Blog di Marco Castellani

Categoria: eventi

Metti un astrofisico a Trevi

No, non è affatto immediato realizzare sempre e comunque di essere un astrofisico. Ci sono situazioni e momenti privilegiati, dove ti accorgi che la parola ha un suo determinato effetto. Se vogliamo magari dirlo in maniera scherzosa, dove comprendi che te la puoi vendere bene.
Così è accaduto nella scorsa settimana, e quello che è accaduto mi ha versato nel cuore una buona dose di stupore e — ultimamente — anche di gratitudine.
Tovagliolino di un pranzo a Trevi, scherzosamente istoriato da Andrea Bellaroto
Perché gratitudine? Perché da questa posizione privilegiata — certo a volte scomoda ma indubbiamente privilegiata (i.e., quella di un astrofisico cui la scienza va un po’ stretta se non si ibrida e non si confronta continuamente ed accanitamente con le altre branche del sapere umano)— capisco che si riesce a vedere bene, si riesce a vedere molto.
E non sto parlando appena della posizione o della luminosità delle stelle.
Intendo, dell’animo umano nonché dell’umanissimo desiderio di conoscere e di sapere. E leggere l’uomo attraverso le stelle (calmi, niente a che vedere con l’astrologia) ho scoperto nel tempo che rappresenta una modalità particolare, una posizione probabilmente anomala ma veramente privilegiata, per arrivare esattamente lì, al cuore dell’umano. Il centro vero e pulsante dell’Universo, se vogliamo.
E’ come se, in un certo senso, si dovesse andare lontanissimo, spingersi in alto fino a domandarsi cose anche un po’ scomode, come cos’è tutto quello che c’è intorno a noi, qual è la natura dello scenario in cui siamo immersi. E arrivando così in alto, ecco, si compie un giro, si connettono gli universi, si attraversano di schianto — per qualche ancora sconosciuta legge di natura — misteriosi ed elusivi buchi neri, per sbucare infine dalla parte più interna di tutte, nel centro esatto del cuore dell’uomo.
Perché il cuore dell’uomo sia così legato alle stelle, così in connessione con le stelle, questo non lo so. Ma lo vedo, lo avverto: è così. E più vado avanti, più capisco che è esattamente così. E che forse è il vero ed unico motivo per cui uno come me — con una forte passione per la letteratura e lo scrivere— abbia intrapreso questa carriera di studi così “scientifica”.
Sì, anche nel mio cuore per certi versi si chiude un cerchio. I conti cominciano a tornare — ed iniziano curiosamente a tornare proprio quando mi apro ad altri saperi oltre la matematica, oltre il regno delle scienze esatte.
Così ho attraversato i miei giorni di permanenza ad una settimana di seminari ed incontri decisamente interessante tenutosi a Trevi, L’insurrezione della nuova umanità (sull’incontro e sulle mie impressioni esterne al focus di questo pezzo potete leggerne sul sito Darsi Pace).
Ed ecco, quella frase buttata lì quasi per caso all’atto della mia presentazione, io sono un astrofisico, sì è presto rivelata un formidabile generatore di incontri, colloqui, conversazioni. Un catalizzatore indomito e potente di aperture, spunti, approfondimenti, domande, confronti. Fatti della pasta più preziosa che si può trovare in circolazione, fatti di vera umanità.
Vi avverto: sull’essere astrofisico in mezzo a tanta umanità in ricerca, potrei riempire un libro. Da chi mi raccontava dello stupore dei “suoi” soldati in Afghanistan davanti al cielo stellato, a chi mi domandava dei destini ultimi del cosmo, a chi voleva sapere cosa la scienza ci dice dei multiversi e delle proiezioni olografiche con le quali secondo alcuni modelli matematici si immagina l’universo, a discussioni su quel che dicono persone come la Giuliana Conforto, a tante tante altre ricche occasioni di dialogo.
Alla fine mi sono convinto che sì, c’è bisogno di più astrofisici in giro. Tanto che mi verrebbe da dire, conviene disperderne qualcuno un po’ in ogni ambiente (va bene anche uno per chilometro quadro, come prima stima).

C’è una grande fame di senso, di significato, avvertibile ormai a tutti i livelli.

Questo è abbastanza evidente per quasi tutti (ed è il motivo fondante, tra l’altro, di iniziative come quella di Trevi). Ma il fatto bello e forse non ampiamente meditato, è che questa domanda del chi siamo si incontra e si ibrida quasi inevitabilmente con la domanda del dove siamo. Dove siamo a vasta scala — ovvero cosa è tutto quello che esiste intorno a me.
E non per gioco, o per passatempo intellettuale: perché mi serve per capire cosa c’è dentro di me.

Non c’è niente da fare: devo (anche) capire dove sono per capire profondamente chi sono.

