La mia auto è il regno sovrano dell’entropia. Così ogni tanto capita che vi ritrovo delle cose che davo per disperse ormai da tempo. Ogni ritrovamento (avvenuto per caso o in seguito a mirati  carotaggi) è interessante, è come se le cose tornando mie riprendessero un po’ di quella luccicanza propria degli oggetti nuovi, appena comprati.
Tra le cose emerse di recente è un contenitore di CD con alcuni dischi che – essendomi scomparsi dalla vista – erano scomparsi anche dalle orecchie (stante il fatto che praticamente la musica la sento in macchina)
Tanto di cappello, signori miei…
Allora l’altro giorno ho rimesso nel lettore  Deja Vu, di Crosby, Stills Nash e Young. Mi piace da matti andar in giro per Roma con questi magnifici quattro che buttano giù un capolavoro dopo l’altro, senza alcuna parsimonia. In tempo di crisi, trovare ‘sti tipi che regalano abbondanza a piene mani, non è male. Inizi l’ascolto e dopo pochi minuti sei già preso, quando questi qui intonano insieme
Carry on, love is coming, love is coming to as all…

sei già calato dentro, non puoi scappare. Sarà che è masterizzato alla grande, ma non hai l’impressione di ascoltare musica del 1970. Quarantadue anni fa? Sì, quarantadue. Incredibile. 
Sembra così… così moderna. Così moderna che la musica di oggi sembra vecchia, pigra, di poca inventiva (E sommersi sopratutto da immondizie musicali, ammoniva già il grande Battiato quella famosa estate (credo) del 1981, in cui impazzò La voce del padrone
Sono grandi. Il minimalismo ante litteram di 4+20 … una delle canzoni sotto i tre minuti più belle in assoluto…  il glorioso crescendo di Woodstock (da brivido, vi assicuro), la domestica deliziosità di Our House… ogni canzone è una gemma. L’arrangiamento lo è. Le voci. Il modo di suonare.
Modernissimo. Perché invecchia solo la musica scadente.
O forse… sto invecchiando io? O sono proprio bravi loro o sto invecchiando io.
No, no. E’ la seconda che ho detto, certamente.

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