Blog di Marco Castellani

Categoria: impressioni Page 1 of 3

Il viaggio…


journey
Inserito originariamente da Manang Epil

E’ bello trovare, ogni tanto, il senso dell’essere in viaggio. Pensarsi viaggiatori anche su questa terra, allentare la pressione su persone e cose perché appunto, in fondo siamo di passaggio.

E’ bello anche pensare che le cose non si ottengono subito, ma pian piano, camminando.

Non abbiamo già ora tutto quello che vogliamo. Non abbiamo la felicità (pur avendo tante cose). Però c’è una strada, e per questo il cuore – pur in mezzo alle tempeste della vita – può esser più leggero, quasi sollevato. Non sospeso al vuoto, ma appoggiato “su un pieno”, una pienezza…

« È bella la strada per chi cammina, è bella la strada per chi va,
è bella la strada che porta a casa e dove ti aspettano già. »

(Claudio Chieffo, La strada)

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Camminare…


Red Carpet
Inserito originariamente da Rhys Jones Photography

Caro mio, bisogna pur che te lo dica. Sì, bisogna che te lo dica di nuovo, caro me stesso, visto che dici di saperlo già, ma sempre te lo dimentichi.

Ecco qui: non pretendere di risolvere subito tutto, non pensare che tutto debba sempre essere chiaro: cammina anche se il percorso è illuminato a sprazzi…

Camminando, tratta con la massima affabilità il magma di passioni e impulsi che ti si muove dentro.. tratta con affabilità le altre persone, e soprattutto te stesso (che poi le cose sono legate a filo doppio…).

Ragiona: prima era necessario risolvere in maniera fredda, analitica. C’era da farsi una strada, guadagnare un posto nel mondo, acquisire, allargare. Ora è invece assai più necessario accogliere, sostare anche nelle zone d’ombra, pazientare, camminare piano, comunque. Non rigettare niente di se stessi, non porre nessuno “steccato” artificioso, ma accogliere le proprie passioni con affabilità e dolcezza. Baciarle, come dice A. Grun.

Niente più fretta, lavoro paziente sul limare i propri difetti, basta un passettino piccolissimo ogni giorno: e questo è assai bello perchè non pone quasi condizioni… si può fare sempre…

Insomma, mai più l’atteggiamento aridamente cartesiano verso il proprio sè: separare “con le pinzette” le emozioni e gli impulsi, uno ad uno, per metterli sotto la fredda luce di un improbabile imparziale esame, per tentare di “risolvere”, “spiegare”, enucleare i fattori uno alla volta… mai più, mai più ! Queste cose sono come i quark: non sono separabili, se non a spese di una smisurata energia … Voglio dire, la dolcezza non è compatibile con la tentazione sottile di questo atteggiamento, i dubbi e i nervosismi aumentano soltanto, ci si rigira nell’aspra irrisoluzione conseguente ad una atteggiamento sbagliato…

Che bella, invece, quella giornata in cui io non ho risolto nemmeno una delle mie incertezze e fatto luce su nessuno dei miei dubbi, ma ho solo imparato ad accogliere queste e quelli con pazienza affabilità e amore verso il tesoro che è la mia vita… in cui allora queste cose non sono più obiezione, ma accolte diventano inaspettatamente “amiche”, in un modo che la realtà stessa si addolcisce appena e più colori filtrano alla mia finestra… davvero che bella giornata..!

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into the woods


into the woods
Inserito originariamente da Sheila in Millstone

Così venendo al lavoro oggi,
traversando gli spazi della natura
del primo autunno

mi viene in mente
e gioco con l’idea,
che trovo confortante,

che il sacrificio in fondo
non è obiezione:
non è obiezione
alla verità della propria situazione,

alla consistenza della vita
che si viene vivendo
nella quale siamo posti.

C’è più spazio anche alla gioia,
allora…

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September dawn


september dawn
Inserito originariamente da Gregor Halbwedl

Bello il commento alla foto… “salto di mattina in mattina, mi sento spinto a godere di questi momenti ancora e ancora. E’ come una dipendenza e penso proprio non potrebbe succedere in un altro periodo. La luce, i colori e le impressioni dell’alba autunnale sono così evocatrici!”

E’ vero, l’autunno arriva e porta sempre con se un cestino pieno di delicati colori. Ogni volta è un’avventura nuova, solo a metterci dentro il naso..

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Dell’amore, il riverbero…

Immaginare tutto l’amore che c’è
intorno

Percepirne a volte il riverbero,
come una nostalgia d’infanzia.

Ti penso vestita di una tunica leggera
camminare a piedi nudi su un parquet
di legno scuro

Il tuo corpo che stampa
una forma buona nello spazio

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Seguire la linea…

.. e non è stato forse bello, ieri, affrontare le proprie piccole spigolosità, con il pensiero dolce e “riordinativo” di avere un ruolo, un compito su cui svolgere la vita, che è quello di amare mia moglie (amare! Apparentemente semplice, perennemente rivoluzionario. Al di là del conto spicciolo di quanto dò e quanto ottengo), e di applicarmi nel lavoro (non pretendendo più la perfezione, ma accettando il mio ruolo così come viene declinato nella vita pratica…)?