In fin dei conti è stato sempre così, fin dai tempi più antichi. Le stelle — lo sappiano o meno— hanno sempre avuto a che vedere con noi, con il nostro stesso destino. E se oggi giustamente rigettiamo l’astrologia come tentativo credibile di connessione tra l’infinitamente grande e il nostro piccolo, ci tocca comunque di fare il salto, di inventare ed abitare un nuovo modo di collegarci agli astri.
Voglio dire: se finalmente all’astrologia non ci crediamo più, al di là della curiosità o del folklore (e senza dimenticare comunque che per molto tempo è stata intimamente legata all’astronomia stessa, in maniera difficilmente rescindibile), forse vuol dire che da adesso in poi l’astronomia stessa si deve far parte di quella carica di umanità che comunque è parte vitale del nostro vivere e della nostra connessione con il cosmo.
L’astronomia, l’astrofisica si prestano assai bene a fare da cornice ad un nuovo modo di concepire la scienza nel suo insieme, ad una AltraScienza dove tutte le discipline possano non più contrapporsi ma accomodarsi l’una vicino all’altra, in modo dialogico e non conflittuale (quel modo che è stato il perno vivo dell’esperimento di Trevi).
L’astronomia, che scopre sempre di più di abitare un universo misteriosamente relazionale e compartecipe in qualche misura di quel che accade al suo interno, può e deve iniziare ora la paziente tessitura di un quadro nuovo della struttura del cosmo. Nel quale l’uomo, finalmente, può riprendere il posto che gli spetta: quel punto privilegiato in cui l’universo stesso si ricomprende e si abbraccia, in una misteriosa profondissima connessione con tutto.

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Caffè, arte e scienza… a colazione!

Tranquilli: era promesso, e lo manteniamo. Alla fine la colazione con Alessandra si farà, ed è fissata per giovedì 14 gennaio, alle ore 10. Sarà una ottima occasione per ragionare un po’ di scienza e di poesia, di come queste istanze apparentemente molto diverse in realtà possono convivere, possono essere composte in modo da coesistere.  Forse perché questi due aspetti non sono poi tanto diversi, non sono poi tanto lontani? Chissà, potrebbe essere. D’altra parte è appena una (piacevolissima) colazione, non ci interessa mettere punti fermi, ma creare degli stimoli, dei punti di appoggio per la riflessione.

Tengo a specificare che (oltre al sottoscritto) prenderà parte alla colazione anche l’artista Gian Ruggero Manzoni,  poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer. Basta già questo scarno elenco, per comprendere l’interesse innegabile che comporta la sua partecipazione.

Insomma, di cose che intrigano, permettetemi di dirlo, ce ne sono parecchie, in questa colazione. Allora, ci vediamo dopodomani al caffé? Per chi non ha la possibilità di seguire in diretta o agganciare la frequenza di Radio Giulianova, la colazione verrà anche servita, entro breve, in streaming… 


“Colazione da Alessandra” TORNA ON AIR giovedì 14 gennaio 2016.In studio Alessandra Angelucci e Azzurra Marcozzi.Vi…
Posted by Colazione da Alessandra on Domenica 10 gennaio 2016

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Colazione… rinviata

A volte capita, a volte anche le colazioni debbono essere rimandate. D’altra parte gli imprevisti sono fatti così, sono cose che arrivano (per definizione) senza che tu le possa programmare. E’ quello che rende la vita sempre un po’ irriducibile ai nostri piani. Ultimamente, quello che rende la vita interessante. Sempre un po’ più grande dei nostri modelli, anche dei modelli più acutamente pensati, più arditamente creati. 

Alla fine la vita interessante è questa. Le altre le ho già pensate, le ho già capite. E se anche il rinvio di una appetitosa colazione (radiofonica) me lo può ricordare, va benissimo (fermo restando che – come è noto ai più intimi – io non mi trovo bene a saltare la colazione, dunque è soltanto un rinvio).

Ringrazio ancora Alessandra per l’invito, auguro pronta guarigione ad Azzurra. Ai miei venticinque lettori, rinnovo la proposta di partecipare alla colazione, che è soltanto spostata un po’ più in là.

Cari amici di “Colazione da Alessandra”, vi comunico che la puntata prevista per giovedì 17 dicembre, su Radio G, sarà…
Posted by Alessandra Angelucci on Martedì 15 dicembre 2015

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A colazione da Alessandra

E’ questione di cortesia elementare, potremmo dire. Un invito a colazione non si rifiuta senza valide ragione. Per di più se chi ti invita è una persona che ti piace frequentare, con cui ti trovi a tuo agio, con la quale puoi finalmente parlare di cose significative, abbandonando  – una volta tanto – i discorsi di superficie, quelli tristemente riempitivi, fatti appena per scongiurare il silenzio, per evitare (chissà poi perché) di cascarci dentro…

Per quanto ci siamo visti ancora (troppo!) poco, Alessandra Angelucci è una persona che sento amica e vicina nella mia ricerca “di senso”. E’ dunque con grande piacere che ho accolto l’invito alla sua colazione radiofonica, che si terrà questa settimana, giovedì 17 dicembre alle 10 prossimamente sulle frequente di Radio Giulianova, e poi anche in streaming.

