ritorno nell’universo specifico di ciò che è tuo, più tuo di te stesso.
Ciò che proprio non puoi perdere.

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Faticosa, ma saporita

Finalmente, verrebbe da dire. Sta per cominciare un altro anno, un anno lavorativo e scolastico e familiare. La pausa estiva disegna e separa gli anni meglio di un trentun dicembre. Ecco tra poco entriamo – domani entriamo, diciamo – nell’anno nuovo. E bisogna entrarci bene. Cioè questo. Con una contentezza o un miraggio o una domanda di una contentezza o della possibilità di una contentezza, oppure solo nel non negare la possibilità di una futura o presente contentezza.

Sta iniziando un anno. Sta andando via la stagione calda. Viene l’autunno, fa sera presto, fa più freddo. Che bello.  Sta iniziando un anno, mesi e mesi, il lavoro nelle settimane, l’osservatorio, le puntate in asdc, la mensa. Le cose per Gaia, che l’anno prossimo finalmente se ne andrà a spasso a scrutare la Galassia. Fa sera presto, è più bello predisporsi a tornare a casa, dopo il lavoro. Pensare al caldo rifugio che ci aspetta, a lei che ci aspetta e sta preparando la cena, dopo aver lavorato anche lei, fuori. 

Autumn

Bello fare le cose, salutare gli amici, i colleghi, avviarsi verso casa. Bello avere un margine di libertà e ampiezza anche davanti ai problemi Anche davanti alle tentazioni. Non essere schiacciato da un niente da un nulla da un nientenulla che avvelena.

Essere più vicino a respirare,
ad avere un respiro fondo, regolare.
Bello alternare lavoro e riposo
e quasi senza accorgersene
tornare a progettare
fare progetti
di nuovo.

Come una vacanza o l’ipotesi di una casa
e gli esami della figlia oppure anche
i compiti della piccola
e il lavoro degli altri che è pur lavoro. Bello
sorridere perché appoggiati
a radici solide
sorridere per un briciolino di luce
uno scherzo di luna
per le radici e per il respiro.

Sentire addosso il tempo che passa
come un rivestimento più saldo
strato su strato
nell’attesa e nel guardarsi
indietro
senza timore
contando i passi del cammino.
E il bello è sempre davanti.
E la dolcezza di casa quando
si sprofonda nell’inverno sarà

sarà ancora maggiore
pioggia alle finestre e tuoni e fuori la consueta
dominante azzurra
mentre dentro casa
dentro
la calda gialla operosa e tranquilla
lieta luminosità

e sì farà freddo e qualcuno
dirà copriti e sarà come una gemma regalata
un segno di affetto come dire
non voglio che ti ammali
mi sei caro mi sei
non posso stare a vederti star male

sarà come una gemma respirata
e un vestito e un maglione pesante
e un sorriso leggero per
uscire aspettando con serena pazienza il rientro.

Sarà questo e sarà un anno azzurrossogiallo e quanti colori vuoi
sarà da piangere e da ridere e arrabbiarsi anche
e dire come, chi, perché
e anche chi me l’ha fatto fare
e correre sotto la pioggia con la borsa e trovare
il traffico
e avere preoccupazioni assortite e cose da
sistemare ma sapere
che vi sono radici profonde
– e siamo grandi e siamo bambini e potremmo
un giorno potremmo chissà
diventar vecchi e rimanere bambini –
e comunque niente più la vita piatta e niente più il niente ma

la vita, quella colorata
faticosa ma saporita
la vita.

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Autumn Skyline


Autumn Skyline
Inserito originariamente da Witty nickname

Sono nuovi i colori dell’autunno
sono nuovi –
ora.


Le cose stupìte quasi si interrogano
pervase dal quieto sentore
di una rinnovata
meraviglia

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September dawn


september dawn
Inserito originariamente da Gregor Halbwedl

Bello il commento alla foto… “salto di mattina in mattina, mi sento spinto a godere di questi momenti ancora e ancora. E’ come una dipendenza e penso proprio non potrebbe succedere in un altro periodo. La luce, i colori e le impressioni dell’alba autunnale sono così evocatrici!”

E’ vero, l’autunno arriva e porta sempre con se un cestino pieno di delicati colori. Ogni volta è un’avventura nuova, solo a metterci dentro il naso..

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Silent morning


Silent morning
Inserito originariamente da aremac

Ecco, sono questi i colori dell’autunno che tanto mi piacciono, che rendono ogni autunno una cosa nuova, una nuova tenera scoperta…

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Incomparable lumière d’automne

E’ nuova e bella la luce di ogni autunno..

Guardavo ieri mattina il filare di alberi lungo la mia strada, e non ricordavo delle sfumature di colori così belle e “complesse”. Una piccola festa per gli occhi!

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Coperta novembrina, ed altro…


November cover
Inserito originariamente da LucaPicciau

…Lo so, lo so: non dite nulla! Sono fissato con le foto della natura con i colori autunnali, ormai è cosa assodata…….. 😉

Tra una cosa e l’altra, sono riuscito finalmente proprio stamattina a finir di approntare la nuova versione del database degli ammassi globulari, che tanto mi ha fatto “tribolare” per la riorganizzazione delle tabelle MySQL.. si raggiunge all’indirizzo http://snipurl.com/gclusters

PS pensavo tra me e me.. non lo scrivo sul sito, ma questa per me è la “release Paola”.. beh un piccolo tributo alla mia sposa e al suo amore 🙂

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Blazing Glory


Blazing Glory
Inserito originariamente da isadoreberg

Meno male che non c’era fila in autostrada, oggi!

Arrivo, prendo il caffè. Faccio in tempo a sistemare il capitolo primo del libro di papà su Scribd.com (favoloso questo servizio web, non lo conoscevo ancora! Ieri sera ho “giocato” a metterci il mio articolino di cui ho già parlato nel post precedente). Arriva in stanza AT: c’e’ da lavorare sulle pagine per il prossimo congresso di Cefalù, poi devo andare dai sistemisti per fare abilitare l’account mail relativo al congresso; c’e’ anche da sistemare il first announcement.. insomma un “tranquillo” giorno di lavoro 🙂

Tra una cosa e l’altra, giro gli occhi e trovo sullo schermo, nella pagina di iGoogle campeggiare un bellissimo albero rosso… clicco, rimango ammirato. Che faccio, lo metto nel blog? Sì sì, mi prendo un attimo e scrivo un post: così, come viene 🙂

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