Mi sono accorto anche che le cose si declinavano meglio, più ordinate. C’era meno senso di dispersione. Ero all’inaugurazione della Torre Solare a Monte Mario, e sentivo che non c’era niente da eccepire, da riflettere, da ruminare. Ero lì perchè dovevo stare lì (forse non si capisce… però è così) E la cosa era pacificante. Accettavo il mio ruolo. Facevo quello che dovevo fare: ma non “dovevo” nel senso di costrizione.. piuttosto, nel tentativo (imperfetto quanto si vuole) di adesione alla linea della mia vita. Allora anche le cose si sistemavano un pò più accoglienti, i rapporti con le persone si addolcivano (e si facevano migliori), la curiosità per il lavoro e le cose intorno poteva emergere…

Lo scambio di parole con il direttore (che ha ringraziato anche me per essere stato presente), i colleghi. Gli amici.

La linea della mia vita (hold the line…). Che non è da inventare, ma da riconoscere…

Posted via web from mcastel’s posterous

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Cambridge, terzo giorno


From my window…
Inserito originariamente da mcastellani

Giornata piena anche oggi. Nottata un pò tormentata da alcuni randomici risvegli, ma nel complesso sono riuscito a dormire il tempo sufficiente.

Arriviamo all’istituto dopo aver imboccato per errore una strada che ci portava dritti dritti in un allevamento di bovini. Dopo un bel pò di “muuu.. muuuu…” che io intendevo come “Guarda capo che te stai a sbaglià! Non è questa la strada!” ci siamo corretti e siamo arrivati finalmente alla meta.

La giornata è trascorsa in maniera per me psicologicamente piuttosto altalenante, tra gli attimi di micro-sconforto per come mi accorgevo di non padroneggiare ancora adeguatamente la complessa e intricata materia, ad altri di confidenza e maggior sicurezza, allorquando la discussione si portava su cose in cui mi sembrava di essere riuscito a fare un pò di luce, o meglio ancora quando a domanda diretta, mi trovavo a spiegare cosa sono le classi astratte e quando si devono usare.

Ok, ho ancora molta strada davanti, nel mio prefissato obiettivo di prendere tutte le cose con calma e ponderatezza. Forse non sono abbastanza umile: vorrei sempre portare subito il mio contributo, mostrare le mie qualità, evidenziare una mia confidenza. E non è sempre possibile. Poi certo, magari basta che capisco qualcosa e mi rassereno immediatamente. Lo confesso, alcune volte vorrei avere un distacco maggiore, sono certo che gioverebbe anche e proprio al lavoro da svolgere. Questo sul piano ideale, nell’ottica del lavoro su se stessi. In ogni caso, stavolta non demordo. Le cose fatte non son affatto zero; e quelle non ancora chiare, si chiariranno: dopotutto, come dice il mio collega, non c’è nessuna fisica particolarmente complicata dietro.

Intanto stiamo facendo un lavoro che penso abbia una sua importanza, ed è importante anche che noi questi giorni si stia qui.

Cena al pub con Luigi, la borsista rumena conosciuta ieri, poi Marco, Francesca e il loro bimbo Martino, che curiosissimo andava avanti e indietro ad esplorare l’ambiente, Mi ha fatto pensare a qualche anno fa, quando avveniva lo stesso con i bimbi miei. Com’è che mi capita più spesso di pensare al tempo che passa, ultimamente? A volte anche con un attimo di sbigottimento, non posso negarlo. Questo è stato praticamente anche il tema dominante della conversazione avuta con Luigi, rientrati in un quieto Bed and Breackfast tutto per noi, dopo la cena.

Eppure c’è qualcosa. che mi dispiace non riuscire a portare in superficie nei discorsi. Sì, mi dico. C’è una risposta al passare del tempo, si può trovare. O forse – meglio – ci si può lasciar trovare. Consentire appena di essere amati, dire di sì. Lasciarsi abbracciare, consolare, consolare fino in fondo, di tutte le amarezze umane, lasciarsi lenire le ferite …. E lasciarsi pure perdonare tutti i dubbi, tutta la poca, troppo piccola fede, la così minuscola fiducia, i piccoli e grandi tradimenti…

Quanto è dolce, quando viene, la certezza di essere amati tanto, così tanto. E’ di qualche momento, magari di qualche attimo fugace. Possiamo solo domandarla. Ma quando accade, quando ri-accade, mamma mia com’è contento il cuore, e giovane, giovane, sempre giovane, come quello di un bambino che gioca… forse perchè è quello che cerca, forse perchè non cerca nulla di meno…

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Al chiaro di luna


clair de lune violacé
Inserito originariamente da artkor

Che gelida manina!
Se la lasci riscaldar.
Cercar che giova? Al buio non si trova.

Ma per fortuna è una notte di luna,
e qui la luna l’abbiamo vicina…

Niente da fare; quando vedo una luna così grande, così vicina (e questa sera sembrava fosse appena sopra il mio palazzo: non molto più alta del piano più alto, appena un poco più in sù) mi viene in mente il celebre passaggio della Bohème

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