Appena due parole su Alessandra. Giornalista, è critico d’arte per il quotidiano di Teramo «La Città», e per le riviste «Exibart» e «Contemporart». In passato ha diretto il mensile d’informazione «Lo Strillone» ed è stata conduttrice per l’emittente TV6. Nel 2012 ha pubblicato la raccolta di poesie Mi avevi chiesto di fermarmi qui (Duende Edizioni, Premio Roccamorice). Oltre a numerosi cataloghi, ha curato il volume di Fathi Hassan Un africano caduto dal cielo, apparso nella collana Fili d’erba che dirige per la casa editrice Di Felice. Ha curato mostre sia in Italia che all’estero. Collabora con la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso. Per l’emittente radiofonica Radio G di Giulianova cura la rubrica d’arte Colazione da Alessandra. E’ la curatrice della mostra “CORDIS, del cuore” di Alice (Palazzo Pardi di Colonnella, provincia di Teramo, fino al 6 gennaio 2016). Collabora inoltre con il sottoscritto alla pagina Facebook di arte e letteratura Il ritorno.

Propongo pertanto assai volentieri il testo che Alessandra stessa ha diffuso via Facebook, per annunciare la nostra “colazione”. Colazione che, oltretutto, ho l’onore di condividere con un artista quale Gian Ruggero Manzoni (in maniera alquanto immodesta, devo dire che sono assai onorato per l’accostamento), e con la giornalista Azzura Marcozzi.

Vi lascio dunque alle parole di Alessandra, aspettando di poter… aggiungere le mie. A colazione, s’intende!

Cari amici di “Colazione da Alessandra” sono felice di annunciarvi i nomi dei prossimi protagonisti della rubrica d’arte che ho il piacere di curare su Radio G Giulianova: GIAN RUGGERO MANZONI, pittore e teorico d’arte, drammaturgo e performer; MARCO CASTELLANI, ricercatore astronomo presso l’Osservatorio Astronomico di Roma dell’INAF, autore, fra i tanti libri, della silloge poetica “In pieno volo” e del romanzo “Il Ritorno”, di recente pubblicazione. Con me in studio la giornalista Azzurra Marcozzi. 
Appuntamento giovedì 17 dicembre, da definirsi per l’inizio del prossimo anno (vi farò sapere), ore 10, Radio G. Replica ore 15.30: frequenze 90.70 oppure 100.20; anche su streaming www.radiogiulianova.net.
GIAN RUGGERO MANZONI è nato nel 1957 a San Lorenzo di Lugo (RA), dove tuttora risiede. È poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer. Ha pubblicato, fra le tante case editrici, con Feltrinelli, Il Saggiatore, Scheiwiller, Sansoni, Skirà-Rizzoli. La sua formazione di pittore è avvenuta in Italia a fianco degli esponenti della Transavanguardia; in Germania, a Monaco di Baviera e a Berlino, negli ambienti del neoespressionismo e della neofigurazione tedeschi, in Inghilterra vicino ai graffitisti e fumettisti della Generazione X. Insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino dal 1990 al 1995. Partecipa ai lavori della Biennale di Venezia negli anni 1984 e 1986, edizioni dirette da Maurizio Calvesi. Ha al suo attivo oltre 50 pubblicazioni e 70 mostre pittoriche. Ama abitare in provincia e, come di solito dice, “dell’uomo di provincia possiede tutti i difetti, ma anche tutti i pregi”.
MARCO CASTELLANI è un ricercatore astronomo e lavora presso l’Osservatorio Astronomico di Roma dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica). Si occupa di evoluzione stellare e fa parte del team scientifico del satellite GAIA dell’ESA, nel quale svolge l’attività di ricerca di algoritmi per ricostruire i profili stellari restituiti dal satellite con la massima accuratezza possibile. Ha al suo attivo più di 60 pubblicazioni scientifiche, di cui circa la metà su riviste con referee internazionale. Ha aperto diversi anni fa il blog di divulgazione scientifica GruppoLocale.it (listato nella pagina istituzionale Media INAF) e il blog SegnaleRumore.it per esplorare come la tecnica si rapporta al nucleo più autenticamente umano palpitante in ognuno di noi. E’ stato scelto questa estate per tenere un corso di astrofisica a un gruppo di selezionati studenti universitari a bordo di “Mediterranea”. Marco ama molto scrivere, sia racconti e poesie, sia considerazioni “di cammino” che pubblica sul suo blog personale (cioè questo, ndr). Tra le sue pubblicazioni recenti ricordiamo il romanzo “Il ritorno, le raccolte di poesia “In pieno volo” e “Per prima è l’attesa”. Attualmente sta lavorando su libri a carattere scientifico divulgativo, di prossima uscita, e sta preparando un libro di racconti per ragazzi a sfondo scientifico, di cui alcuni sono stati anticipati con ottimi risultati ai ragazzi di una scuole nazionale. E’ sposato dal 1991, ha quattro figli.

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