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Il diario (vero o digitale) è una traccia, è lo scrivere la vita. Per capirla. |
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Il diario (vero o digitale) è una traccia, è lo scrivere la vita. Per capirla. |
Lui ha preso atto, poi mi ha detto qualcosa tipo ah bene, era da ottobre dello scorso anno che non venivi più qui.
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Una foto presa all’agriturismo (via Instagram) |
Accolgo la cosa con qualche perplessità. Anzi, a dirla tutta, con molte perplessità. Un botto di perplessità.
Alla fine viene fuori, la verità. Siamo venuti effettivamente ad ottobre. Non era affatto estate (ottobre può essere amabile, ma non è certamente un mese estivo).
Ha ragione Foursquare. Ovviamente.
Però lascio ancora troppi spazi vuoti. Dovrei scrivere qualcosa ogni giorno, almeno una riga. Buttar giù almeno qualche metadato della giornata. Tanto per permettere alla memoria di riprendere il file in oggetto.
A volte ci metto un po’ per capire delle cose. Capirne il significato vero, oltre le parole.
“…non perché siamo bravi, ma perché accettiamo di essere all’interno di un luogo dove Lui ci fa capire, sperimentare, gustare Chi è e quindi, cosa è la vita, cosa può essere la vita”
(Julian Carron, “L’inesorabile positività del reale“)
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Guardare, prima di tutto… ! Quanto mai vero per Parigi, non vi pare? |
Lo ammetto: non mi piaceva la geografia da giovane studente. Agricoltura, industrie, terziario. La lista di cose da memorizzare per ogni regione, ogni più piccola nazione. Dopo tanti anni, mi devo ricredere. Un bel posto è un bel posto, non si discute. E si stratta prima di tutto di guardare, che di pensare a come comportarsi. Stare in un luogo e scoprirne pian piano la bellezza.
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No. non sono io… 😉 Credits: Cornell University Library |
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